Dovmont (domant) era il principe pagano di Nal’inaj, in Lituania. Per fuggire alle lotte intestine tra i principi locali, nel 1256 abbandonò con ben trecento famiglie la sua terra d’origine e trovò una seconda patria nella vicina regione russa di Pskov. Qui ricevettero l’annunzio del Vangelo e Dovmont ricevette il battesimo con il nome di Timoteo, insieme con tutto il suo seguito. Già l’anno seguente la popolazione locale lo designò nuovo principe di Pskov, ammirata per le sue qualità militari e spirituali. Nonostante un regno lungo trentatrè anni, fu l’unico principe nella storia della città che riuscì a convivere pacificamente con la volubile assemblea popolare, una sorta di parlamento di quei tempi. Giusto in prima persona, si dedicò anche con fermezza a far rispettare la giustizia nei suoi territori, ma era inoltre solito offrire ingenti elemosine ai poveri, rifugio agli ammalati ed ai mendicanti. Protettore delle chiese, fece edificare egli stesso un monastero dedicato alla Natività della Santissima Madre di Dio. Dovmont sposò la principessa Maria, che da vedova divenne monaca col nome di Marta, figlia del gran principe Demetrio, nipote di Sant’Alessandro Nevskij, venendo così a trovarsi imparentato con la gloriosa stirpe dei gran principi russi. Proprio come il nonno della moglie, anch’egli difese fermamente i confini nord-occidentali russi dalle invasioni nemiche. Nel 1268 fu uno degli eroi nella storica battaglia di Rakovor in cui l’armata russa sconfisse i danesi ed i tedeschi. Il principe era solito prima di ogni battaglia recarsi in chiesa, deporre la sua spada sull’altare e ricevere la benedizione del suo confessore. Nel 1270 pare che gli abitanti di Pskov rifiutarono la nomina di un nuovo principe imposto da Jaroslav Jaroslavic, preferendo l’amato Dovmont. Questi rese allora la città inespugnabile facendo erigere delle resistenti mura in pietra. Difensore della cattedrale cittadina dedicata alla Santissima Trinità, intraprese l’abitudine di far edificare una chiesa in occasione di ogni vittoria riportata in battaglia, facendola dedicare al santo del quale ricorreva la festa, consuetudine adottata anche da numerosi sudditi in riconoscenza per voti esauditi. Ciò fece sì che la città si trovò ben presto costellata da numerosi edifici sacri e nel 1574 una chiesa fu dedicata alla memoria del principe stesso. L’ultima vittoria fu conseguita il 5 marzo 1299 sulle rive del fiume Velikaja, ove con la sua piccola scorta armata sbaragliò il poderoso esercito tedesco, per vendicare l’operato dei cavalieri dell’Ordine di Livonia, che avevano improvvisamente attaccato Pskov ed incendiato i monasteri di Miroz e Snetnogorsk, facendo stragi di monaci. Dovmont si spense infine qualche mese dopo e ricevette sepoltura nella cattedrale della Santissima Trinità in Pskov, pianto dall’intera popolazione. Subito dopo la sua morte nacque nei suoi confronti un culto popolare protrattosi nei secoli, quale protettore delle terre russe nord-occidentali ed in particolare della città di Pskov. Nel 1480 un enorme esercito tedesco assediò la città ed il santo apparve ad una persona inviandola a prendere il velo che ricopriva la sua tomba e ad organizzare con esso una processione attorno alle mura da ripetersi per ben tre volte. Avvenuta la miracolosa liberazione, fu redatto un apposito ufficio liturgico in onore del santo principe. La sua spada, appesa accanto alla sua tomba, era un elemento essenziale durante la cerimonia di intronizzazione di ogni nuovo principe di Pskov. San Dovmont e sua moglie Santa Marta meritarono di figurare nella miracolosa icona della Santissima Madre di Dio Mirozskaja, in seguito all’apparizione avvenuta il 27 agosto 1581, durante l’assedio polacco della città, in cui il principe con altri eletti dal Signore accompagnava la Madonna. Altre volte San Dovmont agì dal Cielo in favore del suo popolo unitamente al santo principe Vsevolod-Gabriele, in particolare in difesa dai ripetuti attacchi sul fronte cinese. La commemorazione liturgica di San Dovmont-Timoteo di Pskov ricorre nella Chiesa Ortodossa Russa al 20 maggio, mentre sua moglie è ricordata in data 8 novembre.
Autore: Fabio Arduino
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