Giarre, Abano Terme, 2 settembre 1901 - Dire-Dawa, Etiopia, 2 dicembre 1941
Dimostra fin da giovane attenzione agli altri e capacità di dono. Attratta da un ideale di consacrazione totale a Dio sceglie la religiosità delle suore di San Francesco di Sales, che a Padova hanno la sede generalizia. Vi entra a 25 anni e una volta professata la sua fede assume il nome di suor Liduina. Nel 1937 viene inviata in Etiopia tra gli ammalati e i feriti di guerra dell’Ospedale di Dire-Dawa, come infermiera. Qui morirà nel 1941 per un tumore, il 2 dicembre.
Martirologio Romano: Nella città di Dire Dawa in Etiopia, beata Liduina (Elisa Angela) Meneguzzi, vergine dell’Istituto di San Francesco di Sales, che, divenuta autentico specchio di umiltà e di carità cristiana, rese manifesta con la sua benignità la misericordia di Dio tra i poveri, i malati e i prigionieri.
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Nasce in località Giarrre di Abano Terme, provincia di Padova, il 12 settembre 1901 e la battezzano con i nomi di Elisa Angela. Insieme al latte materno succhia abbondanti dosi di fede ed onestà, che sono poi le uniche ricchezze della sua umile e modesta famiglia contadina. Cresce all’ombra del campanile non tanto geograficamente parlando (ci sono due chilometri di strada, da percorrere rigorosamente a piedi, per raggiungere la chiesa) quanto perché dalla parrocchia si sente irresistibilmente attratta come da una calamita. Ogni giorno la messa e il catechismo, prima per impararlo e poi per insegnarlo, e alla sera ancora con tutta la famiglia attorno al grande tavolo della cucina a sgranare il rosario.
A 14 anni va a lavorare fuori casa, come persona di servizio nelle famiglie dei signorotti e negli alberghi che ad Abano Terme non mancano di certo, ma a 25 anni lascia tutto per entrare tra le suore di San Francesco di Sales (le “suore Salesie” ) che hanno la Casa Madre proprio a Padova. Qui le danno il nuovo nome di Suor Liduina e qui ritrova le mansioni umili in cui già si è esercitata a casa. Così, con disinvoltura e una semplicità che incanta, passa dal ruolo di guardarobiera a quello di infermiera, dai compiti di sacrestana a quelli di assistente nel collegio femminile: in ogni posto e in ogni incarico un tocco di umanità, un sorriso, tanta disponibilità. Sarà per questo che le ragazze del collegio trovano in lei un’amica e una confidente e la cercano per la tenerezza, la serenità e la pazienza che si sprigionano da lei.
Ha il desiderio, per troppo tempo inappagato, di andare in missione e i superiori le fanno fare anticamera fino al 1937, quando finalmente la mandano in Etiopia. Approda a Dire-Dawa, una città cosmopolita, caratterizzata dalla presenza di gente dalle origini, costumi e religioni diverse. La suora italiana si inserisce in questo mosaico di razze e di religioni con la sola arma che possiede, la bontà., distribuita a piene mani nell’ospedale in cui opera come infermiera premurosa, attenta, tenerissima. Lo scoppio della guerra trasforma quella struttura sanitaria in ospedale militare e lei deve moltiplicare la sua generosità e le sue attenzioni per i soldati feriti che le vengono portati da ogni dove e che, non appena la conoscono, vogliono solo lei al loro cappezzale. La sua generosità si trasforma in eroismo durante i frequenti bombardamenti sulla città: incurante dei pericoli, anche sotto le bombe, corre ad estrarre i feriti dalle macerie per trasportarli nei rifugi, prestare loro le prime cure, accompagnarli nel trapasso.
In questa opera di soccorso la sua carità non ha confini e si riversa indistintamente su bianchi e neri, cattolici e copti, musulmani e pagani. Solo la malattia può fermarla: un tumore devastante se la porta via a 40 anni, il 2 dicembre 1941 e cristiani e musulmani la piangono come una mamma.
Beatificata nel 2002, Suor Liduina Meneguzzi ripete a tutti, anche oggi, che l’ecumenismo, quello autentico, si costruisce solo e sempre sulla solida base dell’amore.
Autore: Gianpiero Pettiti
Note:
Il Martyrologium Romanum pone la sua festa al 1° dicembre, mentre la Diocesi di Padova la ricorda il 2 dicembre.
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