Costantino Vendrame nacque a San Martino di Colle Umberto, nella diocesi di Vittorio Veneto (TV) il 27 agosto 1893. I suoi genitori Pietro ed Elena Fiori gli insegnarono ad amare il lavoro e il sacrificio e soprattutto il Signore. Fin da piccolo Costantino si distingueva per la sua intelligenza e la sua bontà. Completò gli studi liceali nel seminario di Vittorio Veneto e nel 1913 mise in atto il suo sogno di farsi salesiano ed entrò nel noviziato di Ivrea. Dopo una prima esperienza nell'oratorio di Chioggia, fu chiamato a servire la patria, partecipando alla prima guerra mondiale (1915-18) con altri confratelli salesiani che, come lui, uscirono da questa dura esperienza ulteriormente temprati nel corpo e nello spirito. Ordinato sacerdote a Milano, nel marzo del 1924, ricevette in ottobre il crocifisso missionario a Valdocco, nella Basilica di Maria Ausiliatrice e il 30 novembre partì per l'India.
Il 23 dicembre è a Shillong, nell'Assam, zona montagnosa a nord-est dell'India, sotto il Tibet, ai confini con la Cina, tra le tribù Khasi e Yaintia. Ebbe l'incarico di accostare gli abitanti della zona e in meno di un anno fu nominato parroco della città. Visitare i villaggi, raggiungere "le periferie" per sentieri di montagna aspri e faticosi, incontrare le famiglie e i bambini senza distinzione di etnia e di religione, iniziare con gli oratori salesiani per far conoscere Gesù e il suo Vangelo è stata la sua missione, vissuta con il dono totale di sé per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, fino alla fine della sua vita avvenuta il 30 gennaio 1957 a Dibrugarh. Sembra leggendario non solo il numero delle conversioni e dei battesimi da lui amministrati, ma anche il frutto della sua straordinaria missione che continua ancora oggi a riempire di stupore. La preghiera è stata il segreto della sua forza, l'amore al Sacro Cuore di Gesù e a Maria Ausiliatrice l'ispirazione di ogni sua opera. Nel 2006 è stata aperta la causa di beatificazione.
Il "Francesco Saverio del Nord Est dell'India"
Ripensando al ministero apostolico di don Costantino Vendrame, ritorna alla memoria la gigantesca figura di san Francesco Saverio, patrono delle missioni e apostolo delle Indie, di cui don Vendrame solcò le orme, rivivendone il dinamismo e la passione apostolica, a tal punto da essere definito il "Francesco Saverio del Nord Est dell'India".
Don Vendrame, mandato in India negli anni Venti del secolo passato, subito si diede all'evangelizzazione, ma non in un solo posto, bensì in numerosi luoghi, incontrando persone, famiglie e villaggi, viaggiando continuamente, senza temere né intemperie né pericoli di ogni genere. Egli era spinto dall'urgenza di estendere il regno di Dio, di preparare dovunque la venuta del Signore e così in pochi anni percorse migliaia e migliaia di chilometri, malgrado le difficoltà del tempo, rivolgendosi in modo speciale alla tribù Khasi.
Don Vendrame era invaso dalla santa impazienza del Saverio. Come lui sembrava che cercasse il punto d'appoggio per sollevare in un attimo, con la leva della viva fede, tutto il mondo a Gesù Cristo. Tipico uno dei suoi discorsi ai giovani chierici che si addestravano in Shillong alla futura vita missionaria. Spiegava la parabola del re che invita al banchetto nuziale del figlio, e cioè la chiamata al regno messianico. L'eloquenza di don Vendrame divenne irruente specie quando spiegò: "Va per le strade e lungo le siepi e sforzali a venire, affinché si riempia la mia casa". Quel "compelle intrare" (sforzali a entrare) fu il suo grido di battaglia. Andò lungo le siepi delle colline Khasi, nelle valli profonde, annunciando la buona novella ai poveri, agli umili, sforzandoli a entrare con la voce dell'amore e della carità.
Tutto questo rivelava un dinamismo straordinario, che egli attingeva nella preghiera e nell'unione con il Signore. E nel suo ministero ha continuato questo viaggio: si spostava continuamente, non aspettava che la gente andasse da lui, ma percorreva città e villaggi per annunciare la buona novella del regno. Don Costantino Vendrame ha viaggiato tantissimo, è continuamente andato verso gli altri, sospinto dall'urgenza di preparare dovunque la venuta del Signore, e in questo modo ha preparato la venuta del Signore in se stesso. Dopo aver speso tutte le sue forze, la sua intelligenza, il suo cuore, concluderà la sua esistenza offrendo se stesso per i fratelli, animato da un'intensa carità apostolica, espressione della sua fervente devozione al Sacro Cuore di Gesù: egli aveva seguito in pieno l'ispirazione che il Signore gli aveva dato e per questo il mistero di Cristo si rinnovava nel suo intimo.
Testimone sul campo
In una lettera al Rettor Maggiore del tempo, il beato Filippo Rinaldi, così scriveva don Vendrame: "Amato Padre, c'è qui un popolo infedele che si avvia decisamente e rapidamente alla fede. Bisogna tendergli la mano, e presto; bisogna andargli incontro con ogni mezzo. Migliaia d'anime vanno risolutamente preparandosi ad entrare nell'ovile di Cristo per trovare qui la vera felicità... Che cosa è che ha operato il prodigio? Lo dico a conforto e ad incoraggiamento di molti. È l'apostolato della preghiera che in questi anni col movimento missionario provocato dal grande Pontefice delle Missioni, va sempre intensificandosi nel mondo cattolico. Sono le preghiere qui in missione di tante anime buone e dei 200 e più giovanetti dei due orfanotrofi che vivono tutti in un'atmosfera di intensa religiosità e spirito missionario. E soprattutto il forte gruppo dei nostri buoni chierici e novizi che non potendo ancora consacrarsi all'apostolato esteriore vivono la vita ugualmente attiva dell'apostolato missionario, colla preghiera, colla mortificazione, coll'immolazione intima, segreta, ma appunto perché tale più feconda. Ed i fatti non sempre ordinari, ne sono una testimonianza".
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Autore: Don Pierluigi Cameroni sdb
Fonte:
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Bollettino Salesiano
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