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Madonna degli Oliveti Venerata a Massa (MS)

Domenica prima dell'Ascensione

Patronato: Zona Industriale Apuana


L'origine della devozione e la "Stanzia della Madonna"
Dalle attente ricerche che sono state condotte, sia in loco, sia presso la Curia Vescovile di Massa,  l’Archivio di Stato e i tanti cronisti massesi, sono pochissime e frammentarie le notizie rinvenute su questo piccolo Santuario. Preziosi documenti erano invece custoditi nella città di Sarzana, nell’archivio dell’antica diocesi matrice di Luni.  Il primo documento ritrovato è un atto notarile (perciò di estrema attendibilità), datato 1701 e attestante una guarigione   avvenuta cinque anni prima. Questo fatto prova che già nel 1696 esisteva una edicola con l’immagine della Madonna, nel luogo in cui in seguito sarebbe sorto il primo sacello  chiamato “Stanzia della Madonna”. L’immagine era affrescata sul muro posteriore di una delle case situate lungo la via Francesca, (che dall’alto medioevo sostituiva l’antica  via romana  Aemilia Scauri) di proprietà di Giovanni Battista Maggesi.  Questa località nel 1600-1700, epoca in cui ha avuto origine la devozione alla Madonna degli Oliveti, si presentava come una vasta coltivazione di olivi (di cui oggi rimane solo un ricordo nel parco che circonda il Santuario), che iniziava dalla località Zecca di Massa e si estendeva fino  al margine della vecchia via Aurelia. Era la campagna alberata di Massa e i terreni  appartenevano agli abitanti di Mirteto, Castagnola e  Antona, che qui si recavano a lavorare e spesso costruivano capanne o piccoli rustici. Un paesaggio bellissimo, quasi completamente disabitato, che offriva la possibilità di fare scampagnate nei giorni di festa. Solo nel 1800  iniziò la costruzione di case per uso abitativo e in numero sempre maggiore.
Circa la  nascita del Santuario, il Canonico Luigi Mussi, emerito cultore di storia massese, asseriva che fu dedicato alla “ Vergine Maria degli Olivi ” nell’anno 1700, come infatti appariva da una lapide in marmo che fino al 1937 era situata sopra il portone d’ingresso e che andò distrutta in seguito al secondo prolungamento dell’edificio, quando la facciata fu necessariamente demolita.  
 I documenti conservati nell’Archivio Vescovile di Sarzana provano che l’immagine era  oggetto di venerazione già prima del 1700. Da tali  documenti si viene a conoscenza di tre guarigioni  avvenute dinnanzi all’immagine della Vergine affrescata sulla casa di Giovanni Battista Maggesi.
Il primo caso riguarda Bernardino di Giovanni Battista Bondielli, affetto da tempo da un grave male allo stomaco. Mentre si trovava nei pressi dell’immagine della Madonna, fu colto da un dolore di tale intensità che dovette gettarsi a terra. In quel momento sollevò lo sguardo verso l’immagine e vide  la Vergine con gli occhi aperti e non socchiusi come invece è   dipinta.  Da quel momento  in avanti Bernardino di Giovanni Battista Bondielli non ebbe più alcun dolore.
Il secondo caso riguarda un certo Giovanni, detto Pier Domenico Antonelli, il quale era affetto da una piaga  sulla gamba destra che gli procurava  insopportabili dolori e dalla quale fuoriusciva materiale liquido. Egli si recò davanti all’immagine per chiedere la guarigione e nei giorni seguenti la piaga scomparve.
Il terzo fatto  riguarda una certa Chiara, vedova di Giovanni Maria Giachè. Dedita alla raccolta delle olive, poiché iniziò a piovere, cercò riparo a ridosso della casa del Maggesi, sotto l’immagine della Madonna, e poiché da tempo era affetta da dolori  alla gamba destra che le procuravano difficoltà nel camminare, si gettò in ginocchio e pregò la Madonna affinchè la guarisse. Immediatamente il dolore svanì e non ebbe più difficoltà nel camminare.
In seguito a queste guarigioni (quindi all’inizio del 1700), sorse la prima parte dell’attuale Santuario, detta “Stanzia della Madonna”, a ridosso della casa del Maggesi, che comprendeva l’area dell’attuale presbiterio.
Sappiamo con certezza che il 4 Maggio 1731, in occasione della malattia mortale del Duca di Massa, Alderano Cybo, la Compagnia di San Rocco si recò in solenne processione a visitare la SS. Vergine degli Oliveti. Questa notizia non solo conferma l’origine del Santuario all’inizio del 1700, (ancora nella fase di “Stanzia della Madonna”), ma ci fa capire che fin dall’inizio il Santuario fu meta di grande devozione e che la Madonna della Lodolina, così era inizialmente chiamata, nel 1731 era già detta “Madonna degli Oliveti”.
Riguardo la datazione dell’immagine non esistono documenti scritti, ma gli studiosi la collocano a cavallo tra il 1500 e il 1600.   L’autore è ignoto, ma la pregevole tecnica nell’uso dei panneggi e del colore fa ritenere che sia opera di un maestro. Anche circa il motivo per cui l’immagine sarebbe stata dipinta non ci sono documenti scritti, ma nella zona è sempre stato tramandato oralmente  che l’immagine fosse stata dipinta in seguito all’apparizione della Vergine ad una vedova, su un olivo. Questo fatto sembra essere supportato dalla presenza di una sezione del tronco di un olivo all’interno del muro su cui è dipinta l’immagine.
Durante i lavori di restauro compiuti nel 1953,  è stato attentamente esaminato il muro su cui è affrescata l’immagine (che è ancora il muro della casa di Giovanni Battista Maggesi). Sotto l’affresco  è posta una grossa tavola di castagno e sotto la tavola si vede che in passato era stata aperta, non si sa per quale scopo, una finestrella. Forse per dare luce alla cucina del Maggesi o per altro motivo riguardante i fedeli che venivano presso l’immagine.
La finestrella fu aperta sicuramente dopo che era stato eseguito l’affresco, altrimenti non si spiega l’esistenza della tavola come architrave e il materiale usato per fare le spallette della finestra.
In quel periodo un fedele del luogo raccoglieva le offerte, non solo in denaro, ma anche in natura: olio, grano, granoturco, farina di castagne, vestiario, tovaglie, tovaglioli, stoffe e oggetti preziosi. Il tutto veniva poi venduto e il ricavato utilizzato per il mantenimento della “Stanzia della Madonna”.  Per quanto riguarda l’offerta dell’olio, per agevolare i fedeli nei momenti in cui la porta era chiusa, fu costruita una canaletta in marmo che dalla finestra faceva confluire l’olio  in un recipiente posto all’interno.
Da un libro della contabilità rinvenuto, sappiamo che, al 1760, il Santuario era amministrato dal Pievano di Mirteto per mezzo di un Camerlengo, in seguito, con l’aumentare della venerazione e dell’afflusso di fedeli, l’amministrazione fu affidata al Vicario Foraneo.

