Lviev, Ucraina, 20 novembre 1869 - Chervonohrad, Ucraina, 25 marzo 1919
Mykhailyna Hordáshevska nacque il 20 novembre 1869 a Lviv in Ucraina. Per contribuire al mantenimento della sua numerosa famiglia, lavorò nella bottega di un vetraio, aspirando alla vita religiosa. L’incontro con padre Eremiya Lomnitsky, nel 1888, durante un ritiro per giovani, la condusse ad aprirgli il suo cuore. Il sacerdote le riferì che i padri Basiliani, cui apparteneva, stavano progettando la nascita di una congregazione femminile, la prima dedicata all'apostolato attivo per quanto riguardava il rito bizantino-ucraino. Il 24 agosto 1892 Mykhailyna vestì l’abito religioso, prendendo il nome di suor Giosafata. Con le prime Ancelle di Maria Immacolata, questo il nome della congregazione, si dedicò alla cura dei malati, all’educazione dei bambini e alla catechesi, sopportando malintesi, calunnie e malattie fisiche. Morì di tubercolosi ossea a Chervonohrad il 25 marzo 1919. Fu beatificata dal Papa san Giovanni Paolo II il 27 giugno 2001. I suoi resti mortali sono venerati dal 1982 nella casa generalizia delle Ancelle di Maria Immacolata a Roma, in via Cassia Antica 104, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 20 novembre, giorno del suo compleanno.
Martirologio Romano: Nella cittadina di Chervonohrad vicino a Leopoli in Ucraina, beata Giosafata (Michelina) Hordáshevska, vergine, che nell’Istituto delle Suore Ancelle di Maria Immacolata da lei fondato servì ovunque ci fosse maggior bisogno.
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Infanzia e famiglia Mykhailyna Hordáshevska nacque il 20 novembre 1869 a Lviv, nell’Ucraina occidentale. Fu battezzata e cresimata otto giorni dopo la nascita, il 28 novembre, nella chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Lviv, secondo il rito bizantino. Era la quinta di nove figli: la famiglia si sosteneva con il lavoro di falegname del padre, Jacobus Hordáshevski, e con un aiuto parziale della madre, Ksenia, la quale seguiva una piccola fattoria, oltre a prendersi cura dei figli. Non c’era possibilità di farli studiare nessuno di essi, quindi anche Mykhailyna, conclusa la scuola dell’obbligo con ottimi voti, dovette andare a lavorare presso un vetraio. Da piccola imitava a modo suo la vita degli eremiti: con la sorella Anna mangiava radici, oppure si ritirava a pregare in una cappellina nei boschi, tanto che i familiari, accorgendosi della sua assenza, dovevano andarla a cercare. Mentre cresceva con grandi virtù e una vita intensa di pietà, si sviluppava in lei il seme della vocazione religiosa.
Un ritiro le cambiò la vita Nel 1888 partecipò a un ritiro per giovani tenuto dai padri Basiliani: lì incontrò un giovane missionario dei basiliani riformati, padre Eremiya Lomnitsky, che divenne il suo direttore spirituale. Mykhailyna diventò un’attivissima apostola nel radunare i fedeli, specie i membri della Fraternità del Sacratissimo Cuore di Cristo, per partecipare alle celebrazioni liturgiche, ai canti e alle opere di carità. Nel 1889 emise il voto privato di castità annuale, rinnovandolo l’anno seguente. Ben presto confidò a padre Eremiya la sua intenzione di consacrarsi a Dio tra le monache basiliane di clausura di rito bizantino-ucraino. Invece, il suo direttore le suggerì un progetto dei padri basiliani, lasciandola libera di decidere se accettare: poteva essere l’iniziatrice della prima congregazione femminile di vita apostolica. La riflessione di Mykhailyna non durò a lungo: «Esitai per un momento dinanzi all’ignoto, ma riflettendo sui bisogni del mio povero popolo, e vedendo questo come la volontà di Dio per me, decisi di seguire la voce di Dio e di offrirmi per tutti i sacrifici, nella futura congregazione».
