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San Beda il Giovane Monaco

10 aprile

† 883 circa

La vita di questo monaco del IX secolo, si intreccia con la storia di due corti: quella carolingia, dove servì per quindici anni con devozione e integrità, e quella monastica di Gavello, in Italia, dove si ritirò per dedicarsi a una vita di penitenza e contemplazione. La sua fama, spesso confusa con quella del più noto omonimo Beda il Venerabile, è tuttavia singolare: egli rifiutò le ricchezze e gli onori terreni per abbracciare la radicalità del Vangelo, diventando un esempio di umiltà e ascesi. La sua esistenza, spesa tra il servizio ai sovrani e la ricerca di Dio, ci interroga sul significato del vero servizio e sulla tensione tra potere mondano e spiritualità. Le sue spoglie, trafugate da Gavello nel XIII secolo e ora conservate a Genova,

Martirologio Romano: A Gavello in Veneto, san Beda il Giovane, monaco, che, dopo quarantacinque anni passati al servizio dei re, scelse di servire il Signore in monastero per il resto della sua vita.


Nei manoscritti che narrano la vita di questo monaco è facile constatare come erroneamente sia spesso confuso col più famoso omonimo san Beda il Venerabile. Proprio per distinguerlo, si usa comunemente aggiungere al suo nome l'aggettivo iunior.
Nacque nella regione della Germania attualmente denominata Schleswig, nei primi decenni del sec. IX; da prima visse per circa 15 anni alla corte dei Carolingi, dove si distinse non solo per l'esecuzione perfetta dei compiti affidatigli, ma anche per la condotta morigerata e pia. In seguito, considerando che il miglior servizio non è quello reso ai sovrani di questo mondo, bensì a Dio, chiese il permesso di abbandonare la corte e le ricchezze che possedeva per attuare nell'isolamento l'esecuzione perfetta dei consigli evangelici. Fu così che si allontanò dalla sua regione per trasferirsi in Italia, e precisamente a Gavello, località della costa adriatica posta tra Venezia e Ferrara. Qui entrò a far parte della comunità monastica diretta dall'abate Guglielmo. Aveva allora circa quarant'anni; tuttavia si esercitò nell'adempimento della regola e nelle severe pratiche penitenziali come fosse un giovane novizio, suscitando stupore ed ammirazione per le sue elette virtù. Forse per questo si pensò di eleggerlo alla dignità episcopale; ma egli rifiutò sempre con grande umiltà questo onore. Dopo aver trascorso circa un decennio nel monastero di Gavello, la morte lo colse il 10 aprile 883 lasciando in tutti un grande rimpianto. Le sue spoglie rimasero a Gavello per moltissimo tempo. Ma nel sec. XIII un monaco genovese di nome Giovanni, passando per Gavello, pensò di trasportare altrove le reliquie del confessore, adducendo il motivo che non ricevevano sufficiente venerazione per la decadenza del monastero. Nella biografia del sec. XIV il trafugamento viene narrato con particolari di sapore romanzesco ed avventuroso. In realtà le ossa furono traslate nella chiesa del monastero di San Benigno di Genova nel 1233, dove attualmente si trovano. Un'urna cineraria del Santo si trova nella cripta della chiesa di S. Scolastica dell’Abazia Benedettina di Subiaco (vedi foto).
La sua festa è celebrata il 10 aprile.


Autore:
Gian Domenico Gordini


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2011-08-26

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