Il Santo Padre Giovanni Paolo II li ha beatificati in San Pietro, il 21 ottobre 2001. Lui, Luigi Beltrame, era nato a Catania, il 12 gennaio 1880, figlio di numerosa famiglia. Questa era imparentata con i Quattrocchi, coniugi senza figli e zii affezionatissimi. Tanto era l’affetto, che vollero dare a Luigi il loro stesso nome, così Luigi diventò Beltrame-Quattrocchi. A Roma, frequentò il liceo Umberto I e si laureò in Legge nel luglio 1902.
Lei, Maria Corsini, figlia di un ufficiale dei granatieri di Sardegna, di origine fiorentina, era nata il 24 giugno 1884 a Roma. Intelligente ed entusiasta, studiava Lingue.
Nozze con Gesù dentro
A Roma, Luigi conobbe Maria, ma i due erano molto diversi. Lui, giovane serio e onesto, ha solo qualche nozione di vita cristiana. Lei invece ha una fede forte e solare. Per due anni, tra i due furono di più gli scontri che gli incontri, ma quando Luigi lasciò che Dio irrompesse nella sua vita, Maria accettò di fidanzarsi con lui, poi di sposarlo: era il 25 novembre 1904.
Fu un Matrimonio cristiano, dove la vita famigliare era intesa come scala al Paradiso, nella santificazione personale e dei figli. Lui, professionista stimato e integerrimo, a 24 anni era già procuratore e avrebbe continuato la sua carriera fino a diventare avvocato generale dello Stato.
Uno dopo l’altro, vennero i figli: Filippo nel 1906, Stefania nel 1908, Cesare nel 1909, Enrichetta nel 1914. Una gioia grandissima per papà Luigi e mamma Maria, ora prime guide ed educatori alla vita e alla Fede, dei loro bambini.
Nella sua opera di madre, Maria si trovò a essere luminosa scrittrice: ciò che voleva che rimanesse per i suoi figli, lo affidava alla penna, vivace e brillante. Nasceranno così i suoi libri, ricchi di Vangelo e di tanto buon senso.
Intanto, Maria aspetta un’altra bambina, tanto da mettere a rischio la vita, perché l’attesa è difficile, ma, confidando in Dio e nella Madonna, farà nascere Enrichetta sana e felice. Frutto davvero della loro illimitata fiducia nella Vergine Maria, alla Quale si rivolgono ogni sera con la recita del Santo Rosario.
Durante la Prima Guerra Mondiale, i due coniugi sono in primo piano per assistere i soldati, i feriti e le famiglie in difficoltà. Già soliti accostarsi regolarmente alla Confessione e alla Comunione, grazie alle disposizioni di san Pio X, la Messa e la Comunione quotidiana sono per loro regola di vita. Così Gesù Eucaristico diventa la luce di ogni loro giornata.
I figli per Gesù
Nel 1919, Maria, in seguito a un forte deperimento, ha l’impressione di dover morire. Raccogliendo le sue ultime forze, scrive le ricchezze della sua fede e del suo cuore di mamma. Nasce così Voce di madre, la storia della sua anima. Maria però si riprende. Il suo cammino con Luigi sarà ancora lungo e luminoso.
In quel periodo non facile, si incontrano con Padre Matteo Crawley, il grande apostolo del Sacro Cuore di Gesù e della riparazione ai peccati del mondo. Padre Matteo li fa ardere ancora più di amore di Dio: intronizza il quadro del Sacro Cuore di Gesù nella loro casa e lascia loro un comando: «Siate apostoli!». Per loro è come aggiungere legna al fuoco.
Il 1922 è per loro un anno singolare. I figli Filippo e Cesare esprimono il desiderio di farsi Sacerdoti. Mentre la figlia Stefania decide di farsi Religiosa. Luigi e Maria, pur nel distacco, sono colmi di gioia nel dare tre figli al Signore.
Il 5 novembre 1924 vanno tutti in udienza dal Papa Pio XI. Il giorno dopo tutta la famiglia accompagna Filippo al Seminario Capranica, e Cesare al Monastero benedettino di San Paolo, dove c’è l’Abate Schuster ad accoglierlo. Nell’ottobre 1927, Stefania entra in Convento a Milano, diventando Suor Cecilia. Enrichetta rimane in famiglia, ma giunta la sua ora, si consacra a Dio in un Istituto secolare.
Luigi e Maria ora si distinguono più che mai per l’apostolato laicale in mezzo al mondo. Sono impegnati nell’Azione Cattolica, nel sostegno all’Università cattolica, nonché in diverse iniziative a servizio dei giovani, dei lavoratori, dei poveri. Alla fine del 1930, Filippo è ordinato Sacerdote, mentre il figlio Cesare, prendendo il nome di Paolino, viene consacrato Sacerdote nel 1933.
