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San Costanzo di Aquino Vescovo

1 settembre

Martirologio Romano: Ad Aquino nel Lazio, san Costanzo, vescovo, di cui il papa san Gregorio Magno loda il dono della profezia.


Quanto sappiamo di Costanzo deriva da due passi di Gregorio Magno, il quale riferisce che questo santo vescovo di Aquino era venuto a morte non molto tempo prima, durante il pontificato di papa Giovanni. Dotato di spirito profetico, giunto in fin di vita, ai suoi vicini che, piangendone ormai imminente la perdita, gli domandavano trepidanti chi avrebbero avuto dopo di lui, Costanzo rispose: «Dopo Costanzo un mulattiere e, dopo il mulattiere, un lavapanni, ahi misera te, o Aquino, e questo ti basti!» Ciò detto spirò. Gli succedette nella cura pastorale il suo diacono Andrea, che prima aveva governato muli e cavalli, e, morto questi, fu elevato alla dignità episcopale Giovino, che nella stessa città era stato lavatore di panni. Egli era ancor vivo quando, devastata Aquino dai Longobardi, gli abitanti parte furono uccisi dagli invasori, parte perirono per fiera pestilenza, sicché, dopo la morte di lui, non si trovò più né chi fosse vescovo, né per chi alcuno dovesse esserlo. Si adempì così quanto l'uomo di Dio aveva annunziato: dopo la morte dei due suoi successori, la sua Chiesa non avrebbe avuto più alcun pastore.
Già nel narrare le gesta di san Benedetto, Gregorio aveva ricordato che un chierico di Aquino, vessato dal demonio, era stato indirizzato dal vescovo Costanzo a molti santuari di martiri. Questi, però, non vollero restiturgli la salute, per dimostrare quanta grazia fosse in Benedetto, che, infatti, avuto davanti il chierico, con le sue preghiere subito lo liberò dal nemico. Abbiamo perciò da Gregorio Magno stesso due dati certi per la cronologia della vita di Costanzo: era già vescovo di Aquino mentre era ancor vivo san Benedetto (m. 547) e morì durante il pontificato di Giovanni III (561-73). Il Cayro, invero, ha creduto si trattasse di due vescovi di Aquino di nome Costanzo, dei quali il primo sarebbe vissuto al tempo di san Benedetto, l'altro durante il pontificato di Giovanni III. Ma quantunque Gregorio non dichiari espressamente l'identità della persona, questa appare evidente dalle locuzioni da lui usate.
In alcuni codd. del Martirologio Geronimiano si trova al 1° settembre: «In Casino Constantii». Non è certo, però, che questo Costanzo sia proprio il vescovo di Aquino. Gli Acta Sanctorum (citt. in bibl., p. 245) riportano un elogio del santo, premesso alla narrazione di Gregorio Magno, a modo d'introduzione. L'anonimo autore di questa premessa si vale del significato letterale del nome Costanzo per lodare la costanza del santo vescovo nella pietà e la perseveranza di lui fino ai suoi giorni estremi; dopo aver ricordato genericamente i prodigi da lui operati dopo la morte, per introdurre a parlare Gregorio Magno stesso, dice, in particolare, che il santo rifulse per il dono della profezia.
Non pare che questo breve testo possa essere il prologo di una leggenda: ne sembra, piuttosto, l'ultimo tratto. Negli Acta Sanctorum è stato riprodotto da un piccolo ms., non troppo antico, fornito dall'Ughelli: da chi l'abbia avuto quest'ultimo, non risulta. L'autore non ci è noto: potrebbe forse trattarsi di un brano superstite della leggenda del santo, scritta da Pietro Diacono intorno al 1125 e da lui dedicata al vescovo di Aquino, Guarino. Questa leggenda è ricordata da Pietro Diacono stesso, ma non ci è pervenuta tra le sue opere. Forse essa fu composta e dedicata a Guarino quando, dopo il lungo periodo di abbandono seguito alla devastazione longobarda, la sede episcopale aquinate si ricostituì e ricercò le memorie del suo santo patrono. Se anche la leggenda, scritta dal diacono cassinese a distanza di parecchi secoli dalla vita del personaggio di cui tratta, non poteva essere troppo attendibile, essa è però per noi testimonianza del culto prestato a Costanzo nella rinata diocesi.
Il 10 dicembre 1742 il vescovo Spadea procedette alla ricognizione delle reliquie del santo patrono, rinvenute sotto l'altare dell'antica cattedrale dedicata a san Pietro. Dopo averle onorevolmente riposte in una nuova urna lignea, le fece trasferire nella nuova cattedrale dedicata a Costanzo, dove furono collocate sotto l'altare maggiore. Il medesimo vescovo ci fa anche sapere che, fino al 1644, il corpo del santo era stato conservato in una chiesa a lui dedicata, lontana dalle mura della città e ormai non più esistente.
La cattedrale di San Costanzo, distrutta nel maggio 1944 (per eventi bellici), è stata ricostruita dal vescovo Biagio Musto e dedicata, nell'ottobre 1963, ai ss. Costanzo e Tommaso d'Aquino.


Autore:
Vincenzo Fenicchia


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2011-09-19

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