Da “Stanzia della Madonna” a "Oratorio"
La costruzione della seconda parte iniziò nel 1767, come si apprende da una lettera scritta dal Pievano di Mirteto al Vescovo di Sarzana. L’Oratorio  fu terminato nel 1779 e fu benedetto dal Vescovo di Luni–Sarzana,  Mons. Lomellini,  come si legge nella relazione della visita pastorale compiuta in quell’anno. In questo periodo fu realizzato l’altare maggiore con l’elegante dorsale in marmi policromi.  Da questo documento apprendiamo con certezza che: il locale era riconosciuto come Oratorio , che l’immagine era definita “pia e miracolosa”e che fu costruito con le elemosine dei fedeli.  Anche dal primo catasto di Massa del 1820, la chiesa degli Oliveti risulta “Oratorio pubblico” e composta: dalla navata centrale,  dalla sacrestia e  dalla casa del Maggesi (abbattuta nel 1926).
 La costituzione della Diocesi di Massa Ducale (1822) attira sull’Oratorio una maggiore attenzione da parte della gerarchia ecclesiastica, come ne fanno fede le relazioni delle visite pastorali e il carteggio della curia vescovile. Nel 1825, Mons. Zoppi, primo Vescovo di Massa, visitò l’Oratorio degli Oliveti. Nel 1835  Mons. Strani, suo successore.
In quegli anni la devozione alla “Madonna degli Oliveti” era talmente cresciuta da portare a manifestazioni religiose che coinvolgevano tutta la parte destra del Frigido. Era infatti consuetudine svolgere solenni processioni che partivano dalla Pieve di Mirteto con grande partecipazione di popolo e di clero.  Alla processione partecipavano anche le confraternite e al termine seguiva  la   Messa cantata.
Nel 1850 si trova già il termine “Santuario”.  La grande devozione è dimostrata anche dall’ esistenza sul territorio massese di numerose maestà raffiguranti la “Madonna degli Oliveti” di cui rimangono alcuni esemplari.
Nella visita pastorale di Mons. Miniati, del 1874 si riferisce dell’esistenza di due corone (una grande e una piccola), con ogni probabilità le stesse  usate ancora oggi per l’incoronazione della Madonna e del Bambino il giorno della Festa.
Da una lettera scritta nel 1884 dal Parroco di Mirteto al Vescovo, sappiamo che per intercessione  della Madonna la zona degli Oliveti fu esente dall’epidemia di colera che in quell’anno colpì la città di Massa.

