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San Teliavo (Teliano) Abate

9 febbraio

VI secolo

San Teliavo, vissuto tra Galles e Bretagna nel VI secolo, è uno dei santi gallesi le cui notizie biografiche sono tarde e leggendarie. Il suo culto si è sviluppato seicento anni dopo la sua morte ed è tuttora vivo nelle comunità che portano, nel loro nome, i segni del suo passaggio. Anche il luogo dove sia sepolto è incerto, anche se il più attendibile è il sepolcro situato nella cattedrale di Llandaff.

Martirologio Romano: Nel monastero di Llandaff in Galles, san Teliavo, vescovo e abate, le cui illustri opere celebrano molte chiese in Galles, in Cornovaglia e in Bretagna.


San Teliavo è uno dei santi gallesi le cui origini si perdono tra elementi storici e altri più leggendari. Perfino l’esatta grafia del suo nome è discussa: è attestato infatti come Teliarus, Teilio, Teilus, Thelian, Teilan, Teilou, Teliou, Elidius, Eliud, Dillo, Dillon. Per la dicitura italiana ci atteniamo a quella riportata dal Martirologio Romano, come per gli altri nomi propri di santi contenuti nel testo che segue.
Esistono due versioni della «Vita Sancti Teliaui» («Vita di san Teliavo»), entrambe composte nel XII secolo, quasi seicento anni dopo l’epoca in cui dovrebbero essersi svolti i fatti narrati. La prima, in forma di omelia, è stata scritta dal sacerdote Goffredo di Llandaff, mentre la seconda è parte del «Liber Landavensis», composto durante il governo del vescovo Urbano, per fornire maggior prestigio alla diocesi di Llandaff.
Nel primo racconto, si afferma che Teliavo era di nobili origini e che il padre si chiamava Usyllt o Issell, identificato con il titolare dell’antica chiesa parrocchiale di Saundersfoot. Il secondo, invece, dichiara che nacque a Penally presso Tenby nel South Pembrokeshire, in Galles, tra il 480 e il 500 d. C.
Entrambe le versioni dichiarano che Teliavo fu discepolo di san Dubricio a Hentland nell’Herefordshire e, successivamente, studiò presso la scuola monastica di Whitland, nel Carmanthenshire, retta da san Paolo Aureliano. Negli anni della formazione, i suoi amici sostenevano che il suo nome derivasse dal greco “Helios”, ossia “Sole”, ma potrebbe essere una paretimologia per spiegare il fatto che, con la sua missione, fu come un sole che illuminò le regioni che lo videro passare.
Presso quella scuola, divenne grande amico di Dewi, ossia san Davide del Galles, con cui pare avesse un legame di parentela (cugini, per la precisione). Con lui viaggiò in seguito verso Mynyw (o Menevia), l’attuale St David’s, dove san Davide installò la propria comunità religiosa. Verso il 518 i due, insieme a san Paterno, si recarono in pellegrinaggio a Gerusalemme: là tutti e tre, noti come i Tre Beati Visitatori, vennero consacrati vescovi dal Patriarca Giovanni III. Tuttavia, la recente critica storica afferma che quest’episodio non ha fondamento.
Il vescovo Teliavo, in seguito, fondò la chiesa episcopale di Llandeilo Fawr a Dyfed, nota anche come la Grande Chiesa o abbazia di San Teliavo; probabilmente stabilì anche un centro di preghiera a Llandeilo nel Carmanthenshire.
Quando un’epidemia di febbre gialla si diffuse, verso il 549, obbligò lui e la sua comunità religiosa a emigrare in Cornovaglia e, da lì, a Dol in Bretagna. Il gruppo, ospitato dal vescovo san Sansone, non dovette sentirsi troppo fuori posto in quella località, dove popolazioni celtiche, scacciate dal sud della Gran Bretagna da parte di tribù germaniche, si erano stabilite tra V e VI secolo.
Riguardo al periodo trascorso in Bretagna da Teliavo, esistono varie leggende. In una, si racconta che abbia salvato la gente del posto da un drago alato, che lui domò e legò a uno scoglio nel mare. Un’altra, che godette di una notevole fortuna a livello iconografico e ricorda una vicenda, analogamente leggendaria, della regina Didone di Cartagine, vede come protagonista un nobile, che offrì al vescovo tanta terra quanta avrebbe potuto percorrere dal tramonto all’alba. Teliavo, allora, montò su un cervo bianco, in modo da poter ricoprire quanto più terreno nel minor tempo possibile.
