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Santa Patrizia di Costantinopoli Vergine

25 agosto

Le fonti sulla vita di santa Patrizia sono perlopiù scarse e leggendarie. La versione più comune è che Patrizia, discendente dell’imperatore Costantino, fuggì da Costantinopoli per evitare un matrimonio imposto. Dopo aver deciso di andare in pellegrinaggio in Terra Santa, 90253fece naufragio presso l’isoletta di Megaride, oggi Castel dell’Ovo a Napoli, dove morì poco tempo dopo. Il suo corpo venne custodito presso il monastero dei SS. Nicandro e Marciano fino al 1864, quando fu traslato nella chiesa annessa al monastero di San Gregorio Armeno, nell’omonima via napoletana. Inserita dal 1625 tra i compatroni di Napoli, è molto amata dalla popolazione della città, che la venera tradizionalmente al martedì, oltre che nel giorno della sua festa.

Etimologia: Patrizia = di nobile discendenza, dal latino


Le fonti sulla vita di santa Patrizia sono perlopiù scarse e leggendarie. La versione più comune è che fosse una discendente del grande imperatore Costantino, nata a Costantinopoli. Educata a corte dalla nutrice Aglaia, emise i voti di verginità in giovane età e, per rimanere fedele a quel proposito, fuggì dalla città perché l’imperatore Costante II (668-685) suo congiunto le aveva imposto il matrimonio.
Arrivò a Roma insieme ad Aglaia e altre ancelle e, recatasi da papa Liberio, ricevette il velo verginale. Morto il padre, Patrizia ritornò a Costantinopoli: rinunciò a ogni pretesa sulla corona imperiale, distribuì i suoi beni ai poveri e andò in pellegrinaggio verso la Terra Santa. Ma una terribile tempesta la fece naufragare sulle coste di Napoli, precisamente sull’isoletta di Megaride (oggi Castel dell’Ovo). Nel piccolo eremo che vi sorgeva, morì dopo una brevissima malattia.
I funerali, per celeste rivelazione alla nutrice Aglaia, si tennero in modo solenne, con la partecipazione del vescovo, del duca della città e di tanta gente. Il carro col suo corpo, tirato da due torelli senza guida, si arrestò davanti al monastero di Caponapoli dei padri Basiliani, dedicato ai SS. Nicandro e Marciano: in quel luogo, Patrizia aveva profetizzato tempo addietro che sarebbe stata sepolta. I resti rimasero là, insieme alle compagne che l’avevano seguita e che da lei si chiamarono Patriziane o Suore di Santa Patrizia.
Il monastero, trasferiti i monaci Basiliani in quello di San Sebastiano, fu tenuto dalle suore e sotto la regola benedettina ebbe secoli di vita gloriosa. A causa degli eventi storici e politici, nel 1864 le spoglie furono traslate nel monastero di San Gregorio Armeno: rivestite di cera, sono contenute in un’urna pregiata d’oro e d’argento ornata di gemme, posta alla venerazione dei fedeli in una cappella della navata destra della monumentale chiesa del monastero. Il suo culto è portato avanti dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia, venute a risiedere nel monastero dopo l’estinzione delle Patriziane.
La popolazione è sempre accorsa numerosa a venerarla, assistendo stupefatta ai prodigi della liquefazione del sangue e a quello della manna. La manna fu vista trasudare dal sepolcro, come nel caso di altri santi: in particolare, una grande effusione si ebbe il 13 settembre di un anno fra il 1198 e il 1214. Il sangue, invece, sarebbe uscito miracolosamente da un alveolo di un dente che un cavaliere romano, per devozione esagerata, aveva strappato al corpo della santa, morta da qualche secolo.
Dente e sangue sono conservati in un reliquiario di notevole pregio. Nei vari secoli lo scioglimento del sangue è avvenuto con modalità e tempi diversi. Attualmente, dopo le preghiere, si scioglie lungo le pareti dell’ampolla. Questo miracolo è meno conosciuto dell’altra liquefazione che pure avviene a Napoli, cioè quella di san Gennaro, patrono principale della città.
Santa Patrizia è dal 1625 una dei 51 compatroni di Napoli. La sua festa cade il 25 agosto, mentre il martedì è il giorno della settimana che devozionalmente le è collegato.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2015-08-27

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