L’infanzia
Maria Vieira da Silva nacque l’11 novembre 1926 nell’antica città di Vila de São Sebastião, situata nell’isola di Terceira, compresa nell’arcipelago delle Azzorre, territorio portoghese. Era la secondogenita di Júlio de Sousa da Silva e Isabel Vieira da Silva, contadini molto poveri. Venne battezzata tre giorni dopo la nascita.
La sua infanzia fu simile a quella di altri bambini poveri della campagna. Appena fu in grado, cominciò ad aiutare la madre nei lavori domestici e nella cura ai fratelli più piccoli. Era molto disponibile e obbediente ai genitori e alle persone più anziane. Se con gli estranei appariva riservata e timida, con i familiari era più aperta: amava giocare col padre e con Júlio, suo fratello maggiore.
Timida, ma solo in apparenza
A sei anni cominciò a frequentare il catechismo presso la parrocchia di San Sebastiano, chiesa matrice del paese. Il parroco stesso, padre Joaquim Esteves Lourenço, era anche l’unico catechista. Ai suoi bambini insegnava a rifuggire il peccato, a temere le pene dell’inferno e, soprattutto, ad amare Gesù e la Madonna.
Maria, a volte, dava l’impressione di avere limiti intellettuali. In realtà, sotto la sua timidezza apparente, nascondeva una notevole curiosità e tanta voglia di apprendere. Ricevette la Prima Comunione nel 1932, a sei anni.
La sua religiosità
Era profondamente religiosa. Pregava ogni giorno il Rosario con la famiglia e cercava di vivere nei fatti gli insegnamenti del catechismo: sapeva di dover studiare di più, di non disubbidire al padre, di non picchiare i fratellini e di non rifiutare i cibi che non le piacevano, come i cavoli con le patate o il pesce arrostito alla brace.
Aveva una tenera devozione per la Vergine Maria: portava sempre con sé una medaglia della Madonna di Fatima. Infine, aderì alla Crociata Eucaristica dei fanciulli, che era stata impiantata in Portogallo a partire dal 1921.
L’istruzione
Negli stessi anni in cui compiva la sua preparazione religiosa, frequentava la Scuola Primaria femminile in un vecchio edificio quasi in rovina, vicino all’ospedale di São Sebastião. Nonostante le sue condizioni economiche penose, superò gli esami della terza classe a nove anni e quelli della quarta a dieci, ottenendo “distinto” in questi ultimi. Raggiante ed entusiasta per il risultato, corse a casa e abbracciò la madre, esclamando: «La signora maestra mi ha detto che ero la più piccola di tutte e quella che si comportava meglio».
Il giorno dopo, la notizia si diffuse per tutta la città, insieme al racconto dell’abilità di Maria nella prova orale. Per via degli scarsi mezzi della famiglia, tuttavia, non poté proseguire gli studi. A suo padre, che riceveva i complimenti dei concittadini, interessava che almeno restasse buona, obbediente e fedele ai suoi doveri religiosi.
La sua modestia e la Professione di Fede
Un giorno, Maria andò in chiesa con addosso un vestito un po’ corto, ricevuto dall’America, e fu rimproverata dal parroco. Accolse il rimprovero, poi tornò a casa e raccontò tutto a sua madre, chiedendole di allungarle il vestito. La donna comprese che lei credeva di offendere il Signore e la Madonna con quell’abbigliamento poco adatto: fece quindi come le era stato chiesto.
Nel 1936, venne il giorno della Professione di Fede, detta anche Comunione solenne. Era ed è tuttora l’atto con cui i preadolescenti portoghesi assumono le proprie responsabilità di fronte alla comunità parrocchiale, come cristiani adulti.
Maria non fece eccezione: era più emozionata e curiosa che mai. Pregò molto e giurò che non avrebbe mai offeso il Signore e che sarebbe stata buona a casa, a scuola, alla Crociata Eucaristica e in tutti i luoghi dove sarebbe stata.
Nuovi impegni domestici
Di fatto, dovette assumersi nuovi incarichi in casa. La madre aspettava un altro figlio e, insieme al marito, designò proprio Maria come madrina. Prese molto sul serio quella scelta: non solo preparò il corredo per il nascituro, ma, aiutata dal fratello maggiore, scelse di chiamarlo José, in onore di san Giuseppe, padre e protettore della Sacra Famiglia.
Quando nella sua famiglia si presentò il tifo, fece del suo meglio per curare i malati: cercava di distrarli e infondeva loro coraggio, ripresentando l’esempio di Gesù in croce e della Madonna Addolorata.
L’aggressione
Il 4 giugno 1940, Maria e sua sorella Linda, di quattro anni, stavano andando a portare la cena al padre, che lavorava lontano da casa, nei pressi della montagna detta Pico dos Cornos. José Quinteiro, un uomo di circa cinquant’anni, si parò di fronte a loro: cominciò a chiedere a Maria da dove venisse e dove fosse suo padre. Lei rispose che il padre stava lavorando vicino alla montagna.
A quel punto, l’uomo le mise una mano sulla testa e la tirò a sé, per tentare di baciarla. Maria si rifiutò e cominciò a gridare, ma l’altro le tappò la bocca. Resistendogli, gridò nuovamente, ma l’aggressore esclamò: «Taci, sennò ti ammazzo!». Dato che cercava ancora di opporsi, la bloccò per abusare di lei, ma la ragazzina fuggì, riuscendo a fare solo pochi passi.
