Sandra Corti nasce a villa San Fiorano (oggi Villasanta) il 28 giugno 1927 da Ferdinando e Locati Maria: è la maggiore è di quattro figli, due maschi e due femmine. E’ battezzata il giorno dopo con il nome di Alessandra, ma viene chiamata da tutti e per sempre con l’abbreviativo di Sandra.
Vive nel contesto storico di quei tempi che, con l’instaurarsi della dittatura fascista, preludono alla seconda guerra mondiale, tempi di fatica, di restrizioni, di povertà.
Sandra viene educata dalla madre alla fede cristiana solida e autentica, che si fonda sul totale abbandono alla volontà di Dio, provvidenza e amore; impara sulle ginocchia della mamma la devozione alla Madonna e le verità basilari del catechismo.
Come primogenita, fin da piccola le è richiesto un forte senso di responsabilità verso i fratelli, ai quali si dedica con affetto, pazienza e grande sensibilità nel riconoscere e rispettare le caratteristiche individuali: aspetto della profonda abilità di Madre Sandra nel trattare con la gente, nel rispondere alle aspettative di ognuno in modo adeguato.
Bambina creativa, vivace, sempre contenta è ricercata da tutti. Riceve la Prima Comunione nella Chiesa Parrocchiale di Villasanta e da quel giorno la sua vita spirituale si vivifica e si estende. Consegue la licenza elementare ed entra in fabbrica come tessitrice seguendo le orme materne; al rientro dal lavoro non si risparmia, affianca la mamma nei lavori domestici e nel preparare la cena, che vede la famiglia riunita e dopo cena si recita insieme il Santo Rosario.
Gli anni della giovinezza di Sandra sono attraversati dalla seconda guerra mondiale: sacrifici, fame, in famiglia si risparmia e si riutilizza ciò che può ancora servire, spesso a vantaggio dei fratelli minori.
Di natura buona e generosa, Sandra non avanza pretese, non si lamenta, nel suo cuore sente già intensa la vocazione a seguire il Signore per il bene degli altri. Sente il fascino della carità di Maddalena e vorrebbe entrare nell’Istituto Canossiano, ma è presto, in casa c’è molto bisogno di lei. Vive la sua chiamata nel segreto del cuore, sostenuta dall’aiuto del suo Padre spirituale.
Dopo la guerra, sotto il positivo impulso della ripresa, il Paese si dedica alla ricostruzione e allo sviluppo: la famiglia conosce un tenore di vita migliore, i fratelli hanno terminato gli studi; per la giovane donna è giunto il momento di comunicare la sua decisione: il 2 ottobre 1955, festa degli Angeli Custodi, Sandra lascia la casa natale per entrare come novizia nella Casa Canossiana di via della Chiusa a Milano.
Si mostra docile ed obbediente verso l’autorità dei Superiori, che ritiene espressione della volontà di Dio e dopo tre anni di fervida preparazione, di preghiera e di tensione spirituale, Sandra pronuncia i voti il 5 gennaio 1959.
Inizia la vita religiosa di Madre Sandra: considerata la struttura fisica gracile e l’incipiente scoliosi, i Superiori la inviano alla casa Canossiana, che accoglie la scuola materna ed elementare di Porto San Giorgio, nelle Marche. Vi rimarrà per 10 anni come guardarobiera.
Attenta, accorta e premurosa, in silenzio e umiltà Madre Sandra si mostra sempre disponibile e pronta ad accorrere dove la chiama la necessità, nella sequela di Cristo con spirito di totale dedizione e carità.
Ancora oggi a Porto San Giorgio sorge un centro professionale distante dalla Casa e diretto dalle Madri Canossiane.
Madre Sandra lo frequenta nel tempo libero e impara i segreti della lavorazione della pelle, felice di vedere le alunne apprendere le tecniche di fabbricazione artigianale di borse, cinture, cartelle…, fiduciosa che, divenute esperte operaie, avrebbero facilmente trovato occupazione in quel settore.
Il carattere di Madre Sandra è schivo e riservato, ma sempre aperto a cogliere il lato positivo di ognuno: è una donna d’indole buona e molto paziente.
