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San Bernardo degli Uberti Vescovo

4 dicembre

Firenze, 1060 circa - Parma, 4 dicembre 1133

Nato intorno al 1060 a Firenze dalla nobile famiglia degli Uberti, Bernardo ereditò vasti possedimenti che donò a parenti, amici e al monastero cittadino di San Salvi, dove giovanissimo entrò nell'ordine Vallombrosano. Divenne abate e in seguito generale della congregazione. Sotto di lui essa si sviluppò in Emilia e Lombardia. Urbano II lo creò cardinale, lo fece vicario pontificio in Alta Italia e legato a Canossa nei domini di Matilde. Si adoperò per dirimere molte contese. Vescovo di Parma per 30 anni, vi morì nel 1133. La devozione dei fedeli di Parma, circondò subito la sua tomba, i pellegrinaggi si susseguirono e molti miracoli si avverarono, al punto che il suo successore Lanfranco a sei anni dalla morte lo canonizzò. L’arcidiocesi di Firenze ricorda San Bernardo degli Uberti l’8 febbraio insieme a San Pietro Igneo. I Vallombrosani lo considerano «terzo padre» con Benedetto e Giovanni Gualberto.

Patronato: Parma

Etimologia: Bernardo = ardito come orso, dal tedesco

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Parma, san Bernardo, vescovo, che da monaco si dedic̣ sempre alla perfezione di vita, da cardinale al bene della Chiesa e da vescovo alla salvezza delle anime.


Bernardo nacque intorno al 1060 a Firenze dalla nobile e ricca famiglia, che nel secolo successivo prenderà il nome degli Uberti, alla morte del padre divenne erede e padrone di vasti possedimenti. Giovanissimo entrò nell’Ordine Vallombrosano, facendo la sua professione nel monastero di S. Salvi in Firenze.
Sono documentate al 1° luglio del 1085 tutta una serie di consistenti donazioni, con cui Bernardo a causa del suo stato di monaco, si libera dei suoi beni donandoli a parenti, amici e allo stesso monastero.
Divenne abate di S. Salvi e poco dopo abate generale della congregazione a Vallombrosa; sotto il suo governo l’Ordine ebbe un grande sviluppo, uscendo fuori dai confini toscani e allargandosi in Emilia e Lombardia con autorità abbaziale fortemente centralizzata, autorità ribadita in uno dei primi capitoli nel marzo 1100.
Il papa Urbano II lo creò cardinale confermando così l’importanza dell’abate maggiore; con il titolo ricevuto, aumentarono anche gli impegni di Bernardo, come vicario pontificio in Alta Italia e come artefice di azioni pacificatrici in Emilia e Lombardia, centri della critica situazione ecclesiastica di quel tempo.
I documenti testimoniano il suo itinerare a Milano, Monza, Pavia, Brescia, Modena, Mantova, in particolare nei domini della contessa Matilde di Canossa, presso cui divenne legato pontificio e grazie alle sue mediazioni, la contessa il 17 novembre 1102, rinnovò la donazione di tutti i suoi beni alla Santa Sede.
Solo a Parma, Bernardo trovò resistenza alla sua opera, infatti il 15 agosto 1104, mentre parlava al popolo nella cattedrale, vi fu un tumulto e venne aggredito e imprigionato, per liberarlo dovettero intervenire le truppe della contessa, ma due anni dopo la situazione era totalmente cambiata al punto che Parma chiese come vescovo proprio Bernardo; così il papa Pasquale II, nel novembre del 1106, consacrò la nuova cattedrale e consacrò il legato pontificio, che ponendo la sua sede a Parma, faceva diventare la città centro dell’azione di riforma dell’Alta Italia.
Mantenne questo doppio incarico per alcuni anni ancora, almeno fino al 1109, per diventare poi solo vescovo ‘ecclesiae Parmensis’. Comunque lo si vide sempre impegnato nelle grandi controversie dell’epoca, come nella lotta per le investiture, che nel 1111 ebbe la sua forma più acuta; partecipò alla conferenza imperiale nella sagrestia di S. Pietro, ma poi fu fatto arrestare insieme al papa da Enrico V.
La riforma monastica rimase per lui il maggiore impegno e pur essendo vescovo di Parma, continuò a vestire e vivere come monaco, tenendo vita in comune con i monaci, che fin dall’inizio del suo episcopato, volle presso di sé e avendo dovuto rinunciare ad essere abate, rimase sempre legato ai suoi vallombrosani, ottenendo per loro un privilegio di protezione imperiale.
Fu coinvolto ancora nella difficile successione del defunto imperatore, appoggiando il candidato del papa Onorio II; alcuni incarichi di fiducia papale, gli procurarono altra prigionia e un lungo allontanamento dalla diocesi. Nella scisma del 1130, che vide opposti papa Innocenzo II e l’antipapa Anacleto II, si schierò con tutti i vallombrosani con papa Innocenzo, seguito anche dai camaldolesi.
Ormai vecchio di età e malato, accolse a Verona l’imperatore Lotario e l’accompagnò a Roma per l’incoronazione; morì a Parma il 4 dicembre 1133. La devozione dei fedeli di Parma, circondò subito la sua tomba, i pellegrinaggi si susseguirono e molti miracoli si avverarono, al punto che il suo successore Lanfranco alla vigilia del sesto anno dalla sua morte (3 dicembre 1139), procedette, secondo la prassi dell’epoca alla sua canonizzazione, con la solenne ‘elevatio’ delle reliquie.
La sua festa fissata al 4 dicembre, è già inserita nel più antico calendario di Parma del secolo XIII. Nella Congregazione Vallombrosana, il culto venne inserito nel secolo XIII e lo si invoca come ‘terzo padre’ accanto a s. Benedetto e s. Giovanni Gualberto, fondatore del ramo benedettino di Vallombrosa.
Gli artisti nei secoli successivi, l’hanno raffigurato in dipinti, affreschi e sculture in tutte le città emiliane e lombarde, il cui culto continua tuttora, specie a Parma di cui è il patrono principale.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-05-25

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