I figli sono lontani, ma i genitori cercano di essere loro vicini mediante lettere e incontri. Quando Filippo sarà nel Seminario di Noci, Paolino in quello di Parma, e Cecilia a Milano, il papà, tra il sabato e la domenica, non esiterà a passare le notti in treno per andare a trovarli.
L’arrivo della Seconda Guerra Mondiale con la sua catena di lutti e di miserie, vede Luigi e Maria ancora una volta in prima linea con la carità intraprendente e luminosa. Con la forza dell’intelligenza illuminata dalla fede e dall’amore a Gesù, la loro casa a Roma è porto di salvezza per centinaia di persone.
Tre parole per farsi Santi
Al termine della guerra, mentre Luigi diventa consulente della Banca d’Italia, Maria continua a lavorare per diverse iniziative a favore dei reduci e delle famiglie bisognose. Entrambi sono mossi unicamente dall’amore di Dio, come nel giorno in cui si erano sposati, per dare vita a una famiglia che avesse Gesù al centro e come fondamento della loro vita coniugale.
Animatori di gruppi cattolici, amici di Padre Lombardi e di altri illustri leader del Cattolicesimo italiano, in primo luogo continuano a esercitare il loro apostolato nella semplice testimonianza di ogni giorno.
Il 5 novembre 1951 si riuniscono tutti a Roma, genitori, figli Sacerdoti e Religiosi. È una festa grande, ma papà Luigi, già colpito da infarto nel 1944, andrà all’incontro con Dio in una grigia giornata di fine novembre 1951. Maria supera il grande dolore della separazione, crescendo nell’unione con Dio.
Ormai le resta solo un sogno: che i suoi figli si facciano Santi e lei possa essere Santa con loro.
Intanto Filippo entra nella vita apostolica attiva per dedicarsi alla gioventù nel mondo e Don Paolino, attratto sempre più dal silenzio, entra nella Trappa delle Frattocchie di Roma.
È l’ora in cui Maria Beltrame-Quattrocchi sembra allontanarsi anche lei nel cielo invaso dal tramonto. Nei suoi ultimi giorni scriverà: «Ora anche la penna riposa. Tutto è stato detto di quello che il mio cuore poteva dire, ma la preghiera, in compenso si infittisce, mentre si delinea l’ora del distacco».
All’inizio dell’estate 1965, Maria, Don Filippo ed Enrichetta – che ha fatto del IV Comandamento la sua vocazione per essere saldamente consacrata a Dio nel mondo, senza essere del mondo – si trasferiscono a Serravalle di Camaldoli, cercando un po’ di riposo.
Il 26 agosto 1965, appena recitato l’Angelus a mezzogiorno, sulla soglia di casa, mamma Maria si spegne dolcemente tra le braccia di Enrichetta: 82 anni di età, di amore a Dio, allo sposo, ai figli suoi e a quelli degli altri, in una singolare maternità.
La sua gioia più grande è stata quella di consegnare tutti i suoi figli al Signore: perché non c’è altra realtà più grande sulla terra che darsi a Gesù.
Lei stessa aveva condensato tutta la sua vita con Luigi e i suoi figli, in tre sole parole estratte dalle radici più profonde del Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria Santissima: “Sia fatta la tua Volontà”. “Venga il tuo regno” e: “L’anima mia magnifica il Signore”. Fiat, Adveniat e Magnificat. Tre parole per farsi Santi.
Autore: Paolo Risso
Il 12 febbraio 1994, nel dare inizio presso il Tribunale per le Cause dei Santi del Vicariato di Roma alla loro causa di canonizzazione, il Cardinale Vicario Camillo Ruini così li presentava: "I due avevano cristianamente consacrato il loro amore coniugale e la grazia del sacramento nuziale li ha sempre sostenuti mirabilmente nel formare e crescere la loro famiglia…”. Ed il S. Padre si è mostrato particolarmente lieto di questa circostanza perché da tanto tempo desiderava un cammino di santità, da additare al popolo dei fedeli, realizzato da una coppia di sposi.
Non hanno fondato congregazioni. Non sono partiti missionari per terre lontane. Semplicemente hanno vissuto il loro matrimonio come un cammino verso Dio facendosi santi. Il Papa li ha beatificati il 21 ottobre 2001, nel ventesimo anniversario della Familiaris Consortio. In quell’occasione, per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo visto elevata alla gloria degli altari una coppia di sposi, Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso.
