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Sant' Alipio di Tagaste Vescovo

15 agosto

Etimologia: Alipio = che ha le ali ai piedi, dal latino

Martirologio Romano: Commemorazione di sant’Alipio, vescovo di Tagaste in Numidia, nell’odierna Algeria, che fu dapprima allievo di sant’Agostino e poi suo compagno nella conversione, collega nel ministero pastorale, strenuo commilitone nelle lotte contro l’eresia e infine compartecipe della gloria celeste.


Le notizie sulla vita di Alipio sono contenute quasi totalmente nelle opere del suo grande amico, s. Agostino, con il quale divise gli errori della gioventù, la conversione e le fatiche dell'apostolato (cf. le Confessioni e le Epistole, in PL, XXXII c XXXIII).
Alipio nacque a Tagaste da genitori che erano tra i maggiorenti del paese: " parentibus primatibus municipalibus " (Confess., Vl, 7, 11). Piccolo di statura (De beata vita, 15), ma di animo forte (Confess. IX, 6, 14) e di indole virtuosa (Confess. Vl. 7, 1l), strinse un'affettuosa ed intima amicizia con s. Agostino tanto che questi lo chiama ripetutamente "frater cordis mei" (Confess., IX, 4, 7).
Più giovane di qualche anno del suo amico che era nato, come si sa, nel 354, ne frequentò le scuole di grammatica nel paese natale e le scuole di retorica a Cartagine; lo precedette a Roma, dove si recò per studiare diritto, e lo accompagnò a Milano. A Roma fu assessore del comes delle elargizioni per l'Italia e diede, in questa circostanza, rari esempi di illibatezza e di disinteresse. Resistette energicamente alle pretese d'un senatore potentissimo che tentava di indurlo a commettere illegalità, restando indifferente, tra le meraviglia universale, sia alle minacce che alle lusinghe: "anima rara ", scrive s. Agostino, " che non faceva caso dell'amicizia e non paventava l'inimicizia di un uomo così potente, famosissimo per gli innumerevoli mezzi che aveva di far del bene o di far del male" (Confess., VI, 10, 16). L'amicizia con Agostino valse a ritrarlo, momentaneamente, dalla passione per i giuochi del circo, ma lo trascinò nel manicheismo (Confess., VI, 11-16).
Con l'amico Alipio visse il travaglio del ritorno alla fede (ibid., VII, 25); castissimo di costumi, egli fu di sostegno nella lotta contro le passioni, e lo sconsigliò dal prendere moglie per non rinunziare a vivere liberamente nell'amore della sapienza (ibid., VI, 21); fu presente alla crisi della conversione (ibid., VII, 13-19), e ne seguì l'esempio (ibid., VIII, 30); si ritirò con lui a Cassiciaco, dove prese parte alle dispute di filosofia (ibid., IX), e insieme con lui ricevette il battesimo il 25 aprile 387 (ibid., IX, 14). L'anno seguente Alipio tornò in Africa e a Tagaste si ritirò con gli amici a vita cenobitica (ibid., IX, 17 Possidio, Vita A., III).
Nel 391 seguì Agostino nel monastero d'Ippona (Ep., XXII, 1). Poco dopo viaggiò in Oriente e strinse amicizia con s. Girolamo (Ep., XXVIII, 1). Fu caro a s. Paolino da Nola, che ne ammirava la santità e lo zelo (Ep., XXIV, tra le agostin. XXVII, 5).
Eletto vescovo di Tagaste, quando s. Agostino era ancora prete (394 ca.; cf. Ep., XXV, 1), a fianco di lui, per quasi quarant'anni, rifulse nella Chiesa d'Africa come riformatore del clero, maestro di monachismo (s. Melania Iuniore passò sette anni a Tagaste sotto la sua direzione; cf. Ep., LXXXIII, 125, 188) e difensore della fede contro i donatisti e i pelagiani.
Nel 411 partecipò alla Conferenza di Cartagine, e fu tra i sette vescovi cattolici che sostennero le dispute con i donatisti (Gesta coll. carth., Mansi, Conc., IV 1760, pp. 7 sgg.). Nel 418, per incarico di papa Zosimo (Ep., CXC, 1; Possidio, Vita A., XIV), si recò a Cesarea di Mauritania per affari ecclesiastici, e prese parte alla disputa di Agostino con Emerito, vescovo donatista (De gestis cum Emerito donatista). Contro i pelagiani si adoperò con tanto zelo che fu dagli eretici unito ad Agostino nell'odio (Op. imp. contra Iul., 1, 42, 47; 3, 35) e da Girolamo nel merito: auctoribus vobis haeresis caelestiana iugulata est (Ep., CCII,1, tra le agostin.). Nel 416 partecipò al concilio di Milevi (Numidia), e ne scrisse al papa Innocenzo (Ep., CLXXVI-VII). Per la causa pelagiana venne più volte in Italia, latore di opere agostiniane al pontefice Bonifacio e al comes Valerio (Contra duas ep. Pelag., I, 1-3; De nupt. et concup., II, 1). Nel 428, da Roma, inviò all'amico una replica di Giuliano, e insisté perché rispondesse (Ep., CCXXIV, 2). Sono le ultime notizie che abbiamo di lui. Si presume che fosse ad Ippona per la morte di s. Agostino, e che sia morto nello stesso anno 430.
Della sua opera letteraria non ci resta che la parte da lui presa nei dialoghi agostiniani Contra Academicos e De Ordine (cf. Contra Acad., I, 4). E' commemorato fina dal 1584 nel Martirologio Romano al 18 ag. Dal sec. XVII con approvazione pontificia (cf. il breve di Clemente X Alias a Congregatione del 19 ag. 1672) i Canonici Regolari e gli Eremiti di s. Agostino ne celebrano il culto.


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2010-09-04

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