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Beato Gilberto di Hoyland Abate

Festa: 25 maggio

+ 1172

Il Menologio cistercense ricorda in questo giorno Gilberto di Hoyland, abate del monastero inglese di Swineshead. La maggior parte delle scarse notizie sulla sua vita sono contenute nel Chronicon clarevallense e negli scritti che lo stesso Gilberto ci ha lasciato. Delle sue origini nulla è certo, mentre è probabile che egli sia stato inviato assieme ad altri cistercensi a Swineshead, fondazione dell'abbazia benedettina di Furness da poco passata alla riforma di Cîteaux, per facilitare l'adattamento della comunità alle nuove consuetudini adottate. Eletto abate di Swineshead probabilmente attorno al 1147, Gilberto conservò tale carica fino alla morte, ispirandosi nella conduzione della comunità all'esempio dell'amico Aelredo di Rievaulx e al maestro Ruggero di Byland. La fama di Gilberto è legata soprattutto alla coraggiosa decisione di riprendere il Commento al Cantico dei Cantici lasciato interrotto da san Bernardo, che egli continuò restando fedele all'ispirazione spirituale del grande abate di Clairvaux. Gilberto compose inoltre diversi opuscoli spirituali dedicati alla preghiera che, nel solco della tradizione bernardina, è letta dall'abate di Swineshead come il perseverante esercizio dell'interiorità al fine di passare dalla memoria di Dio alla sua presenza nel cuore del credente. Morì nel 1172 nel monastero francese di Larivour, mentre era in viaggio per rinsaldare i legami di carità con gli altri monasteri cistercensi attraverso la partecipazione al capitolo generale dell'Ordine.



Il Beato Gilberto di Hoyland fu un abate e studioso cistercense, venerato per la sua profonda spiritualità, il suo acume intellettuale e la sua devozione all'Ordine Cistercense. La sua fama, seppur non vasta come quella di altri luminari cistercensi, risuona ancora oggi, ispirando fedeli e studiosi con il suo esempio di vita virtuosa e dedizione intellettuale.
Le informazioni sulla vita del Beato Gilberto sono frammentarie e sparse, raccolte principalmente dal Chronicon clarevallense e dai suoi stessi scritti. Le sue origini rimangono avvolte nel mistero, senza che vi sia alcuna certezza documentata. Tuttavia, si presume che sia stato inviato a Swineshead, un monastero inglese nato dalla trasformazione di una fondazione benedettina dell'abbazia di Furness alla riforma cistercense. Il suo compito era quello di agevolare l'adattamento della comunità alle nuove consuetudini cistercensi.
Intorno al 1147, Gilberto venne eletto abate di Swineshead, assumendo la guida del monastero. Durante il suo abbaziato, che si protrasse fino alla morte, si distinse come leader esemplare, traendo ispirazione da due figure chiave del Cistercensimo: Aelredo di Rievaulx e Ruggero di Byland. Sotto la sua guida esperta, la comunità di Swineshead prosperò, divenendo un faro di spiritualità e rigore cistercense.
La fama del Beato Gilberto è principalmente legata alla sua audace decisione di riprendere e completare il Commento al Cantico dei Cantici, un'opera monumentale lasciata incompleta da San Bernardo di Clairvaux, uno dei più grandi luminari del Cistercensimo. Gilberto si accostò al testo sacro con profonda reverenza e rispetto, rimanendo fedele all'ispirazione spirituale del grande abate di Clairvaux. La sua opera, permeata di acume teologico e fervore mistico, divenne un prezioso contributo alla letteratura cistercense.
Oltre al Commento al Cantico dei Cantici, il Beato Gilberto compose diversi opuscoli dedicati alla preghiera. In linea con la tradizione bernardiana, egli concepiva la preghiera come un esercizio costante di interiorità, volto a elevare l'anima dalla semplice memoria di Dio alla sua tangibile presenza nel cuore del credente. I suoi scritti sulla preghiera offrono una preziosa guida per coloro che desiderano approfondire il loro rapporto con Dio attraverso la contemplazione e la meditazione.
Nel 1172, mentre era in viaggio per partecipare al capitolo generale dell'Ordine Cistercense e rinsaldare i legami di carità con gli altri monasteri, il Beato Gilberto si spense nel monastero francese di Larivour.


È Cristo a suscitare in te una sete ancor più ardente. È buona, questa sete, ma, come si legge, «possa Colui che è ebbro farsi carico di colui che ha sete»: ebbro, è Colui che è detto pieno di grazia e di verità; ebbro, Colui dalla cui pienezza abbiamo ricevuto ogni cosa; ebbro, e al tempo stesso inebriante, è Colui che versa da bere e si presenta nel contempo come calice. Egli è il vaso e il vino, il vino puro e quello tagliato con l'acqua. Sta scritto infatti: «La Sapienza ha preparato il suo vino» in una coppa.
O calice inebriante, come sei spumeggiante! Sì, davvero spumeggiante: tu irradi verità e inebri di piacere. Infatti, «in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza». Beata miscela, in cui la grazia è mescolata alla verità, il sapere alla sapienza, le realtà umane alle realtà divine!

(Gilberto di Hoyland, Trattati 6,4)


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-05-04

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