La beatificazione dei coniugi Quattrocchi è avvenuta, non a caso, in occasione della giornata della famiglia, segnando una svolta, per così dire “storica”, sul modo comune di concepire la santità: non più soltanto appannaggio di suore, sacerdoti e singoli fedeli, ma un cammino aperto e praticabile da tutti gli sposi cristiani, sulla scia dei neo-beati, una coppia borghese che visse a Roma nella prima metà del Novecento.
Luigi Beltrame era nato a Catania il 12 gennaio 1880; adottato da uno zio senza figli, che gli dà il suo cognome, Quattrocchi, si trasferisce con lui a Roma dove studia Giurisprudenza. Qui conosce Maria Luisa Corsini, figlia unica di genitori fiorentini, di quattro anni più giovane. Una ragazza piena di doti: colta, sensibile e raffinata, amante della letteratura e della musica, a vent’anni aveva già pubblicato un saggio su Dante Gabriele Rossetti e i preraffaelliti.
Le nozze vengono celebrate nella Basilica di S. Maria Maggiore il 25 novembre 1905. L’anno seguente nasce il primo figlio, Filippo, seguito da Stefania (nel 1908), Cesare (1909) ed Enrichetta (1914). Crescendo abbracceranno tutti la vita religiosa: Filippo (don Tarcisio), sarà sacerdote diocesano, Stefania (suor Maria Cecilia), monaca benedettina, Cesare (padre Paolino), monaco trappista, ed Enrichetta, l’ultima nata, consacrata secolare. Ad eccezione di Stefania, scomparsa nel 1993, i fratelli sono ancora viventi e di veneranda età, attivi e lucidissimi nel far memoria della santità dei loro genitori, che furono sposi ed educatori davvero esemplari.
Lui, Luigi, avvocato generale dello Stato, fu professionista stimato e integerrimo; lei, Maria, una scrittrice assai feconda di libri di carattere educativo. Entrambi avevano a cuore i problemi della società e della nazione: animatori dei gruppi del Movimento di Rinascita Cristiana, avevano aderito anche al Movimento “Per un mondo migliore” di P. Lombardi. Luigi fu amico di Don Sturzo e di Alcide De Gasperi; senza mai prendere una tessera di partito, esercitò l’apostolato nella testimonianza cristiana offerta nel proprio ambiente di lavoro, laicista e refrattario alla fede, nella profonda bontà che ebbe nel trattare con tutti, soprattutto i “lontani”, nella sollecitudine costante verso i bisognosi che bussavano quotidianamente alla loro porta di casa, in Via Depretis, sul colle Viminale.
Lei,infermiera volontaria della Croce Rossa, durante le due guerre si prodigò instancabilmente per i soldati feriti; catechista attivissima per le donne del popolo nella parrocchia di S. Vitale, organizzò i corsi per fidanzati, autentica novità pastorale per quei tempi, quando il matrimonio veniva considerato come qualcosa di scontato, che non esigeva approfondimento nè preparazione. Maria svolse anche un’intensa opera di apostolato con la penna, fece parte dell’Azione Cattolica e di altre associazioni, appoggiò inoltre la nascita dell’Università Cattolica del S. Cuore, accanto a P. Agostino Gemelli e Armida Barelli, chiamata a far parte del Consiglio Centrale dell’Unione Femminile Cattolica Italiana come incaricata nazionale per la religione.
Non è certo possibile riassumere in poche righe la straordinaria vicenda umana e spirituale dei coniugi Beltrame Quattrocchi. La loro esistenza di sposi fu un cammino di santità, un andare verso Dio attraverso l’amore del coniuge. Mezzo secolo di vita insieme, senza mai un attimo di noia, di stanchezza, ma conservando sempre il sapore continuo della novità. Il loro segreto? La preghiera.
Ogni mattina a Messa insieme alla Basilica di S. Maria Maggiore, “usciti di chiesa mi dava il “buon-giorno”, come se la giornata soltanto allora avesse il ragionevole inizio. Ed era vero…”, ricorda lei in Radiografia di un matrimonio, il suo libro-capolavoro. La recita serale del S. Rosario, l’adorazione notturna, la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù solennemente intronizzato al posto d’onore nella sala da pranzo, e altre pie pratiche. Nel 1917 divennero terziari francescani e nel corso della loro vita non mancarono mai di accompagnare gli ammalati, secondo le loro possibilità, a Loreto e a Lourdes col treno dell’UNITALSI, lui come barelliere, lei come infermiera e dama di compagnia.