La nascita delle Ancelle di Maria Immacolata Dopo essersi presentata a padre Eremiya, fu quindi inviata dalle suore feliciane a Žovkva, per prepararsi meglio a guidare la nuova congregazione. Nel frattempo, padre Kyrylo Seletsky, confratello di padre Eremiya, stava a sua volta aprendo la strada alla prima comunità, con una casa nella sua parrocchia di Zhuzhil. Il 24 agosto del 1892, nella chiesa basiliana di Sant’Onofrio a Lviv, ebbe luogo la vestizione della prima suora: Mykhailyna cambiò nome in suor Giosafata, in onore di san Giosafat Kuncewicz, vescovo greco-cattolico martire in Ucraina nel 1623. La prima casa fu aperta tre giorni dopo, il 27 agosto, che nel calendario giuliano corrisponde alla festa dell’Assunzione della Madre di Dio. La congregazione prese il nome di Ancelle di Maria Immacolata, con il compito dell’apostolato verso tutti i bisognosi. Il popolo ucraino, a quel tempo, appariva totalmente abbandonato: l’ignoranza religiosa era diffusa e si affiancava alla superstizione, mentre l’analfabetismo era considerato un fatto comune. Di conseguenza, suor Giosafata e le sue prime compagne facevano di tutto per sollevarne le condizioni morali e spirituali. In particolare, si dedicavano alla cura dei malati, all’educazione dei bambini, alla catechesi per giovani e adulti. Provvedevano anche alle chiese dei villaggi, spesso trascurate, cucendo i paramenti e gli abiti sacri.
Tra prove e grandi sogni Per ben due volte a suor Giosafata non fu concesso di emettere i voti. Era una condizione ingiusta, ma lei l’accettò, sicura che Dio avrebbe risolto la situazione, come di fatto avvenne. Non fu il solo problema che dovette affrontare: in ogni circostanza si mostrò serena, perché sentiva la presenza di Dio, a cui ricorreva frequentemente, anche alzandosi di notte per adorare il Santissimo Sacramento. Aveva grandi sogni per la congregazione, ma soprattutto per il suo popolo, del quale, insieme alle consorelle, cercava con ogni mezzo di migliorare le condizioni di vita. Viaggiava a piedi o a bordo di un carro, lavorava nei campi per guadagnarsi da vivere e riusciva ad accontentarsi di poco, anche nei pasti. Allo stesso tempo, intratteneva le suore durante la ricreazione con giochi e racconti, dotata di un buon senso dell’umorismo. In dieci anni la congregazione aprì ventitre case e contava centoventitre suore, pronte a partire per altri Paesi: nel 1902 furono chiamate in Canada, nel 1906 in Croazia; nel 1911 approdarono in Brasile. Accanto a queste gioie, suor Giosafata soffrì molto a causa di malintesi, calunnie e per le altrui ambizioni.
L’ultima malattia e la morte Nell’ultima malattia, una tubercolosi ossea, fu costretta a letto da dolori atroci, nella casa di Chervonohrad. All’infermiera che la vegliava, la quale non aveva notato in lei alcun segno d’impazienza, domandò che cosa avrebbe dovuto chiedere a Gesù da parte sua. Ormai prossima alla morte, pronunciava giaculatorie come: «Gesù, Gesù, Gesù! Voglio solo te!... O Dio, voglio andare in cielo!». Le ultime parole che pronunciò furono: «Gesù, Maria, Giuseppe, vi offro il mio cuore»; quindi baciò il Crocifisso e rese l’anima a Dio. Era il 25 marzo 1919; aveva quarantanove anni.
La congregazione dopo di lei All’inizio della seconda guerra mondiale, le case erano novantadue e le suore circa seicento. Con l’avvento del comunismo, tutte le case furono confiscate: trentasei suore vennero arrestate e deportate in Siberia, mentre le altre soffrivano nelle prigioni o lavoravano nelle fabbriche. Esistevano però la casa generalizia, trasferita a Roma, e le comunità in Canada, Stati Uniti e Brasile, più le religiose che erano riuscite a fuggire dal regime insieme a tanti profughi ucraini in Francia, Inghilterra e Germania: furono loro a mantenere vivi lo spirito della congregazione e gli insegnamenti dei fondatori. Nel 1990, quando l’Ucraina ottenne l’indipendenza, le Ancelle dell’Immacolata contribuirono a ricostruire in patria la vita religiosa, espandendosi in nuovi Paesi esteri. Il corpo di madre Giosafata fu traslato da un antico cimitero abbandonato alla casa generalizia di Roma, in via Cassia 104, nel 1982.
