Secondo la passio vivevano in Galizia, presso il fiume Cea e furono martirizzati "sub Attico et Pretextato consulibus", titolo che sta a significare comites, presides oppure iudices. Proprio come giudice viene presentato in seguito Attico, che dirige l'interrogatorio e decide il loro martirio, non essendo riuscito a convincerli a sacrificare sull'altare delle divinità imperiali. La passio, però, ha un carattere prettamente leggendario, è stata redatta soltanto verso la metà del sec. X, e dipende chiaramente dalle passiones dei ss. Giusto e Pastore, Emeterio, Celedonio, Vincenzo e, specialmente, da qùella di s. Felice di Gerona (BHL, I, p. 43.2, n. 2864); così pure l'inno Fons Deus aeternae pacis in onore di F. e P. dipende da quello di s. Felice. La prima traccia del loro culto appare soltanto nel 652, data in cui le loro reliquie furono deposte nella basilica di Acci (od. Guadix). Due secoli più tardi awenne il fatto che segnò la fortuna agiografica di Facondo e Primitivo: la ricostruzione, nell'872, da parte del re Alfonso III il Grande, di una basilica in rovina, che venne intitolata ai due santi martiri e affidata all'abate Alfonso e ad alcuni suoi monaci, sfuggiti alla persecuzione dei musulmani dal monastero di S. Cristóbal di Cordova. Saccheggiata e distrutta durante un'incursione musulmana nell'ag. dell'883, fu di nuovo restaurata e dotata dallo stesso re di León, Alfonso III, in data 3 nov. 905; consacrata solennemente il 29 giug. del 935, la chiesa e il monastero annesso (oggi di Sahagún = S. Facundus) ricevettero negli anni successivi molti privilegi e donazioni reali, e al tempo di Alfonso VI di León (1065-1109) divennero il centro più importante della riforma cluniacense in Spagna. La passio dovette essere redatta in quest'epoca, non trovandosi testi liturgici propri dei ss. Facondo e Primitivo nei libri visigotici anteriori al sec. X; essa appare trascritta per la prima volta nel manoscritto del Passionario proveniente dal monastero di Cardena (British Mus., add. 25.600) copiato dallo scriba Endura verso il 950. Il primo calendario in cui vengono commemorati è quello di Cordova (961), che ne fa memoria al 27 novembre; figurano poi alla stessa data in tutti i calendari mozarabici del sec. XI. In un ms. del sec. XIII, vengono detti figli di s. Marcello di León, favola questa accolta da alcuni scrittori posteriori e addirittura dal Baronio nell'elogio del Martirologio Romano.
Autore: Justo Fernández Alonso
Fonte:
|
|
|
|