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Sant' Adamo Primo uomo

Personaggi biblici

Originariamente era il nome comune per indicare l'uomo o l'umanità, venne quindi considerato nella genealogia di Genesi 4,25-5,5 come nome proprio del primo uomo, dell'antenato della specie umana. I racconti relativi ad Adamo parlano dell'uomo in genere, nell'antenato si prefigura la storia dell'intera specie.

Etimologia: Adamo = nato dalla terra, dall'ebraico


Il nostro progenitore, in realtà non gode di un culto liturgico proprio, ma sia in Occidente che in Oriente, egli è venerato insieme a tutti gli antenati di Gesù Cristo ed i giusti del Vecchio Testamento, in un’unica celebrazione collettiva.
Il ‘Martirologio Romano’ al 24 dicembre, vigilia della Natività del Signore, commemora gli avi di Gesù, figli di Davide, figli di Abramo, figli di Adamo, che placarono l’ira di Dio e vissero come giusti e morirono in pace nella fede.
E verso la stessa data, in Oriente, più precisamente nella prima domenica dell’Avvento orientale, si commemorano gli stessi antenati; nel Canone della Messa è scritto: “Onoriamo per primo Adamo che, onorato dalla mano del Creatore e costituito primo nostro padre, gode del beato riposo, con tutti gli eletti nei tabernacoli celesti”.
Adamo è il padre del genere umano, che non deriva da un altro uomo per generazione, ma da Dio per creazione. Il senso etimologico del nome Adamo non è certo, secondo gli Autori, a volte assume il significato dell’uomo in genere, a volte il nome proprio del primo uomo.
Nell’antichità lo si mise in rapporto con ‘adham’ = rossastro, per il colore dell’argilla che servì per la formazione del suo corpo, ma oggi si preferisce collegarlo al termine ebraico “adhamah” = terra, per cui Adamo sarebbe colui che è stato in rapporto con la terra al principio, a metà e alla fine della sua vita; in sintesi Adamo, formato dalla terra, dovrà lavorarla per provvedere al suo sostentamento e infine tornerà alla terra dopo la sua morte (Genesi).
La creazione di Adamo è narrata nella Genesi in due racconti distinti ma complementari; nel primo (I, 26 e seg.) solenne e ieratico, si afferma che nel sesto giorno della creazione, dopo tutti gli altri esseri, Dio creò l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, riguardo l’intelletto e alla volontà e per questo li pose al disopra di ogni altra creatura.
Il secondo racconto (2-3) è assai immaginoso; l’autore vi riassume antichissime tradizioni del Medio Oriente in un quadro letterario che fonde poesia, didattica, leggenda.
Vi si narra come Dio plasmò Adamo con la terra (adhamah) e gli insufflò nelle narici lo spirito vitale; poi giacché “non è bene che l’uomo resti solo”, gli mostrò gli animali cui Adamo diede un nome e vedendo che nessuno di essi poteva ‘stargli di fronte’, creò la donna, Eva, plasmandola con una delle sue costole dopo averlo immerso in un profondo sonno; al suo risveglio Adamo riconobbe in Eva la propria compagna.
Dio li pose in un giardino dell’Eden, il paradiso terrestre, ove si trovavano l’albero della vita e l’albero della scienza del bene e del male, e qui Adamo ed Eva vennero messi alla prova e soccombettero alle lusinghe del serpente.
Perciò furono puniti da Dio con la perdita del paradiso terrestre, dell’immortalità corporea, dell’amicizia divina e della felicità che vi era connessa; e conobbero la sofferenza, il duro lavoro, la malattia, la morte.
Da loro nacquero Caino, Abele, Seth e altri figli non nominati; secondo la cronologia della Bibbia, Adamo visse 930 anni.

Il peccato originale
Dio aveva creato l’uomo libero e lo lasciò in balia del suo arbitrio, ma egli doveva dimostrare la sua sottomissione a Dio, osservando la facile condizione impostagli, che l’autore sacro della Genesi illustra così: “D’ogni albero del Paradiso puoi mangiare; ma dell’albero della scienza del bene e del male non mangiarne, perché il giorno che tu ne mangiassi, moriresti di certo” (Gen. 2, 16 seg).
Adamo dovette conoscere il disegno di Dio e rendersi conto dell’immensa portata della sua elezione e della responsabilità del suo atto, quale capo giuridico e principio naturale di tutta l’umanità.
Ma c’era un nemico di Dio, invidioso della felicità dell’uomo, il principe degli angeli caduti Lucifero, che sotto le sembianze di un serpente sedusse la donna Eva e tramite lei attirò anche l’uomo nella trasgressione del precetto di Dio.
Il peccato di Adamo è ritenuto nella Genesi come conseguenza dell’ambizione superba di diventare come Dio nella scienza e legato all’amore disordinato verso la compagna, al cui invito non seppe resistere; ma san Paolo nella sua lettera ai Romani, lo specifica come un peccato di disubbidienza.

