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San Valerio di Ravenna Vescovo

29 gennaio

III-IV sec.

La data odierna celebra due santi omonimi, il protovescovo di Treviri, vissuto tra la fine del III e gli inizi del IV secolo, e l'arcivescovo di Ravenna morto il 15 marzo dell'810. Le notizie che lo riguardano sono più scarse, ma le fonti concordano sul fatto che fu un vescovo pio e attivo, che si adoperò per la conversione dei pagani e per la diffusione della fede cristiana. La sua santità è attestata da una speciale indulgenza concessa alla basilica di San Apollinare in Classe, a Ravenna, "per riverenza verso il beato Valerio".

Etimologia: Valerio = che sta bene, forte, robusto, dal latino

Emblema: Bastone pastorale

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La data di oggi unisce due santi omonimi, il protovescovo di Treviri, vissuto tra la fine del III secolo e gli inizi del IV, e il vescovo di Ravenna, morto il 15 marzo dell'810, e ricordato oggi da una Chronica del 1286, probabilmente per una confusione di nome col vescovo di Treviri. Per entrambi non vi sono elementi dai quali si possa ricavare un ritratto esauriente sotto il profilo agiografico. Anzi, per quanto riguarda il vescovo ravennate, una lettera di papa Leone III a Carlomagno non deporrebbe a favore della sua santità, anche se le critiche hanno probabilmente una giustificazione solo politica: essa racconta che due conti palatini, ospiti nella curia ravennate il giorno delle Palme (8 aprile 808), durante il pranzo ascoltarono parole "che per noi è un obbrobrio riferirvi per lettera".
Da altre fonti storiche risulta invece che l'arcivescovo Valerio, che resse la diocesi di Ravenna tra il 788 e l'810, fu un pastore zelante non solo per il decoro delle splendide chiese della Romagna ma anche per la salvaguardia dell'ortodossia, costantemente insidiata dall'eresia ariana. Nel secolo XIII l'arcivescovo Simeone ne trasferì le reliquie in cattedrale (9 maggio 1222), concedendo una speciale indulgenza alla basilica di S. Apollinare in classe "per riverenza verso il beato Valerio".
Più incerte sono le notizie sull'omonimo vescovo di Treviri, che una ragionata cronologia colloca alla fine del terzo secolo, ma una più appetibile leggenda, con l'evidente intenzione di attribuire alle Chiese della Gallia e della Germania una patente di apostolicità, fa di S. Valerio un discepolo dell'apostolo Pietro, che l'avrebbe inviato a Treviri, in compagnia di Eucario e Materno. Abbellimenti posteriori di questa leggenda sì trottavano nelle ‘Gesta episcoporum Tungrensium’, composte attorno all'anno mille, nelle quali vengono ripetuti i motivi tradizionali della santità dei grandi missionari dell'epoca apostolica: conversioni di folle di pagani e strepitosi miracoli, spesso ingenui ma suggestivi come la risurrezione del compagno di missione Materno, operata da Valerio col bastone espressamente inviatogli da S. Pietro.
L'altro compagno di missione, che lo aveva preceduto nella tomba, Eucario, lo avrebbe avvertito in sogno dell'imminenza della sua morte, che avvenne il 29 gennaio dell'anno 88, data tuttavia da posticipare agli inizi del IV secolo, come si deduce dal Catalogo episcopale della città di Treviri e da antiche iscrizioni epigràfiche. Le sue reliquie si conservano nella chiesa di S. Mattia, a Treviri, in un sarcofago di tardo stile romanico.


Autore:
Piero Bargellini

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Aggiunto/modificato il 2001-02-01

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