Fra le lacrime accetterà di buon grado la decisione dei Superiori di lasciare il mare e giungere a Monno: siamo nel 1970, nel periodo del doloroso distacco la sostiene la fede in Colui che ci ama, non ci abbandona mai, ha un progetto per ciascuno di noi.
Nella nuova destinazione, località montana della Val del Mortirolo, M. Sandra diviene una Madre per tutti: nella scuola materna entra in contatto con i piccoli, che tratta con grande tenerezza, conosce e conquista le mamme, si interessa con sincero affetto alla vita di ognuno.
Madre Rosetta che, come Madre Innocente è stata educatrice nella scuola materna, racconta che Madre Sandra era … “un’anagrafe parlante”: le bastava un nome e riconosceva subito la persona di cui si trattava, ricordava tutti. La dote rarissima di Madre Sandra è documentata da molte testimonianze pervenute dopo la sua morte.
Per Madre Sandra Questa condizione sublime in una religiosa nasce dall’intima Comunione con Cristo suo Sposo. Madre Sandra ha vissuto tutta la sua vita con l’unico desiderio di compiacerlo. “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. (Mt 11, 29-30).
Per Madre Sandra è un invito persuasivo, accolto e presente nella memoria e nell’animo, soprattutto nel momento della difficoltà, che spesso acceca e raffredda le profondità del nostro cuore. La capacità di accoglienza e la carità di questa suora sono ben note a chi l’ha conosciuta di persona, virtù che si esercitano nei piccoli gesti quotidiani, si manifestano nella sua presenza discreta in situazioni delicate o complesse, nell’instancabile dono di sé nei confronti di chiunque, camminando sulla sua strada, abbia mostrato bisogno di un aiuto concreto o spirituale, offerto con spontanea generosità senza riserve né esclusioni.
Con spirito di obbedienza e di umiltà, di servizio e di grande responsabilità vive il ruolo di Superiora, a periodi alterni di sei anni con la Madre Innocente.
Lo spirito di Santa Maddalena di Canossa che ha attratto Madre Sandra fin da ragazza ora è per lei ascesa costante; la carità che accende il suo cuore la guida all’imitazione di Cristo facendosi preghiera, abnegazione, obbedienza.
Di nuovo l’obbedienza la vede chinare il capo sul finire dell’estate 2006, quando i Superiori la trasferiscono a Caprino Bergamasco.
Per 35 anni Madre Sandra ha coltivato la “vigna”del suo Sposo a Monno con l’attenzione e la sollecitudine di chi sente la responsabilità di un bene prezioso affidato alla sua cura. Ora il distacco provoca una sofferenza amara, lo strappo è molto doloroso.
Nella sua ultima sede deve rallentare il ritmo di vita: alle Sorelle che operano di buona lena dice: “Ringraziate il Signore perché potete ancora essere utili alla comunità”, senza accorgersi di quanto sia “ancora utile alla comunità” la sua presenza: donna di pace, che incoraggia, dissipa le ombre dell’incomprensione, sorride a tutti inconsapevole dell’alta statura della sua spiritualità, lei così umile e schiva.
Il tempo scorre, il male è in agguato e l’assale nella notte fra il 14 e il 15 aprile. Il cappellano dell’ospedale le somministra l’Unzione degli Infermi, Madre Sandra recupera la voce che da qualche ora si è fatta sempre più fioca e al termine pronuncia la sua preghiera personale:
“Ringrazio Dio per tutto il bene che mi ha donato nella vita,
Gli chiedo perdono per ogni mancanza o debolezza,
Offro la mia sofferenza per la Chiesa, per
il Papa, per l’Istituto,
Per il “Progetto Italia”,
Lascio il mio saluto alle sorelle, alla comunità,
Mi affido totalmente al Signore e alle mani dei medici”.
Entra in sala operatoriacon questa serenità di spirito, ma poche ore dopo il disperato tentativo di salvarla, spira verso le 23 del 16 aprile 2007.
Fonte:
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www.postulazionecanossiana.org
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