Il secondo ampliamento
All’inizio del 1900, per la maggiore comodità dei fedeli, che anche nelle feste ordinarie erano costretti ad assistere alle funzioni dall’esterno, iniziarono i lavori per il secondo ampliamento che si protrassero per molti anni e terminarono nel 1938. Nel 1928, mediante giornate di lavoro offerte dalla popolazione e materiale prelevato al monte  Codupino e al fiume Frigido,  fu costruita la canonica. Nel 1931 fu rialzata la sacrestia e costruito il piccolo campanile dove fu collocata una sola campana, fusa nel 1876. I lavori compresero il prolungamento della navata con il conseguente innalzamento dei muri e il rifacimento   del tetto. Oltre all’edificio si pensò di dotare il Santuario anche di una proprietà terriera che gli consentisse maggiore indipendenza. Nel 1920 fu acquistato il terreno dove sorge la canonica, nel 1926 un piccolo fabbricato rurale, nel 1928 una vigna e nel 1930 un oliveto.
Con la crescita della popolazione e l’incremento delle attività religiose, nacque l’esigenza di maggiore autonomia. Nel 1933 il Parroco di Mirteto presenta al Vescovo una richiesta di costituzione di una Coadiutoria della Madonna degli Oliveti. In questo periodo le famiglie della zona sono circa 600 e gli abitanti 2.500.
La festa della Madonna vide folle sempre più numerose, tanto da rendere difficile l’ingresso all’interno del Santuario e da dover regolamentare la cosiddetta “visita alla Madonna”. Venne istituita la festa di S. Antonio Abate, con la tradizionale benedizione degli animali infiocchettati a festa. Per l’occasione il Santuario veniva adornato con lussuosi paramenti e un grande baldacchino. In preparazione alla festa aveva luogo  una novena predicata e dopo la benedizione si svolgeva una sagra che per dimensioni gareggiava con quella più antica e importante della Madonna.
Anche le attività sociali videro un incremento: in sacrestia ebbe sede la mutua per l’assistenza dei contadini e l’assicurazione sul bestiame; nel 1936 fu costruito l’asilo infantile con la collaborazione delle Piccole Figlie di San Francesco . La costruzione  nel 1939 fu espropriata e demolita dalla Società Catenificio e l’attività fu trasferita in vari locali fino all’attuale collocazione.
 Allo scoppio della seconda guerra mondiale intorno al Santuario venne allestito un villaggio per l’insediamento del comando militare italiano e dopo l’8 settembre 1943 delle truppe tedesche. Dietro il Santuario vennero piazzate batterie di cannoni e i tedeschi imposero lo sfollamento della popolazione. Il Santuario restò chiuso e  abbandonato agli eventi bellici. Il 29 Aprile 1945  venne  prontamente riaperto dal Parroco di Castagnola. Devastato dalla guerra il Santuario fu restaurato nel 1953 (pavimento, soffitto e intonaco).

Interventi recenti
Nel 1957 fu realizzato il sagrato, utilizzando i piastroni smantellati da via Palestro.
Nel 1964 fu costruito il nuovo altare rivolto verso il popolo e la cappella al lato destro del presbiterio (inizialmente  del SS. Sacramento).
Nel 1974 fu ampliata la sacrestia e costruita la loggetta sovrastante.
Nel 2000 fu costruita la cappella votiva di fronte al Santuario, dove è stato collocato il simulacro in legno della Madonna, (realizzato nel 1954 in occasione della “visita della Madonna”, portata di casa in casa). Nella cappella si conservano numerosi ex voto per grazie ricevute dai fedeli e i doni simbolici  offerti alla Madonna dalle fabbriche della Zona Industriale.
Nel 2005 fu compiuta un’importante opera di restauro e conservazione dell’intera struttura.

