>>> Visualizza la Scheda del Gruppo cui appartiene
1790 - 1834
Nato nel Guizhou nel 1790, Liu Wenyuan, noto come Pietro, si convertì al cristianesimo nel 1797. Nel 1800 fu deportato in Manciuria, dove per trent'anni sopportò con stoica fermezza le sofferenze della schiavitù. Tornato a casa nel 1830, la sua serenità fu di breve durata: la persecuzione contro i cristiani riprese e i suoi figli vennero arrestati. Travestito da mercante per sostenerli, fu scoperto e nuovamente imprigionato. Nonostante le torture, la sua fede non vacillò. Il 17 maggio 1834 subì il martirio. La sua figura divenne simbolo di fede e resistenza, ispirando generazioni di cristiani. Beatificato e canonizzato nel 2000.
Martirologio Romano: Nella città di Guiyang nella provincia del Guizhou in Cina, san Pietro Liu Wenyuan, martire, che, catechista, fu strangolato per la fede in Cristo.
|
Liu Wenyuan nacque nella provincia di Guizhou, nel 1790. Nel 1797, un mercante di seta giunse nella fattoria dove lavorava; era cattolico e colse l’occasione per parlargli di Gesù. Il contadino rimase talmente colpito dal messaggio del Vangelo da decidere di andare a Guiyang, per conoscere meglio il Cristianesimo. Lì, dopo aver avuto una sufficiente istruzione, venne battezzato col nome di Pietro.
Nel 1800, Pietro e altri cinque cattolici vennero arrestati ed esiliati in Manciuria. I prigionieri, passando per Pechino, furono spiritualmente rafforzati dalla visita del vescovo. Giunto in Manciuria, l’uomo venne venduto come schiavo: per trent’anni subì trattamenti orribili da parte della famiglia che l’aveva comprato, ma offriva tutte le torture e le umiliazione per la gloria di Dio, senza un lamento.
Nel 1830 un’amnistia generale gli concesse di tornare a casa, ad occuparsi della fattoria e dei campi. Tuttavia, appena quattro anni dopo, la persecuzione riprese: fra gli arrestati, ci furono anche i due figli e la nuora di Pietro. Per potersi avvicinare a loro, l’uomo si travestì da mercante di ortaggi: riuscito nel suo intento, li incoraggiò a rimanere saldi nella fede. Un soldato, però, lo riconobbe come cattolico e lo rinchiuse immediatamente in prigione. Anche nel mezzo delle torture più terribili, Pietro non si scoraggiava, pregava costantemente ed elevava lodi a Dio. Minacciato di essere nuovamente esiliato, non si smosse. Le autorità, allora, esiliarono il suo secondogenito e la nuora in Mongolia; appena alcuni mesi dopo, morì in carcere il suo primogenito. All’apprendere la notizia, il contadino sospirò: «Sia fatta la volontà di Dio».
Un giorno, mentre pregava, fu visto apparire di fronte a lui un grande telo bianco, che disparve appena i soldati vennero a prelevarlo. Il segno venne interpretato come un presagio di morte. In effetti, il 17 maggio 1834 arrivò la sentenza per la sua esecuzione. Quando Pietro venne condotto fuori dalla prigione, si dice che un globo di fuoco fosse sceso dal cielo e si fosse fermato sul suo capo; nel frattempo, un angelo gli asciugò il sangue dal viso e portò la sua anima in cielo. Sicuramente, dopo la sua morte, sua moglie venne a prelevare il suo cadavere e lo seppellì nell’orto che aveva a lungo curato.
Pietro Liu Wenyuan venne incluso nel gruppo di 50 martiri dei Vicariati Apostolici di Guizhou, Sichuan, Tonchino Occidentale, Cocincina e Tonchino Orientale, il cui decreto sul martirio venne promulgato il 2 luglio 1899. La beatificazione avvenne il 27 maggio 1900. Inseriti nel più ampio gruppo dei 119 martiri cinesi, capeggiati da Agostino Zhao Rong, vennero infine iscritti nell’elenco dei santi il 1 ottobre 2000, da parte del Beato Giovanni Paolo II.
Autore: Emilia Flocchini
|