Il loro esempio, la loro profonda vita di fede, la pratica quotidiana del pregare in famiglia ebbero di certo i propri effetti sui figli, che si sentirono tutti e quattro chiamati dal Signore alla vita consacrata. Non senza ragione, perché “la famiglia che è aperta ai valori trascendenti, che serve i fratelli nella gioia, che adempie con generosa fedeltà i suoi compiti ed è consapevole della sua quotidiana partecipazione al mistero della Croce gloriosa di Cristo, diventa il primo e il miglior seminario della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio”, come giustamente ha sostenuto il S. Padre nell’Esortazione apostolica Familiaris Consortio (n. 53), che consigliamo ai nostri lettori di leggere, specie i padri e madri di famiglia, giacchè il testo costituisce un po’ la magna charta della pastorale familiare della Chiesa del terzo millennio.
Nel progetto di Dio il matrimonio è vocazione alla santità e offre tutti i mezzi per raggiungerla. La santità del terzo millennio che la Chiesa ci addita parla proprio il linguaggio della famiglia. “Si è santi – ha detto infatti P. Giordano Muraro - non perché si vive in chiostri odorosi di incenso, salmodiando o curando infermi: ma perché si ama. E l’amore è possibile a tutti. Anzi: il matrimonio e la famiglia sono naturalmente luoghi di amore…Non si ama un generico “prossimo” ma questa persona che è mio marito, mia moglie, mio figlio, il mio genitore, mio fratello. Non sono io che scelgo il momento e il modo, ma è l’altro che si presenta qui, ora, ogni giorno. Lo sposato può dire a se stesso: Dio mi ha mandato nella vita della persona di cui mi sono innamorato, e chiede di servirsi del mio cuore, del mio affetto, della mia tenerezza, della mia dedizione, del mio amore, per portare in lei, in lui, la Sua vita e la Sua salvezza.
Le loro date di culto per la Chiesa Universale sono separate e cadono nei giorni 26 agosto e 9 novembre, mentre la Diocesi di Roma li commemora il 25 novembre, anniversario del loro matrimonio.
Autore: Maria Di Lorenzo
Non fondano congregazioni, non sono missionari, né eremiti. Sono marito e moglie, grandi lavoratori e hanno quattro figli. Beati davanti a Dio perché nelle loro azioni quotidiane hanno “semplicemente” amato. Il loro esempio illumina il cammino di tante famiglie moderne dove l’amore non è più di casa. Luigi Beltrame Quattrocchi nasce a Catania nel 1880, si trasferisce a Roma e si laurea in giurisprudenza. Qui conosce Maria Luisa Corsini, nata a Firenze nel 1884, scrittrice di libri educativi. È amore a prima vista. La coppia è costruita sulla roccia: tenerezza, dialogo e comprensione sono le fondamenta.
Dopo il matrimonio nascono quattro figli. I primi tre abbracciano la vita religiosa e l’ultima, Enrichetta, diventa suora laica. I giovani sposi vivono in casa con i genitori di entrambi e i nonni di lei. Iniziano la giornata andando a Messa, la concludono recitando il Rosario. Lui è Avvocato di Stato, lei scrive libri: Radiografia di un matrimonio è il suo capolavoro. Grazie alla fede superano le difficoltà come quando alla quarta gravidanza Maria rischia la vita, rifiutando di abortire. Andrà tutto bene ed Enrichetta vivrà 98 anni!
I quattro figli crescono in un ambiente fatto di gioia, armonia e valori in cui credere. I coniugi aiutano i poveri che bussano alla loro porta e si impegnano nella società per migliorarla. Aderiscono all’Unitalsi accompagnando gli ammalati a Lourdes, lui come barelliere e lei come infermiera e sono terziari francescani. Maria è anche crocerossina e catechista. Durante la Seconda guerra mondiale, consacra i suoi tre figli alla Madonna recandosi al Santuario del Divino Amore. Filippo e Cesare, cappellani militari, si salvano e vivono quasi cent’anni, Stefania, monaca benedettina, si allontana dal convento poco prima di un bombardamento (muore a 85 anni).
Il tempo per i coniugi Beltrame è un dono prezioso avuto dal Signore. Un capitale di inestimabile valore da far fruttare al meglio, da non sprecare in ozio o passatempi inutili. Il tempo va utilizzato per fare contento il Cielo, amando la famiglia, il coniuge, i figli, i genitori, il prossimo bisognoso di aiuto. E poi lavorando onestamente e partecipando al volontariato. C’è tempo per tutto, basta volerlo e organizzare la giornata senza sprecare un secondo. C’è tempo, allora, anche per pregare e ringraziare chi abita il Regno dei Cieli. Luigi muore a Roma nel 1951 e Maria Luisa nel 1965 a Serravalle (Arezzo).
Autore: Mariella Lentini
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