III secolo
Il 25 maggio 1802 fu ritrovato nelle Catacombe di Priscilla, sulla Via Salaria a Roma, il corpo di santa Filomena. Monsignor Giacinto Ponzetti, Custode delle Sacre Reliquie, presente all’apertura della tomba, testimoniò trattarsi del corpo appartenente ad una fanciulla di nome Filomena. Monsignor Bartolomeo De Cesare Vescovo di Potenza, amico di don Francesco De Lucia, sacerdote della diocesi di Nola, acquistò le Reliquie del Corpo di santa Filomena per don Francesco. Dopo l’ordinazione episcopale di monsignor De Cesare, lasciata Roma con il suo amico, don Francesco portò a Mugnano del Cardinale le Reliquie della Santa; esse furono collocate in un’urna nella cappella centrale a sinistra nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nel 1833 fu data alle stampe la «Pia Rivelazione» della mistica Serva di Dio Suor Maria Luisa di Gesù, la quale affermava di aver ricevuto da santa Filomena la visione relativa alla Sua vita e alle circostanze del suo martirio. Il nome della santa non entrò mai nel Martirologio Romano, cosa comune a tutti i Corpi Santi, e nel 1961 per decisione della Sacra Congragazione dei Riti la espuntò dal Messale Romano, nel quale compariva nell'appendice "per alcuni luoghi". Dunque già nell'edizione del 1962, quella definita da Benedetto XVI quale forma extra-ordinaria del Rito Romano, Santa Filomena non compariva più. Il suo culto resta però vivo in molti luoghi.
Etimologia: Filomena = amata, dal greco
Emblema: Palma, Ancora
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Un corpo estratto dalle catacombe di Priscilla
Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore erano i simboli raffigurati sui tre mattoni tombali posti a chiusura del sepolcro rinvenuto nelle catacombe di Priscilla a Roma il 25 maggio 1802. Sulle tegole tombali è riportata la scritta, dipinta in minio rosso: «LVMENA - PAX TE - CVM FI» che, riordinata, formava la scritta «Pax tecum Filumena». Gli archeologi ritennero che si trattasse di un corpo di nome proprio: Filomena. Nella tomba, insieme ai resti, fu ritrovata un’ampolla con un liquido scuro essiccato, interpretato come sangue di una martire.
Don Francesco De Lucia e la traslazione a Mugnano del Cardinale
Don Francesco De Lucia, sacerdote della Diocesi di Nola, tramite la mediazione di monsignor Bartolomeo De Cesare, Vescovo eletto di Potenza, ottenne il Corpo della Santa da monsignor Giacinto Ponzetti, custode delle sacre reliquie dei santi martiri e dei sacri cimiteri di Roma.
De Lucia desiderava infatti avere i resti di un santo martire “di nome proprio” per il proprio oratorio o cappella.
Le Sacre Reliquie furono trasportate prima a Napoli e poi a Mugnano del Cardinale, ma non vennero più collocate nell’oratorio di don Francesco; furono collocate in un’urna nella cappella centrale a sinistra nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Nella sua «Relazione istorica della traslazione del sacro corpo di s. Filomena da Roma a Mugnano del Cardinale», don De Lucia riferì dei prodigi che si verificarono.
Suor Maria Luisa di Gesù e la «Pia Rivelazione» di santa Filomena
La fama dei miracoli della Santa cominciò a diffondersi dovunque, principalmente in Italia e nella Francia meridionale. I membri della Casa Reale dei Borboni furono tra i primi ad affacciarsi alla devozione a questa Martire Taumaturga. Certamente, arrivò anche alla conoscenza di suor Maria Luisa di Gesù, mistica e ascetica, che viveva nel Ritiro dell’Olivella a Napoli. Ella non conobbe mai di persona don Francesco De Lucia, ma Suor Maria Luisa era già stimata e considerata da molti sacerdoti partenopei e fu incaricata dal proprio confessore, su richiesta di don Francesco, di cercare notizie sulla vita e sul martirio di santa Filomena.
