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San Giuseppe Tuan Sacerdote domenicano, martire
Festa:
30 aprile
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Trần Xá, Vietnam, 1821 circa - An Bái, Vietnam, 30 aprile 1861
Giuseppe Tuân (o Hoan), nato in una famiglia cristiana di nazionalità vietnamita, entrò nell’ordine dei Padri Predicatori, che prestavano la loro opera missionaria nella sua comunità d’origine. Nonostante le difficoltà della persecuzione religiosa ordinata dall’imperatore Tự Đức, ebbe un ministero fruttuoso. Arrestato a causa di un delatore, venne messo in carcere e infine decapitato il 30 aprile 1861, a circa quarant’anni. Beatificato con altri 24 martiri delle persecuzioni in Vietnam il 29 aprile 1951, è stato poi canonizzato, inserito nel gruppo dei 117 martiri capeggiati da Andrea Dung Lac, il 19 giugno 1988.
Martirologio Romano: Nel villaggio di An Bái nel Tonchino, ora Viet Nam, san Giuseppe Tu?n, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, arrestato su delazione per aver amministrato i sacramenti alla madre inferma, fu condannato alla decapitazione sotto l’imperatore T? Ð?c.
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Giuseppe Tuân nacque nel 1811 a Trần Xá, nella provincia dello Hưng Yên, nell’attuale Vietnam. La sua famiglia, di umili contadini, molto attenta all’educazione morale dei figli, insegnò loro a rispettare i parenti e il prossimo, secondo i principi del cristianesimo che aveva iniziato a diffondersi nel Paese. Poiché sin da giovane aveva manifestato i segni di una probabile vocazione religiosa, venne scelto perché studiasse in seminario. Con l’ordinazione sacerdotale e l’ingresso tra i padri Domenicani, che già aveva conosciuto nella sua comunità cristiana di origine, si mise completamente al servizio del Vangelo, nonostante imperversasse, per ordine dell’imperatore Tự Đức, una feroce persecuzione contro chi lo sceglieva, rifiutando la religione degli antenati. Nonostante le difficoltà, padre Giuseppe divenne un vero esempio per tutti, esercitando con frutto il suo ministero. Verso l’inizio del 1861, mentre prestava servizio nella parrocchia di Ngọc Đồng, venne chiamato ad amministrare i sacramenti a una donna gravemente malata. Il figlio di lei, per ottenere un tornaconto economico, andò a denunciarlo alle autorità: padre Giuseppe venne quindi arrestato. Pur se in catene e soggetto a numerose torture, non si arrese e proclamò continuamente l’amore infinito di Dio, incoraggiando i suoi compagni di prigionia. Dopo alcuni mesi, giunse l’ordine di condannarlo a morte. Una testimone oculare, Anna Bing, dichiarò che lo vide avviarsi al supplizio con volto lieto, anche se camminava a fatica perché portava delle catene ai piedi; poi si mise in ginocchio e, dopo aver gridato il nome di Gesù, attese con serenità di essere decapitato. Dopo l’esecuzione, la donna riuscì a intingere un fazzoletto nel suo sangue, da conservare come reliquia. Era il 30 aprile 1861; padre Giuseppe aveva circa quarant’anni. La sua causa di beatificazione è stata unita a quella di altri 24 martiri delle persecuzioni in Vietnam, beatificati da papa Pio XII il 29 aprile 1951. Il gruppo, inserito in quello più ampio dei 117 martiri capeggiati da Andrea Dung Lac, è stato canonizzato da san Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988.
Autore: Emilia Flocchini
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