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Santi Amatore, Pietro e Ludovico di Cordova Martire

30 aprile

Amatore era un giovane prete di Tuni (Spagna) che, secondo s. Eulogio di Cordova, assieme al padre e ai fratelli lasciò il suo paese natale per recarsi a Cordova, desiderando migliorare la sua formazione spirituale e intellettuale. Ma ben presto si dedicò alla evangelizzazione dei maomettani che occupavano la città, aiutato nella sua opera dal monaco Pietro e da Ludovico, fratello di Paolo Diacono, ambedue di Cordova. Questa attività, però, fu ben presto stroncata dalle autorità musulmane, che misero a morte i tre predicatori il 30 aprile 855. I corpi dei martiri, gettati nel fiume Guadalquivir, dopo alcuni giorni furono trovati sulla riva, e venne data loro pia sepoltura. Pietro fu sepolto nel monastero di S. Salvatore, detto Pena de la Miel, alle porte di Cordova, Ludovico nella città di Palma e Amatore fu riportato nel suo paese natale, che da allora, in memoria del santo, si chiamò Martos, probabile alterazione del nome Amatore. Secondo un'altra versione, invece, il corpo di Amatore non fu mai ritrovato.

Emblema: Palma

Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, santi martiri Amatore, sacerdote, Pietro, monaco, e Ludovico, che, durante la persecuzione dei Mori, furono crudelmente uccisi per non aver smesso di predicare apertamente il Vangelo di Cristo.


