m. Città di Castello, 8 luglio 1150
Il Ferrari riferisce di aver consultato gli Atti del santo, oggi perduti. Si tratterebbe di un eremita che condusse una vita estremamente penitente sui monti umbri nelle vicinanze di Città di Castello. Sul luogo di residenza fu poi costruita una cappella andata successivamente in rovina. Sono, queste del Ferrari, notizie molto generiche e molto incerte, giacché prima di lui nessuna testimonianza si possiede su questo eremita.
È vero che l'eremitismo ebbe nei secc. X-XI un grande sviluppo, specialmente sui monti umbri, come è vero che molti di questi anacoreti godettero fama di santità presso la popolazione locale, che li venerò come santi dopo la morte. Ma oltre questi fatti generici nessuna documentazione antica esiste per ammettere un santo di nome Illuminato.
In Umbria fu molto venerata una santa di nome Illuminata; può darsi che il nome femminile si sia mutato, col passare dei secoli, in maschile. Questa però è una semplice ipotesi.
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Il nome Illuminato deriva dal latino Illuminatus e significa “dotto, istruito”.
Il frate Illuminato da Rieti era un compagno di San Francesco, fece parte del primo gruppo di giovani che si strinse attorno a Francesco d’Assisi, formando il primo nucleo dell’Ordine francescano. Secondo San Bonaventura (il “biografo” di San Francesco), il Poverello d’Assisi recatosi in Terra Santa divise l’esperienza della visita al sultano di quelle terre proprio con frate Illuminato. Successivamente a questo monaco (che in seguito divenne anche Vescovo di Assisi) fu attribuita una breve testimonianza relativa a quella esperienza.
Sempre secondo San Bonaventura i soldati musulmani maltrattarono i 2 frati, mentre il sultano li ascoltò benevolmente; in quella occasione inoltre Francesco offrì ai sapienti del sultano di affrontare con lui l’ordalia del fuoco per provare quale delle due fedi fosse la migliore.
Secondo la leggenda nel 1220 San Francesco ed Illuminato da Rieti tornando dai paesi islamici si trovarono nel mezzo di una tempesta ed approdarono miracolosamente nell’isola di San Francesco del Deserto (presso Venezia), dove i due vissero per un certo periodo abitando in una capanna. Su quest’isola attualmente c’è un convento di francescani. Ad Assisi il Monte Frumentario era in origine l’antico ospedale della comunità, uno dei primi ospedali pubblici eretti in Italia. Venne costruito nel 1267 dai consoli della Mercanzia e dai rettori delle Arti, ottenuta la licenza del Ministro Provinciale dei Francescani fra’ Illuminato da Rieti, in deroga ad una bolla di Clemente IV che vietava di costruire chiese ad una distanza inferiore di 300 canne dalla Basilica. Ne seguì una causa con i frati del Sacro Convento, e nel 1270 venne proibito ogni rito religioso nell’oratorio annesso.
Illuminato da Rieti è citato anche nella Divina Commedia (Paradiso XII,130) Così Dante lo menziona nel XII canto del Paradiso: “Illuminato e Augustin son quici, che fuor de’ primi scalzi poverelli che nel capestro a Dio si fecero amici”. In pratica nel canto dodicesimo della Divina Commedia appare una seconda corona di spiriti luminosi. Uno di questi, San Bonaventura, tesse le lodi di San Domenico e biasima la degenerazione degli appartenenti all’Ordine dei francescani, del quale fa parte. Conclude il suo intervento presentando i propri compagni.
L’otto luglio 1150 moriva nel suo eremo di Monte Albano, presso Bonsciano di Città di Castello, sant’Illuminato. Erano passati molti anni da quando il Santo aveva deciso di ritirarsi a vivere nella foresta per raggiungere, nello splendore selvaggio della natura, l’intima unione con Dio.
Giovanissimo, aveva smesso di fare il pastorello per ritirarsi sul Monte Albano usando per rifugio un’orrida spelonca coperta di tronchi e nutrendosi di ciò che la natura gli passava: frutta ed erbaggi innanzitutto. Si narra che gli animali del bosco la sera non tornavano nelle loro tane finché il Santo non li aveva benedetti. La sua fama di santità attirava molte persone, che Illuminato benevolmente accoglieva, liberandole spesso dai loro malanni. Dopo la sua morte, Illuminato fu venerato sempre di più, e il suo corpo fu sepolto con ogni onore nella chiesa del castello di Monte Albano, dove andava un continuo pellegrinaggio di gente d’ogni condizione sociale, ottenendo i miracoli più strepitosi.
Nel 1230 Città di Castello distrusse il castello di Monte Albano, e come bottino di guerra i tifernati portarono con loro il corpo di sant’Illuminato. Mentre le soldatesche castellane tornavano allegre alla città col corpo del nostro santo, la gente dei paesi che attraversavano gli si faceva incontro, e tutti pregavano sant’Illuminato. Si registrarono in quel giorno numerosi fatti miracolosi di storpi sanati e di ossessi liberati. Il corpo di Illuminato venne posto in cattedrale in un’urna donata dalla marchesa Camilla Malvezzi Vitelli, mentre la testa, collocata in un busto dorato, veniva portata in processione per le vie della città l’otto luglio di ogni anno. In suo onore venivano intrecciati serti di fiori, perché si diceva che il Santo amasse fare simili serti per offrirli a Dio. Sant’Illuminato venne solennemente proclamato terzo patrono di Città di Castello, nonché difensore dell’Accademia dei Signori Illuminati ed avvocato dell’Università dei Sartori. Proprio l’Università dei Sartori possedeva in città una chiesetta intitolata al Santo, già di Santo Stefano, dietro al vescovado.
L’unica antica immagine che oggi rimane, delle tante che ve ne erano, è la statua di stucco nel Santuario di belvedere: il Santo vi è rappresentato in preghiera, nella stupenda e spaventosa solitudine di Montalbano. I membri dell’Accademia degli Illuminati usavano riunirsi nel giorno della festa del Santo e celebrare il loro patrono leggendo composizioni poetiche create per l’occasione.
Oggi sant’Illuminato non ha più una sua festa liturgica nel calendario della diocesi di Città di Castello, anzi non si sa neanche che fine abbia fatto il suo corpo ed il reliquiario che ne conteneva la testa. Il santo viene però ancora festeggiato la seconda domenica di luglio nella cappella eretta sul luogo ove lui viveva a Monte Albano, presso la quale c’è una fonte ritenuta da sempre miracolosa per i mali degli occhi. Per il contatto con questo illustre santo, Illuminato di nome e di fatto.
Autore: Elvio Ciferri
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