Durante la lunga permanenza dell'Apostolo San Paolo a Corinto avvenne un fatto non soltanto clamoroso ma, almeno per noi, difficilmente spiegabile, per quanto riferito con la consueta chiarezza da San Luca, il cronista degli Atti degli Apostoli. " Essendo poi Gallione proconsole dell'Acaia (cioè della regione nella quale si trovava Corinto) - vi si legge - i Giudei tutti d'accordo insorsero contro Paolo e lo portarono in Tribunale, dicendo: "Costui persuade la gente a rendere a Dio un culto contrario alla legge". " E come Paolo era lì pronto a parlare, Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di qualche delitto, di qualche grave misfatto, io, Giudei, vi darei ascolto come ragion vuole; ma poiché si tratta di questioni di parole e di nomi, e appartengono alla vostra legge, pensateci voi: io non voglio farmi giudice di queste cose". E li mandò via dal tribunale. " Tutti allora presero Sostene, capo della Sinagoga, e lo percossero dinanzi al tribunale; e Gallione non se ne curava affatto ". La prima parte dell'episodio è abbastanza chiara: il proconsole romano, in una città che, dopo tutto, si trovava in Grecia e non in Palestina, rifiuta abilmente di farsi giudice di una questione dottrinale che interessa e riguarda soltanto una minoranza dei suoi amministrati. E’, di nuovo, la tattica del lavarsene le mani, adottata da Pilato nei confronti di Gesù, con la differenza che Corinto non era Gerusalemme, e quindi F" astensionismo ", diciamo così, del governatore romano salva Paolo dalle accuse e dalle minacce dei suoi nemici, senza che l'Apostolo apra neanche bocca. Se non che, ecco il fatto inaspettato: al posto di Paolo, i suoi accusatori, in quello stesso tribunale, prendono e percuotono Sostene, che non aveva nulla a che fare con Paolo, e che era, anzi, il capo della Sinagoga locale. Perché accadde questo? Perché venne malmenato Sostene, al posto di Paolo? Gli studiosi non sono riusciti a dare una risposta convincente a questa domanda. Probabilmente, il capo della Sinagoga era colui che aveva sobillato i correligionari a manifestare contro Paolo, e i Giudei se la rifecero con lui quando videro che tutta la loro manovra era andata in fumo. Secondo alcuni, però, il risentimento dei Giudei " estremisti " avrebbe avuto un'altra origine: Sostene, cioè, sarebbe stato convertito da San Paolo, passando in campo nemico, così da essere punito per il suo tradimento. Della conversione di Sostene, capo della Sinagoga di Corinto, gli Atti non fanno parola. Poco dopo, però, il suo nome appare di nuovo nell'indirizzo della lettera che, da Efeso, San Paolo scrisse proprio agli irrequieti cristiani di Corinto, e di cui Sostene sembra essere stato il latore. E’ stato così naturale pensare che l'antico capo della Sinagoga, percosso dai compagni di fede, sia stato effettivamente convertito da San Paolo, diventando suo discepolo, incaricato di tenere i contatti tra l'Apostolo e la comunità di Corinto, dove era ben noto e stimato. Questa ipotesi, probabile ma non certa, è stata accolta dai compilatori dei Martirologi, i quali oggi ricordano Sostene tra i Santi, come discepolo di San Paolo ed ex-capo della Sinagoga di Corinto. Con le percosse davanti al tribunale, egli avrebbe " consacrato con un glorioso inizio le primizie della propria fede ", per poi maturare quella sua fede come Vescovo di Colofonia, in Asia Minore. Ma questa è notizia tradizionale, che nessuna testimonianza storica conferma.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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