m. 251
Sono i tempi della persecuzione dell'imperatore Decio, metà del III secolo. Una persecuzione che colpisce anche i vertici della Chiesa: vescovi, patriarchi e lo stesso papa Fabiano. Per molti mesi fu impossibile eleggere un nuovo pontefice. Per questo motivo, la Chiesa romana venne amministrata da un collegio di sacerdoti, tra cui spiccava per prestigio ed anzianità Mosè, una sorta di decano. Durante la persecuzione, molti cristiani avevano rinnegato la propria fede. Nacquero durissime polemiche fra chi sosteneva una linea di intransigenza e chi, come Mosè, era su posizioni più moderate, invocando tolleranza per coloro che avevano rinnegato o si erano sottratti prudentemente al pericolo. Morì nel 251, vittima di una lunga prigionia, anche se non fu martire nel vero senso della parola. Soltanto in epoca recente gli è stato attribuito questo titolo: per aver testimoniato lo stesso la propria fede fino alla morte in catene.
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di san Mosè, sacerdote e martire, che, dopo l’uccisione del papa san Fabiano sotto l’imperatore Decio, insieme al collegio presbiterale si prese cura dei fedeli; giudicò necessario riconciliare quanti durante la persecuzione avevano rinnegato la fede ed erano in quel momento malati e in punto di morte e, tenuto a lungo in carcere, spesso li consolò riferendo loro le lettere di san Cipriano di Cartagine; coronò, infine, la sua vita con un insigne e mirabile martirio.
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