Capitolias (Damasco) VII secolo - † 13 gennaio 715
Prete cristiano vissuto in Siria nel VII secolo, dopo aver perso la speranza di morire martire a causa di una malattia, si ristabilì miracolosamente e iniziò a predicare in pubblico. Questo gesto provocò l'ira dei musulmani, che lo arrestarono e lo sottoposero a un supplizio orrendo, che lo portò alla morte il 13 gennaio 715.
Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Capitolíade nella Batanea, in Siria, san Pietro, sacerdote e martire: accusato davanti al capo dei Saraceni Walid di insegnare apertamente per le strade la fede di Cristo, fu amputato della lingua, delle mani e dei piedi e, appeso alla croce, coronò la sua vita con il martirio che aveva ardentemente desiderato.
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L’antica ‘passio’ attribuita a s. Giovanni Damasceno, racconta che verso la fine del VII secolo, Pietro era prete a Capitolias, borgo a vari km. dal lago di Tiberiade ed a 100 km a sud di Damasco.
Era sposato ed aveva tre figli, un maschio e due figlie; a 30 anni si sentì chiamato ad una vita di solitudine e con il consenso della moglie si ritirò in un eremo, dopo aver sistemato le due figlie più grandi in un monastero posto fuori città.
Quando il figlio ebbe 12 anni, lo alloggiò in una cella vicina alla sua, per dargli lui stesso una educazione spirituale. Tralasciando ciò che la ‘passio’ racconta sui rapporti di Pietro con la famiglia, si arriva che in prossimità dei 60 anni, Pietro cadde ammalato, perdendo la speranza di morire martire, ma fece un tentativo, mandò a chiamare tramite il suo servo, i notabili musulmani per dettare in loro presenza il testamento; infatti fece pubblicamente una professione di fede cristiana, lanciando violente invettive contro l’Islam.
I contrariati musulmani, invece di ucciderlo subito, decisero di soprassedere visto il suo stato, infatti dopo un po’ arrivò la notizia della sua morte; ma non era vero e Pietro ristabilitosi prodigiosamente, si mise a predicare in pubblico sulle piazze. I musulmani di Capitolias, redassero un rapporto ad ‘Omar figlio del califfo Walid I, il quale incaricò un suo dignitario Zora, di verificare se l’imputato fosse nelle sue facoltà mentali.
Constatato il buon stato mentale, Zora fece arrestare Pietro, inviando un rapporto ad ‘Omar. Nel frattempo il califfo Walid I cadde gravemente ammalato, mentre si trovava a Damasco, riuniti i suoi figli attorno a sé, apprese da ‘Omar la storia di Pietro il prete e ordinò che fosse condotto da lui.
Il venerdì 4 gennaio 715, Pietro arrivò nella residenza del califfo; venne sottoposto alle pressioni di ‘Omar per farlo apostatare per aver salva la vita, al suo rifiuto comparve dinanzi a Walid I, poi morto il 23 febbraio 715; l’esito dell’incontro fu la sua condanna a morte e ‘Omar ebbe l’incarico dell’esecuzione, a sua volta affidata a Zora.
Il supplizio del prete Pietro doveva consistere, una volta tornato a Capitolias e adunata la popolazione, compresi i figli del condannato, nel strappargli la lingua dalla radice, il giorno dopo saranno tagliati la mano e il piede destro, patirà per un intero giorno, poi si taglierà l’altra mano e l’altro piede e verranno bruciati gli occhi con ferro rovente.
Poi steso su una barella sarà portato in giro per la città, preceduto da araldi che inviteranno gli spettatori a riflettere su questo esempio. Dopo, il condannato sarà messo in croce lasciandocelo per cinque giorni, trascorsi i quali, il cadavere sarà bruciato in un forno incandescente; tutto di lui verrà ridotto in cenere compreso la croce e le vesti e buttato nello Yarmouk, proibito a chiunque di procurarsi una reliquia.
Il supplizio iniziato il giorno 10 gennaio ebbe termine il 13 gennaio 715. Prima di questa ‘passio’ georgiana, si conosceva di questo personaggio soltanto la breve notizia dei sinassari bizantini, celebrato al 4 ottobre.
In seguito la figura di s. Pietro da Capitoilas si è duplicata in un Pietro metropolita di Damasco e in un Pietro ‘cartulario’ di Maiouma anch’egli martire al tempo di musulmani e tutto ciò è diventata materia di discussione e studio degli esperti, al punto che anche il ‘Martirologio Romano’ aveva una triplice commemorazione in date diverse.
La nuova edizione del 2002 del ‘Martirologio Romano’ lo celebra il 13 gennaio, giorno accertato del suo martirio.
Autore: Antonio Borrelli
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