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San Barbato di Benevento Vescovo

19 febbraio

Benevento, 610 c. - Benevento, 29 febbraio 682

Nato a Vandano di Cerreto nei primi anni del VII secolo, Barbato studiò a Benevento e, divenuto sacerdote, iniziò il suo ministero a Morcone. Si impegnò così a fondo nella lotta contro le superstizioni e l'idolatria, che alla morte del vescovo Ildebrando il clero e il popolo di Benevento lo elessero come successore. Fu pastore in un periodo segnato dalla guerra tra i Longobardi, che governavano il ducato di Benevento, e l'imperatore Costanzo II, che assediò a lungo la città. Riconoscente per il ruolo svolto dal vescovo in un tempo difficile il duca Romualdo, uscito vincitore, sostenne l'azione pastorale del presule, rigettando lui per primo il culto idolatra dell'albero e della vipera, allora diffuso anche tra i cristiani. Il vescovo Barbato partecipò al Concilio di Roma del 680. Morì a Benevento il 19 febbraio 682, dopo aver guidato la diocesi per diciannove anni. Le sue spoglie sono venerate sotto l'altare maggiore del Duomo della città campana.

 

Patronato: Benevento

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Presso Benevento, san Barbato, vescovo, che si tramanda abbia convertito i Longobardi e il loro capo a Cristo.


La città di Benevento ha sempre riservato un culto particolare a questo suo santo vescovo, le cui reliquie furono poste sin dal 1687 sotto l’altare maggiore del Duomo, segno di grande venerazione sia del popolo, sia della gerarchia ecclesiastica.
Egli nacque nel villaggio Vandano del comune di Cerreto nei primi anni del VII secolo, studiò a Benevento e sacerdote operò fra le anime di Morcone. Come spesso capitava in quel periodo, Barbato fu calunniato per cui dovette ritornare a Benevento e riconosciuta la sua innocenza, si dedicò alla lotta contro le superstizioni e l’idolatria imperanti in quell’epoca.
Divenne così popolare e ammirato per il suo zelo, che alla morte del vescovo Ildebrando, clero e popolo lo elessero vescovo della città. Nel secolo VII i Longobardi governavano il Ducato di Benevento guidati dal duca Romualdo, ma pur essendo cristiani, professavano ancora forme di superstizioni come il culto dell’albero e quello della vipera, lo stesso Romualdo ne era ostinato sostenitore.
Intanto la città di Benevento veniva posta sotto assedio dall’imperatore Costanzo II, dopo la caduta di Siponto e l’invasione della Puglia; il duca trovò in Barbato un valido aiuto per la resistenza stimolando gli animi dei beneventani e quando la vittoria arrise ai Longobardi, egli riconoscente fece cessare, a partire dalla sua casa, il contestato e idolatra culto dell’albero e della vipera.
La sede vescovile fu allargata anche a vasti territori pugliesi e Teudorata, consorte di Romualdo divenne un valido e pio aiuto all’attività pastorale del vescovo; partecipò al concilio di Roma del 680 e dopo diciannove anni di episcopato, morì a Benevento il 19 febbraio 682.
Il suo culto ebbe subito una rapida estensione nel beneventano e anche nel salernitano, la prima traslazione delle reliquie avvenne nel 1124.
Le sue reliquie sono custodite presso il santuario di Montevergine, ma una di esse, consistente in un pezzo di osso di un braccio, è custodita nella chiesa parrocchiale di San Nicola in Castelvenere.
La sua celebrazione liturgica è al 19 febbraio.
E' anche il Patrono di Castelvenere (BN).


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-03-21

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