Il 3 agosto 1833, mentre pregava nella sua cella davanti ad una statuetta di santa Filomena, come si legge nell’autobiografia di suor Maria Luisa di Gesù e riportato da don Francesco De Lucia in una successiva edizione del suo volume, santa Filomena apparve a suor Maria Luisa di Gesù, raccontandole la storia del suo martirio. La Santa era stata figlia di un principe della Grecia che insieme alla moglie si era convertito al cristianesimo. Era nata il 10 gennaio e ad undici anni aveva consacrato al Signore la sua verginità.
L’imperatore Diocleziano dichiarò poi guerra al padre di Filomena, il quale si portò a Roma con la famiglia per trattare una pace. L’imperatore s’innamorò della fanciulla, che aveva circa tredici anni, ma al suo rifiuto la sottopose a una serie di tormenti.
Filomena venne flagellata, ma due angeli la guarirono. Fu poi legata a un’ancora e gettata nel fiume Tevere, ma fu nuovamente salvata. Venne quindi colpita con frecce, ma i dardi furono deviati anche dopo essere stati arroventati. Alla fine, venne decapitata il 10 agosto.
Lo sviluppo del culto
La «Pia Rivelazione» di suor Maria Luisa di Gesù fu approvata dal Sant’Uffizio il 21 dicembre 1833, a indicare che non conteneva nulla di contrario agli elementi della fede.
Il culto a santa Filomena si propagò enormemente, sia nella penisola italiana che in Francia, tanto che la chiesa della Madonna delle Grazie divenne Santuario a lei dedicato.
La statua donata nel 1806 dal Cardinale Luigi Ruffo Scilla, arcivescovo di Napoli, trasudò manna per tre giorni consecutivi, durante i festeggiamenti del 1823.
Nel 1827, tramite la mediazione di monsignor Ludovici, papa Leone XII donò al Santuario le pietre tombali del sepolcro, che papa Pio VII aveva fatto trasferire nel Lapidario Vaticano. Nel 1836, Mugnano fu preservata dall’epidemia di colera; questa liberazione fu attribuita alla Santa.
Il 30 gennaio 1837, in seguito ai miracoli ottenuti da Paolina Jaricot e da Giovanna Pascutti di Venezia, papa Gregorio XVI concesse il culto pubblico alla Santa il giorno 11 agosto, l’Ufficio Divino per i sacerdoti della Diocesi di Nola e la Messa dal Comune di una Vergine e Martire per tutti gli altri sacerdoti.
Il Beato papa Pio IX concesse la Messa e l’Ufficio proprio il giorno 11 gennaio 1855. Durante il suo esilio a Gaeta, Pio IX si recò a Mugnano il 7 novembre 1849, dove dichiarò santa Filomena “Seconda Patrona del Regno delle Due Sicilie”.
La Festa del Patrocinio di santa Filomena, che si festeggia la prima domenica dopo il 10 gennaio, venne istituita da papa Leone XIII l’8 settembre 1886.
Grande devoto della Santa fu il Papa san Pio X, che scrisse il Breve Apostolico «Pias Fidelium Societates» a favore di santa Filomena quando cominciò la questione filomeniana; inoltre, egli elevò la Pia Arciconfraternita di santa Filomena ad Arciconfraternita Universale il 21 maggio 1912.
L’apporto di Paolina Jaricot e di san Giovanni Maria Vianney
Personaggi noti dell’epoca, come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente, e san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, attribuirono la guarigione completa dei loro mali all’intercessione della santa.
Predicatori e missionari ne diffusero il culto in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina, India, Sudamerica e Oceania. Numerose Congregazioni, arciconfraternite, movimenti cattolici sorsero, intestati al suo nome. Poesie e inni sacri furono composti per diffonderne ulteriormente il culto.
La “questione filomeniana”
La “questione filomeniana” sorse con la celebrazione del primo Centenario di santa Filomena nel 1902, quando l’archeologo Orazio Marucchi ipotizzò la “teoria della riadoperazione dell’epitaffio di santa Filomena” basandosi esclusivamente su delle copie delle pietre tombali.