La punizione di Dio
Il racconto biblico ci presenta una specie d’interrogatorio, di indagine, di giudizio, fra Dio e le due creature umane e dopo il tentativo di scaricarsi in successione la responsabilità della colpa, l’uomo accusa la donna, la donna incolpa il serpente, il Creatore emette la sua triplice sentenza.
Prima contro il serpente-diavolo, causa principale di quel disastro: striscerà per terra e mangerà la polvere; fra il suo seme o discendenza e la discendenza della donna che aveva ingannata, vi sarà ostilità perpetua.
Alla donna Eva, le pene imposte sono proprie del suo sesso, sia come madre, sia come sposa, quindi sofferenza per le gravidanze, passione per l’uomo che vorrà sempre dominarla.
All’uomo Adamo, le pene sono duplici, sia come individuo sia come capo del genere umano e il suo castigo riguarda l’umanità, come tale in ambo i sessi; quindi il lavoro faticoso e continuo, gli stenti, la morte corporale e spirituale; poi la perdita dei doni preternaturali, la privazione della felicità naturale e soprannaturale, subentrando invece i mali fisici e morali, individuali e sociali, che rendono gravosa e infelice la vita, fino a spegnerla nella morte e nella decomposizione del sepolcro.
“Perché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero che ti avevo proibito, maledetto sia il suolo per causa tua! Con affanno ne trarrai il nutrimento, per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi farà spuntare per te, mentre tu dovrai mangiare le erbe dei campi. Con il sudore della tua faccia mangerai il pane, finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto, perché polvere sei e in polvere devi tornare!”.

Mentre castigava, Dio faceva trasparire tutta la sua bontà con il perdono dei colpevoli, con la totale mutua riconciliazione, facendo sentire loro la promessa del Salvatore, figlio della Donna che più forte del serpente-demonio, gli schiaccerà il capo, riedificando le rovine causate dal loro peccato.
Adamo da parte sua, accettò il castigo come giusta penitenza; una volta cacciato dall’Eden, stentò la vita, soffrì il dolore atroce di vedere il primo omicidio del mondo accadere fra i suoi figli Caino ed Abele, infine accolse la morte in espiazione del suo peccato originario.
Già nell’Antico Testamento si parla della penitenza di Adamo e dell’espiazione della sua colpa; perciò i Padri della Chiesa lo considerarono santo, e come tale è venerato con Eva dalla Chiesa Orientale; Dante Alighieri lo collocò nel Paradiso della sua Divina Commedia.
Dopo la sua espulsione dal paradiso terrestre, la Bibbia non dice più niente di lui, tranne quando parla dei figli avuti da Eva; Caino il primogenito, Abele ucciso da lui, Seth posto in luogo di Abele; e proprio la causa scatenante del fratricidio, cioè l’invidia per il gradimento di Dio per le offerte e sacrifici di Abele, ci fa comprendere che Adamo dovette ricevere da Dio la rivelazione delle verità religiose, dogmatiche e morali, da trasmettere ai figli e per essi ai discendenti, quindi l’offerta dei sacrifici cruenti ed incruenti, l’osservanza e la santificazione di alcuni giorni.
Nel Nuovo Testamento, san Paolo chiama Gesù Cristo “Nuovo Adamo” perché capostipite di una nuova generazione umana e apportatore della Redenzione e della vita, come il primo lo fu del peccato e della morte.
Tutti gli scrittori ecclesiastici e i Padri della Chiesa, sono del parere che Adamo ottenne il perdono di Dio, avendo vissuto come un santo penitente la sua lunghissima vita, animato dalla fede e dalla speranza del Liberatore promesso, per i cui meriti egli ottenne la salvezza finale.
A questa persuasione, appartiene la tradizione, assai diffusa tra gli scrittori ecclesiastici antichi, fondata sulla leggenda della sepoltura di Adamo sul Calvario, secondo la quale il sangue redentore di Cristo Crocifisso, sarebbe caduto sul cranio di lui, ricevendo così per primo gli effetti della Redenzione.
Numerosissima è l’iconografia, specie funeraria, che raffigura Adamo con Eva vicino all’albero della Conoscenza, con il serpente tentatore avvinghiato; ma anche nella scena della cacciata della coppia dall’Eden.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-07-20

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