La causa di beatificazione e canonizzazione Il nulla osta per la causa di beatificazione e canonizzazione di suor Giosafata, per la verifica dell’esercizio in grado eroico delle virtù cristiane, fu emesso il 18 febbraio 1992. L’inchiesta eparchiale si svolse nell’arcieparchia greco-cattolica ucraina di Przemyśl-Varsavia dal marzo 1992 al 19 ottobre 1993; il decreto di convalida dell’inchiesta eparchiale fu promulgato il 10 giugno 1994. La “Positio super virtutibus”, terminata nel 1996, fu sottoposta ai Consultori Storici della Congregazione delle Cause dei Santi, che l’8 ottobre 1996 diedero parere positivo. Il 21 ottobre 1997 fu il turno dei Consultori Teologi, e, il 17 febbraio 1998, dei cardinali e dei vescovi membri della stessa Congregazione. La promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù di suor Giosafata avvenne il 6 aprile 1998, da parte del Papa san Giovanni Paolo II.
Il miracolo per la beatificazione Per la beatificazione fu preso in esame il caso di Piotr Benyckyj Frankovich, diciassettenne, malato fin dall'infanzia di angina, raffreddori, infiammazione delle tonsille, che gli avevano causato una miocardite e reumatismi articolari. Dopo che si fu sottoposto a tonsillectomia nel 1983, continuò a soffrire di dolori articolari alle gambe e alla schiena. Il 15 agosto 1986 venne portato all'ospedale di Sambir, con febbre molto alta e forti dolori. Nonostante le cure, le sue condizioni peggiorarono; dieci giorni dopo, venne trasferito all'ospedale di Lviv. La visita medica del 5 settembre 1986 riferì che la diagnosi era "lupus eritematoso sistemico", confermata dai medici dell'Ospedale universitario della stessa città. Ricoverato in quella stessa struttura, peggiorò tanto da essere trasferito in terapia intensiva, il 13 settembre, con prognosi infausta rispetto alla vita. Lo stesso giorno, una suora Ancella di Maria Immacolata, di fronte alla gravità della situazione, chiese espressamente l’intercessione di madre Giosafata; alla sua preghiera si unirono altre persone. Due giorni dopo, il 15 settembre, il paziente cominciò inaspettatamente a riprendersi, fino a guarire completamente.
L’inchiesta sul miracolo L'inchiesta diocesana fu istituita presso la Curia di rito bizantino-ucraino di Przemyśl e fu convalidata dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 1° luglio 1994. La Consulta Medica della Congregazione, nella seduta del 15 febbraio 2001, riconobbe che la guarigione era stata molto rapida, completa, duratura e scientificamente inspiegabile. Il 27 marzo dello stesso anno si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi e il successivo 23 aprile si tenne la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi. In entrambe le assemblee emerse che la presunta guarigione aveva i caratteri del miracolo ed era collegata all’intercessione di madre Giosafata. Il 24 aprile 2001 papa Giovanni Paolo II, accogliendo e ratificando le decisioni della Congregazione delle Cause dei Santi, decretò che la guarigione di Piotr Benyckyj Frankovich da «grave vasculite polisistemica di tipo LES di natura immunologica non organo-specifica» era da considerare un miracolo.
La beatificazione Lo stesso Pontefice beatificò madre Giosafata il 27 giugno 2001 nella Divina Liturgia celebrata nell’Ippodromo di Lviv, fissandone la memoria liturgica al 20 novembre, giorno del suo compleanno. Nella stessa celebrazione fu beatificata un’altra Ancella dell’Immacolata, suor Tarcisia Mackiv, morta martire nel 1944. Anche per i padri basiliani fondatori, Eremiya Lomnitsky e Kyrylo Seletski, sono in corso le rispettive cause di beatificazione e canonizzazione.
Autore: Emilia Flocchini
Note:
Le data di celebrazione è stata posta nel Martyrologium Romanum al 25 marzo, mentre le Suore Ancelle di Maria Immacolata la ricordano il 20 novembre.
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