† Todi, Perugia, 1º settembre 138
Non esistono dati biografici certi su Terenziano: essendo il suo nome di chiara origine latina gli storici propendono per una provenienza romana. È stato una figura di primo piano nella diffusione del Cristianesimo nell'antica Tuscia. Dallo studio delle numerose iscrizioni lapidee romane, l'agiografo mons. Zaffarami fa risalire la venuta della gens Terentia (a cui Terenziano sarebbe appartenuto) nel territorio dell'antica Tuscia ai primi anni del II secolo. Terenziano venne eletto vescovo di Todi in tarda età. Il proconsole Leziano -istigato da Flacco, sacerdote del tempio di Giove- lo accusò di praticare arti magiche. Terenziano venne quindi arrestato e processato. Nonostante le torture cui venne sottoposto, Terenziano non sconfessò la sua fede. Secondo la tradizione gli venne amputata la lingua, ma a diventare muto fu lo stesso Leziano, che morì poco dopo. Un tempo il Martirologio Romano riportava al 1° settembre San Terenziano quale vescovo e martire, mentre l'ultima edizione promulgata da San Giovanni Paolo II solamente come vescovo.
Patronato: Todi (PG)
Emblema: Palma, Mitria, Pastorale
Martirologio Romano: A Todi in Umbria, san Terenziano, vescovo.
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In realtà non ci sono documenti che certifichino le origini di San Terenziano, si suppone però che fosse di origini romane, essendo il suo nome latino. A confermare questa tesi c'è il fatto che l'imperatore Augusto, mandò in quegli anni delle famiglie a colonizzare la Tuscia (l'attuale Umbria). In particolare una colonia di più di seimila persone si stabilì a Todi.
Si pensa che l'incontro con la fede cristiana avvenne direttamente dal Vangelo di Gesù Cristo e dall'esempio degli Apostoli. Fu così che a Todi la comunità cristiana crebbe proprio sotto la protezione dell'autorità che San Terenziano rappresentava: divenne infatti Vescovo di Todi. Nel compiere la sua missione, esortava i suoi fratelli al comandamento dell'amore secondo cui lo Spirito è unico e le attribuzioni diverse. Della sua attività si dovettero accorgere i pagani di Todi, che cominciarono a osservare attentamente la comunità cristiana così profondamente in contrasto con il culto degli dei.
La rivalità arrivò al punto che il sacerdote pagano del tempio di Giove, il cui nome era Flacco, denunciò (o fece denunciare) il Santo Vescovo all'imperatore Adriano. Quest'ultimo inviò così a Todi il proconsole della Tuscia Leciano.
Il martirio
(Copia della leggenda della biblioteca laureziana di Firenze) Il 30 luglio, 85 anni dopo la morte di Gesù Cristo, sotto l'Imperatore Adriano, il vescovo Terenziano venne arrestato e condotto di fronte a Leciano, proconsole della Tuscia. " Vecchio, svelaci i misteri della tua religione - chiese Leciano - e spiegaci il motivo per cui, in tua presenza, gli dei immortali non hanno alcun potere ed i nostri sacerdoti e le nostre vergini non riescono ad ottenere i responsi ". Terenziano rispose: " Distogli lo sguardo dal culto degli idoli e potrai conoscere la verità. Il demonio ti possiede e ti impedisce di conoscere il tuo Salvatore, morto e risorto per la salvezza del mondo ". A tale risposta Leciano, dopo avergli fatto colpire la bocca con una pietra, lo fece spogliare ed ordino che i sacerdoti approntassero l'occorrente per il sacrificio al cospetto delle statue di Giove ed Ercole, quindi, rivolgendosi a Terenziano, ingiunse: " Tutto e pronto, sacrifica! ". Questi per tutta risposta, alzati gli occhi al cielo, così pregava: " Signore Dio, siano confusi coloro che adorano gli idoli e si gloriano delle loro immagini ". All'istante Flacco, uno dei sacerdoti, divenne cieco, le statue andarono in frantumi e l'occorrente per i sacrifici disperso. Viste queste cose, Leciano ordinò che l'anziano vescovo fosse steso su un aculeo, aggiungendo:
"Mostraci ora la tua arte magica!". "Cada su di te il castro di Cristo, Figlio del Dio vivente", fu la risposta del Santo. Leciano lo fece frustare e mentre il suo corpo veniva dilaniato, Terenziano così pregava: "Gloria a Te, Gesù benedetto, che ricolmi di benefici coloro che sperano in Te. Finalmente conosco la Tua benedizione". Ancor più adirato Leciano fece porre dei carboni ardenti ai suoi fianchi e con tono di scherno chiedeva:
"Dov'è il tuo Signore?". A lui prontamente il Santo: "E' con me e se crederai in Lui troverai misericordia". Irritato da tale risposta e dall' ostinazione di Terenziano, dopo aver ordinato che la sua lingua amputata fosse calpestata al cospetto dei presenti, Leciano divenne muto e successivamente mentre, facendo gesti con le mani, dava ordine di ricondurre Terenziano in prigione, stramazzò al suolo privo di vita. L'indomani Flacco, il sacerdote degli idoli miracolosamente divenuto cieco, sapute queste cose corse incontro a Terenziano mentre veniva tradotto in piazza per essere martirizzato, e prostratosi ai suoi piedi lo implorava dicendo: "Ti scongiuro per il Dio vivo che tu predichi! Oggi, in visione, ho visto un uomo bellissimo che mi ha detto: recati dal vescovo Terenziano se vuoi essere illuminato". Terenziano inginocchiatosi pose le mani sugli occhi di Flacco esclamando: "Ti illumini Gesù che è la vera luce". Flacco, guarito all'istante, proclamava: "Ora credo in Gesù Cristo Figlio di Dio che mi ha ridato la vista", quindi dopo aver ricevuto il battesimo lo seguì.
Entrambi furono decapitati, per ordine di Leonzio rappresentante dell'Imperatore, il 1° giorno di settembre, fuori dalle mura cittadine nei pressi della riva del Tevere. La notte successiva, il presbitero Esuperanzio ed una certa Lorenza andarono a raccogliere i corpi dei santi e li seppellirono a otto miglia dalla città di Todi in un luogo chiamato Colonia meglio conosciuto con il nome di Petroso.
Qui abbondano i benefici di Dio.
BIBLIOGRAFIA - DALL'ARCHIVIO DELLA PARROCCHIA DI SAN TERENZIANO DI CAVRIAGO(RE)
[1] S. Terenziano vescovo e martire, D.P. Chiricozzi, 1945. [2] San Terenziano
Autore: Cristian Manfredini
Note:
Bibliografia - Dall'Archivio della Parrocchia di San Terenziano (di Cavriago (RE)
[1] S. Terenziano vescovo e martire, D.P. Chiricozzi, 1945. [2] San Terenziano
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