José la minacciò di nuovo: «Taci, sennò ti ammazzo!». Furioso per essere stato respinto, la colpì in testa con una zappa che aveva con sé, facendola cadere a terra. In seguito, la nascose dietro un cespuglio, percuotendola altre volte, poi l’abbandonò, credendo di averla uccisa.
Il ritrovamento
Intanto, la sorellina, terrorizzata, era fuggita via. Raggiunse il padre, gridando: «Uno zio [inteso non come parente, ma nel senso di “adulto”] vuole uccidere Maria!». Correndo, Júlio ripercorse la strada compiuta dalle due figlie, ma non trovò traccia della maggiore. Continuò a cercarla nei dintorni di casa, finché, stremato, non rientrò domandando alla moglie: «La nostra Maria è già arrivata?».
Riprese allora a cercarla. La trovò ancora in vita, con gravi ferite alla testa e varie escoriazioni su braccia e gambe, nel mezzo della boscaglia. Prima di perdere i sensi, disse al padre che a ferirla era stato José Quinteiro.
Fu riportata a casa, dove si radunò presto una piccola folla di vicini. Tra le braccia della zia Maria Vicente, la ragazzina ripeté: «È stato José Quinteiro!». Ricevette le prime cure in casa, poi, dato che il medico tardava, venne caricata su una barella improvvisata. Il medico giunse e le praticò un’iniezione, poi ordinò di portarla con urgenza all’Ospedale di Santo Spirito ad Angra do Heroismo.
Il perdono e la morte
Dopo i primi esami, Maria domandò alla nonna che l’accompagnava: «Non mi sento meglio? Non mi danno una medicina?». La nonna chiamò Cecilia Pimentel, assistente infermiera, che le diede una capsula e l’interrogò: «Maria, chi ti ha fatto tanto male?». «Lo zio José Quinteiro», rispose. «Sei arrabbiata con lui?». «Non sono arrabbiata con lui… e non gli facciano del male». Poco dopo disse alla nonna: «Nonna, mi sento un pochino meglio; sai, nonna, nessuno vuole morire».
Venne quindi portata al reparto di chirurgia, per essere operata alla testa. L’intervento non ebbe esito felice: Maria venne quindi riportata in camera, ormai prossima alla morte. Ricevette l’Unzione degli Infermi e cadde in stato di semi-incoscienza. Di lì a poco, rese l’anima a Dio. Aveva tredici anni. Venne sepolta nel cimitero della Concezione di Angra do Heroismo.
José Quinteiro, che aveva rischiato di venire linciato dal popolo di São Sebastião, venne condannato a ventott’anni di carcere, ridotti a sedici per buona condotta. Nel medesimo processo, il 14 dicembre 1940, si verificò che Maria aveva avuto una reale coscienza di essere stata vittima di una tentata violenza e aveva resistito, preferendo essere ferita a morte.
Sul luogo dell’aggressione venne piantata una croce, poi sostituita da una cappella. Ufficialmente intitolata al Cuore Immacolato di Maria, divenne comunemente nota come Ermida de Maria Vieira (“Cappella di Maria Vieira”).
Fama di santità e avvio della causa di beatificazione
A fronte della perdurante fama di santità e di martirio, specie tra i giovani dell’isola di Terceira, nel 2006 il parroco della chiesa di San Sebastiano, Jacinto Bento, ha presentato al vescovo della diocesi di Angra una petizione per l’introduzione della causa di beatificazione e canonizzazione di Maria.
Le fasi preliminari hanno visto la raccolta di documenti e testimonianze, incluse quelle contenute nel libro di António Neves Leal «Maria Vieira, Mártir dos Açores», edito nel 1999. Il 4 giugno 2000 i suoi resti mortali sono stati traslati nel cimitero di Vila de São Sebastião.
La parrocchia di San Sebastiano si è resa parte attrice della causa. Si è quindi proceduto alla nomina del postulatore e alla richiesta del Nulla Osta alla Congregazione delle Cause dei Santi, giunto l’11 gennaio 2018. Il 6 marzo 2019, nel Palazzo Vescovile della diocesi di Angra, si è riunito il Tribunale Ecclesiastico per dare l’avvio ufficiale al processo diocesano.
Preghiera (con l’approvazione ecclesiastica del vescovo di Angra)
Dio Padre Onnipotente,
Fonte di ogni Santità,
che per il Mistero Pasquale di Tuo Figlio hai rivelato il Tuo Infinito amore,
e per la costante azione dello Spirito Santo,
hai condotto il Tuo Popolo per le vie della Santità e Ti sei rivelato ai semplici e agli umili,
imploriamo dalla Tua Infinita Misericordia
che, attraverso il martirio della Tua Serva Maria Vieira da Silva,
tu faccia discendere sulla tua Chiesa l’abbondanza delle Tue Grazie
e ci conceda la grazia della sua beatificazione.
Per il Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio Tuo,
che vive e regna con Te nell’unità dello Spirito Santo.
Amen.
Autore: Emilia Flocchini
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