Un altro episodio risalente a quell’epoca afferma che Teliavo e Sansone abbiano piantato tre miglia di alberi da frutto, da Dol a Cai. Ancora oggi esiste, in effetti, un luogo chiamato “frutteto di Teliavo e Sansone”. Il suo nome, in quella regione, è attestato come Theleau o Thelo (in francese è Télo). Dopo il periodo a Dol, Teliavo fu per breve tempo ospite di Budic, un capo bretone, che aveva sposato sua sorella Anaumed (o Anauved).
Gli vennero anche attribuiti alcuni detti sapienziali, come: «Non è buona cosa contendere contro Dio». Un altro seguì una domanda postagli da san Cadoc: «Qual è la più grande saggezza in un uomo?». Teliavo rispose: «Trattenersi dal far male a un altro quando ha il potere di farlo».
Verso il 554, a sette anni e sette mesi dalla partenza (dato che sa di simbolico, ma può essere plausibile) il gruppo tornò dalla Bretagna a Llandeilo Fawr. Dopo la morte di san Davide, Teilavo, che aveva portato con sé suo nipote Odoceo (in gallese Euddogwy), venne considerato uno degli uomini più santi del Galles. Morì presso l’abbazia di Llandeilo Fawr il 9 febbraio, probabilmente del 560.
Le leggende sul suo conto proseguirono anche dopo la sua morte. La «Vita» di Goffredo di Llandaff attesta che tre località si contesero i resti del santo vescovo: la chiesa di Penally, dove era nato, Llandeilo, da lui fondata e dov’era morto, e Llandaff, che lo considerava il proprio vescovo. Per dirimere la questione, durante la notte, il corpo si triplicò. Il racconto appare come una giustificazione per la presenza di tre insiemi di reliquie attribuite al medesimo personaggio.
Si ritiene che la vera tomba sia quella a sud dell’altare maggiore della cattedrale di Llandaff, di cui Teliavo è compatrono coi santi Pietro, Dubricio e Odoceo, ossia suo nipote, che divenne suo successore. Il sepolcro venne aperto nel 1850: venne rinvenuta la cronaca della precedente ricognizione, risalente al 1736, insieme ai resti di una persona riconoscibile come un vescovo per la presenza di un pastorale, che si disintegrò al contatto con l’aria. In epoca medievale, si usava prestare giuramento sulla tomba e su tutte le reliquie venerate nella medesima chiesa.
Un altro luogo di pellegrinaggio è il pozzo di san Teilavo (St Teilo’s Well), da cui i pellegrini bevevano un’acqua sorgiva che aveva fama di curare la paralisi e malattie analoghe, attingendo da un teschio attribuito al corpo del santo. Il pozzo, che però non è più in funzione, è tuttora visibile e, nel XIX secolo, era utilizzato per amministrare i battesimi.
Nel 1592, durante le persecuzioni anticattoliche in Gran Bretagna, il magistrato locale, Morgan Jones di Tregib, subì un processo perché si era rifiutato d’imprigionare e di interrogare un gran numero di pellegrini che si erano recati al pozzo, benché fossero stati catturati e portati al suo cospetto. Jones ritenne che non facevano nulla di male, considerandoli «persone povere e malate che erano andate a bagnarsi al pozzo, sperando, con l’aiuto di Dio, di ottenere la salute».
La prova dell’esistenza del culto del santo vescovo è conservata in alcune annotazioni a margine dei cosiddetti «Vangeli Lichfield»: tra VIII e IX secolo, quel manoscritto era conservato a Llandeilo, dove probabilmente è stato anche scritto. Le note menzionano offerte di terreno a «Dio e a San Teliavo», insieme ad altri documenti testimoniati dal «vescovo di Teliavo», che indicano quindi che il luogo fosse sede vescovile.
Il già menzionato «Liber Landavensis» contiene anche una sezione intitolata «Braint Teilo» («Il privilegio di Teliavo»), che si suppone sia stata stesa tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI. Vi si descrivono i privilegi e le immunità concesse alla chiesa di Llandeilo dai re di Morgannwg (Glamorgan), a dimostrazione che all’epoca la chiesa era situate in quell regno e che, successivamente, Llandaff se ne appropriò.
Tra Galles e Cornovaglia ci sono più di venticinque chiese dedicate a san Teliavo (solo san Davide del Galles ha più attestazioni) e toponimi ricavati dal suo nome. Le prime dedicazioni sono concentrate nella regione del Galles occidentale, più che in quello orientale, dove si trova Llandaff. In Bretagna, invece, esistono la chiesa e la parrocchia di Landelau, la chiesa di Landêliau a Plein e la cittadina di Saint-Télo.
La sua memoria liturgica è tuttora in uso nell’arcidiocesi di Cardiff e sull’isola di Caldey.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2015-02-13

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