La tesi della teoria di Marucchi era che il nome sui mattoni rinvenuti nelle Catacombe di Priscilla era Filomena, ma i mattoni stessi erano stati riutilizzati nel IV secolo.
Per tale motivo, si arrivò all’ipotesi della mancanza d’identità; quindi, secondo Marucchi, quelle pietre non racchiudevano il corpo di santa Filomena.
Quanto al contenuto dell’ampolla rinvenuta nella tomba, a suo parere non si trattava di sangue, bensì di profumo.
La sua teoria fu subito contestata dall’archeologo Giuseppe Bonavenia, che studiò personalmente le tegole rinvenute nelle Catacombe di Priscilla durante la sua visita al Santuario del 27 aprile 1905. Arrivò alla conclusione che tali tegole non furono mai riadoperate; inoltre, attestò che l’ampolla conteneva sangue.
La teoria di Bonavenia venne avallata dall’archeologo gesuita Padre Antonio Ferrua, che nel 1963 rigettò in toto l’ipotesi di Marucchi, dichiarando che i mattoni erano stati disposti in ordine errato solo perché i fossori, probabilmente, non sapevano leggere.
Monsignor Giovanni Braschi, Rettore del Santuario di santa Filomena, nei primi anni 2000 promosse nuovi studi sui mattoni e su quello che rimaneva dell’ampolla. Gli esami svolti nel 2003 dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze eseguiti dal Professor Carlo Lalli esclusero il riutilizzo dei mattoni, anche a causa della presenza dello stesso tipo di malta.
L’ampolla, invece, conteneva materiale organico, verosimilmente ciò che restava dell’emoglobina.
Il culto oggi
La Sacra Congregazione dei Riti con una postilla all’interno del Decreto del 14 febbraio 1961 stabilì: «Festum autem S. Philumenae V. et M. quolibet calendario expungatur», ossia «Il giorno della festa di santa Filomena sia eliminato da qualsiasi calendario». Dunque già nell'edizione del Messale Romano pubblicata nel 1962 da San Giovanni XXIII, quella definita da Benedetto XVI quale forma extra-ordinaria del Rito Romano, Santa Filomena non compariva più nell'appendice "per alcuni luoghi", come era stato in precedenza. Il nome della santa non era invece mai stato incluso nel Martirologio Romano, cosa d'altronde comune per tutti i Corpi Santi.
Quella postilla, enormemente pubblicizzata dalla stampa dell’epoca a causa della diffusione della devozione alla Santa nel mondo, fu in molti casi male interpretata e portò tanta confusione nell’ambito della Chiesa, tanto che alcune persone ritennero addirittura che la Santa non fosse mai esistita.
Nell’aprile 1961 l’allora Vescovo di Nola monsignor Adolfo Binni creò una commissione formata dal Rettore del Santuario monsignor Luigi Esposito, dal Vicario Generale della Diocesi e da alcuni parroci locali con lo scopo di ricevere dal Vaticano una linea di condotta da seguire. La risposta della Sacra Congregazione dei Riti fu: «Seguitate come prima…».
Un ulteriore chiarimento, richiesto nel 1964 dall’allora rettore del santuario di santa Filomena, monsignor Luigi Esposito, ebbe come risposta dalla Sacra Congregazione dei Riti: «È stato tolto il culto liturgico, è rimasto inalterato il culto popolare. La Santa può essere venerata e può essere onorata anche con la festa esterna e con la Messa dal Commune».
La devozione alla Santa è tutt’oggi molto diffusa, non solo a Mugnano del Cardinale, dove arrivano numerosi pellegrinaggi da molti Paesi del mondo, ma anche nelle altre località dove il suo culto è storicamente radicato.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
Fonte:
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Fonti tratte dall’Archivio del Santuario di Santa Filomena, Mugnano del Cardinale (AV)
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Note:
Per approfondire: www.philomena.us
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