Stato giuridico
Giuridicamente il Santuario fino al 1940 dipendeva dalla Pieve di Mirteto, dal 1941 al 1951 dalla Parrocchia di Castagnola.
Nel 1939 con Regio Decreto, al Santuario viene riconosciuta la personalità giuridica.
Divenne autonomo il 29 Giugno 1951, quando Mons. Carlo Boiardi, Vescovo di Apuania, decretò l’erezione della nuova Parrocchia Prioria, con il titolo di “N.S. Regina della Pace”, vulgo “Madonna degli Oliveti”.
Nel 1953 avvenne la nomina del primo Parroco nella persona di Don Luigi Bonacoscia, che conservò l’incarico fino al giorno della sua morte, il 9 novembre 1999.

Il titolo di “Patrona della Zona Industriale”
Nel 1948 Mons. Carlo Boiardi, Vescovo di Apuania, costituisce e proclama la “Beata Vergine Maria” venerata sotto il titolo di “Madonna degli Oliveti”, Patrona e Protettrice della Zona Industriale Apuana.

La festa
Dal 1835 la festa della “Madonna degli Oliveti” si celebra la Domenica precedente l’Ascensione, in precedenza si celebrava il secondo giorno dopo la Pentecoste.

Di interesse artistico
Oltre all’affresco della Madonna, incorniciato dall’elegante dorsale dell’altare maggiore, all’interno del Santuario sono conservati  due pannelli  della Via Crucis realizzati in bassorilievo dal M° Vittorio Mariotti; una statua in marmo di Pietro Stagi, raffigurante San Giovanni Evangelista (1794), e una statua in legno di Jacopo della Quercia, raffigurante un monaco (attualmente conservata nel Museo Diocesano di Massa).
Il pregevole armonium “Doherty & Co.” di fabbricazione canadese, risale alla fine del 1800.
All’esterno, sul lato sinistro del Santuario, si trova il Monumento alla Nobiltà del Lavoro Umano e la  Memoria dei Caduti sul Lavoro, raffigurante il Cristo Lavoratore, opera del M° Riccardo Rossi e inaugurato nel 1974, in occasione del venticinquesimo anniversario della Zona Industriale. Sul lato destro  si trovano due monumenti realizzati dagli stabilimenti in segno di devozione: il primo  dallo stabilimento Nuovo Pignone di Massa nel 1978  e il secondo   dallo stabilimento Dalmine.

Atto di affidamento alla "Madonna degli Oliveti"
Madonna degli Oliveti, eccoci ai tuoi piedi,
per offrire al tuo Cuore tutta la nostra vita,
consacrarti i nostri pensieri,
le nostre azioni, le nostre famiglie.
Con cuore di figli ti acclamiamo
Madre nel nostro cammino terreno.
Con entusiasmo di credenti
ti proclamiamo Regina delle nostre anime.
Con l’impegno della fede ti scegliamo maestra nella vita.
Allontana ogni male, difendici dalle insidie del peccato,
contro l’errore rinsaldaci nella verità,
così da renderci sicuri della salvezza eterna.
Vogliamo che ogni cuore ti appartenga nell’amore costante,
fedeli alla volontà del tuo Figlio divino,
obbedienti alla sua Chiesa.
Accresci la fede per un risveglio cristiano,
sorreggi la speranza verso il cielo
per non essere vinti dalle lusinghe dei beni terreni,
aumenta la carità che ci unisce a Dio per mezzo dei fratelli.
Resta con noi, Maria,
accanto al lavoratore per allietarne la fatica,
vicino al sofferente per sollevarne le pene,
nel cuore dei giovani col riflesso della tua purezza,
nello sguardo dei bimbi con la gioia della tua innocenza.
Resta sempre con noi, o Maria,perché non ci manchi mai Dio nelle famiglie,nei cuori,nella società,così da trovarci uniti con te, un giorno in Paradiso. Amen.


Autore:
E. Bigini, L. Bonacoscia


Fonte:
Comitato Ridiamo Voce alle Campane

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Aggiunto/modificato il 2023-08-07

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