Le informazioni sulla vita di Sant'Amatore sono scarse e si legano indissolubilmente alle notizie storico-agiografiche dei 58 martiri di Cordova che conquistarono la palma del martirio tra l’851 e l’859. Tali martirii furono indicati in passato nel “Movimento dei Martiri volontari di Cordova”.
Nel 711 i musulmani invasero la Spagna meridionale subentrando al Regno Visigoto. I conquistatori videro presto nel Cristianesimo un movimento sfavorevole ed iniziarono a far proselitismo con le armi, con ingiuste e pesanti tassazioni ed infine manipolando la cultura e la dottrina trasmessa dalla Chiesa di Roma e dall’ ormai decaduto Impero Romano d’Occidente. Proposero insomma una massiccia islamizzazione a cui alcuni cristiani aderirono senza problemi professandosi musulmani per evitare il pagamento delle tasse o per progredire socialmente: questi si chiamarono “muladìes”. Altri invece nella Cordova del IX secolo si ribellarono a queste condizioni, dando vita a quella classe sociale detta dei “mozarabi”.
Essi avevano una propria organizzazione sociale e culturale, vivevano nel centro delle città onde evitare contatti con gli eserciti cristiani e praticavano la religione dei loro avi, il cristianesimo. Tra questi mozarabi spiccano i nostri Martiri che furono capeggiati dal santo Vescovo Eulogio (anch’egli morirà martire l’11 marzo 859), da Alvaro di Cordova e dall’Abate Sanson. Nel risveglio culturale della Spagna del XVII secolo, emersero alcuni scritti che sono stati attribuiti al dotto Sant’Eulogio. Egli fu il narratore dei martirii avvenuti nel IX secolo e ci ha lasciato alcune opere da cui sono state riscoperte figure di santità eminenti e sino ad allora dimenticate e non venerate. I Martiri di cui ci narra Eulogio furono considerati subito Santi per acclamazione da tutto il popolo dei credenti, ed in seguito molti furono inclusi nel Martirologio Romano. Le opere di Eulogio sono: il Documento martiriale, l’Apologia dei Martiri, le Epistole, la Passione dei Santi Martiri Giorgio monaco, Aurelio e Natalia, l’Inno in onore di Santa Eufemia ed infine il Memoriale dei Santi. Da tale Memoriale, al XII capitolo del Terzo Libro, emerge in poche righe la vera vicenda umana di Sant’Amatore, San Pietro e San Luìs. Il culto di Sant’Amatore si diffuse naturalmente prima di tutto nella sua città natale l’antica Tuccitano. Questa ridente cittadina si trova nella regione spagnola dell’Andalusia in Provincia di Jaèn ed ora si chiama Martos. Il suo nome deriva da due vocaboli arabi “Mare” che significa roccia e “Tuc” radice del nome antico della città, significherebbe quindi Roccia di Tuccitano. Il culto e il nome di tale Martire, sconosciuto sino al XVII secolo, si diffuse presto in Martos. Fu venerato in un eremitaggio tuttora dedicato a Santa Lucia, e nel XVIII secolo venne edificata una chiesa dalle semplici linee architettoniche intitolata a San Amador y San Ana. La chiesa fu in parte danneggiata agli inizi del XX secolo a causa della guerra civile. Fu riaperta al culto solo nel 1955, data in cui venne istituita come parrocchia e affidata alle solerti cure dei Frati Minori. Sant’Amatore, patrono e alcàlde perpetuo (cioè sindaco perpetuo) di Martos viene celebrato il 5 maggio in tutta la diocesi di Jaèn in quanto il 30 aprile si ricorda la festa di San Pio V . A Martos si svolge una suggestiva processione nella quale la statua del Santo, su un trono portato a spalla da circa sessanta devoti, raggiunge le principali vie della città e la Puerta del Sol dove la tradizione ha indicato, con poca probabilità tuttavia, la casa del Santo. I festeggiamenti sono curati dalla confraternita di Sant’Amatore ed hanno toccato il loro massimo splendore nel 2005 anno in cui ricorreva il 50° dell’istituzione della Parrocchia e il MCL anniversario del martirio del Santo.
Sant’Amatore è venerato come patrono anche nella cittadina di Cellamare in provincia di Bari. Il suo culto nasce tra il 1670 e il 1676 durante il pontificato di Clemente X che donò al Principe di Cellamare e Duca di Giovinazzo, Domenico del Giudice, una reliquia di detto Santo. La presenza della reliquia è attestata nelle Visite Canoniche compiute dal vescovo di Bari sin dal lontano 1695 ed era conservata sull’altare del Santo nella Chiesa Matrice del paese. Si tratta di una tibia che è stata conservata in un reliquiario in ebano fino al 1957 quando è stata traslata nell’attuale reliquiario in ottone. E’ improbabile tuttavia che questa reliquia sia appartenuta realmente al Santo di cui lo stesso Eulogio ci conferma che non fu mai ritrovato il corpo. Il dubbio veniva sollevato anche dallo storico Vincenzo Roppo nel suo Memorie storiche di Cellamare nel 1925. Egli fu il primo a rivelare la non autenticità della reliquia. Traduzioni maldestre, tuttavia, hanno voluto manipolare il latino di Eulogio per giustificare la presenza di detta reliquia a Cellamare. Non si può negare però che il culto, che da sempre è stato tributato a detta reliquia, abbia alimentato la devozione in generazioni e generazioni di cellamaresi. La prima immagine del Santo di cui si ha notizia è datata al 1811 ed era una tela che pendeva dalle pareti dell’antica Chiesa Matrice. Oggi si venera un’elegante simulacro ligneo alla sinistra dell’altare maggiore ricoperto da un’artistica cotta e stola in lamina d’argento e realizzato nella prima metà del XX secolo in una delle botteghe di Ortisei grazie al contributo dei cellamaresi emigranti. Si celebra con solennità la festa del Santo nella prima domenica di maggio con la processione del simulacro e la consegna delle chiavi del paese; mentre il 30 aprile si ricorda la memoria liturgica con iniziative di carattere folcloristico e culturale. Con la stessa solennità il Santo è venerato dai cellamaresi residenti oltreoceano di Chicago (Illinois- USA). Essi hanno fondato una “Società S. Amatore” e dal 1998 si ritrovano attorno alla statua del Patrono per celebrare la novena e la festa con la processione a maggio, e un “Dinner Dance” con pranzo e ballo nel mese di ottobre.
Dal 2003 sono state avviate ricerche sulla figura del Santo suscitate dal dubbio della sua esistenza storica. Nel 2005 grazie ad intensi rapporti con la città di Martos, patria del Santo, si è avuta la possibilità di approfondire la conoscenza di questa figura così antica e moderna di santità attraverso una mostra ed ampi echi della stampa locale. Si spera che il vincolo di fratellanza con i cittadini di Martos possa presto divenire saldo, e la vera devozione per questo comune intercessore possa renderci più cristiani e fedeli al Cristo come lo è stato Amatore.


Autore:
Antonio Filipponio

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Aggiunto/modificato il 2007-06-28

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