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Santa Publia di Antiochia Vedova, monaca

9 ottobre

IV sec.

Pietosa vedova di Antiochia che si fece monaca. Fu schiaffeggiata su ordine di Giuliano l'apostata, perché cantava salmi che condannavano l'idolatria.

Martirologio Romano: Ad Antiochia in Siria, commemorazione di santa Publia, che, rimasta vedova, entrò in monastero e, al passaggio dell’imperatore Giuliano l’Apostata, cantando insieme alle sue vergini i versetti del salmo «Gli idoli delle genti sono argento e oro» e «Diventi come loro chi li fabbrica», fu per ordine dell’imperatore stesso schiaffeggiata e pesantemente umiliata.


Teodoreto di Ciro, nella sua Storia Ecclesiastica ci rende noto un atto di resistenza cristiana ad Antiochia, al tempo delle misure coercitive esercitate in quella città da Giuliano l’Apostata (361-363) che vi risiedette dal giugno 362 al marzo 363, onde dirigere le operazioni militari contro i Persiani.
Publia era una pia donna di Antiochia, rimasta presto vedova con un solo figlio, di nome Giovanni, che divenne prete. Alcuni hanno voluto vedere in lui Giovanni Crisostomo, senza una ragione, tanto più che il testo che ne parla dice esplicitamente che il figlio di Publia rifiutò di essere elevato all’episcopato.
Publia era entrata in un monastero femminile della città, di cui divenne superiora, col titolo di diaconessa. Al passaggio dell’imperatore, ella faceva cantare dalle sue monache salmi particolarmente scelti in cui era condannata l’idolatria (salmo 108) e confusi i nemici di Dio (salmo 67), e Giuliano non poteva ridurre al silenzio il coro, poiché ogni volta che egli interveniva, Publia incoraggiava le sue religiose a continuare il loro canto. Una volta Giuliano, irritato più del solito dall’atteggiamento ribelle delle monache, fece chiamare Publia e la fece duramente schiaffeggiare. Questo provvedimento umiliante non ebbe alcun effetto e tutto proseguì come prima.
Publia non morì martire, ma concluse i suoi giorni in pace in un tempo non precisato.
I sinassari bizantini commemorano Publia al 9 ottobre, con una notizia che non è altro che il testo di Teodoreto, appena abbreviato. In Occidente, fu necessario attendere C. Baronio perché la sua memoria fosse introdotta, allo stesso giorno, nel Martirologio Romano, con il titolo di badessa e con un elogio ispirato, come fa notare B. de Gaiffier, alla breve notizia a lei dedicata nel Menologio del cardinale Sirleto.


Autore:
Joseph-Marie Sauget


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2019-04-04

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