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Beato Carlos Erana Guruceta Marianista, Martire Spagnolo

18 settembre

Guipùzcoa, 2 novembre 1884 - Alarcòs, 18 settembre 1936

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Presso Ciudad Real in Spagna, beato Carlo Eraña Guruceta, religioso della Società di Maria e martire, che, in epoca di angherie contro i sacerdoti e i religiosi, fu arrestato dai miliziani e fucilato senza processo.


Nato il 2 novembre 1884 a Aozaraza-Arechavaleta (Guipùzcoa), terzogenito di sei figli di una famiglia di contadini-pastori fittavoli, profondamente religiosi e animati da sincera carità cristiana, Carlos trascorse una fanciullezza serena, tutta dedita agli svaghi infantili, allo studio, ai piccoli lavori nei campi e al servizio dell'altare. Seguendo l'esempio di alcuni suoi compagni che lo avevano preceduto in tale scelta, Carlos manifestò il desiderio di entrare nel postulato che i Marianisti avevano da poco aperto a Escoriaza, dopo aver acquistato e adattando a tale uso un vecchio edificio balneare dismesso. Entratovi con la chiara intenzione di abbracciare la vita religiosa, si fece subito apprezzare dai suoi educatori per la serenità, la bontà d'animo, il buon senso, il carattere forte, una spiccata tendenza alla riflessione, la trasparenza nei rapporti e la sincera pietà che lo distinguevano.
All'età di 18 anni entrò al noviziato di Vitoria, dove iniziò un cammino di vita interiore che continuerà a percorrere con costante coerenza per tutta la durata della sua esistenza.
Con la professione dei primi voti, il 9 settembre 1903, entrando a far parte a tutti gli effetti di una congregazione posta interamente sotto gli auspici di Maria, si consacrava anima e corpo a Lei. Durante il periodo dello studentato si preparò con puntigliosa serietà al conseguimento del titolo di maestro presso l'Istituto Magistrale di Vitoria, che gli avrebbe consentito di dedicarsi ufficialmente all'insegnamento elementare.
Come religioso, fratel Carlos tenne fede all'ideale che si era proposto fin dal noviziato, e che sinteticamente ribadì nella lettera in cui chiedeva di essere ammesso alla professione dei voti perpetui: “Voglio che il servizio di Dio e di Maria, sua santissima Madre, costituisca l'unico scopo della mia vita. E i mezzi più idonei per realizzare ciò mi sembra di trovarli nella Società di Maria”.
Come educatore, seppe guadagnarsi la stima e l'affetto degli alunni e delle loro famiglie. Un superiore poteva infatti scrivere in un suo rapporto:“E' indubbiamente il religioso della provincia che meglio comprende la piccola anima del bambino delle elementari e il più indicato a dirigere questo tipo di scuola”. E un suo ex alunno ha potuto rendergli la seguente testimonianza: “Noi lo amavamo e lo stimavamo molto... La sua pietà era molto profonda. In collegio rese obbligatoria la recita del rosario il sabato e considerava come trasgressione l'assenza alla messa domenicale. Egli stesso presiedeva il rosario con molta calma... Non ci diede mai il cattivo esempio... Si distingueva per la carità con cui trattava insegnanti e alunni... Era solito visitare le famiglie degli alunni e dei poveri”.
Quando nel luglio del 1936 scoppiò la guerra civile, che avrebbe determinato un inasprimento della persecuzione religiosa, fratel Carlos si trovava al suo posto di lavoro, a Madrid, come direttore delle elementari del collegio del Pilar. Il 24 luglio i miliziani ‘rossi’ requisirono il collegio e la comunità fu costretta a disperdersi. Fratel Carlos fu arrestato due volte e quindi liberato. Sentendosi braccato a Madrid, decise di recarsi a Ciudad Real, capitale della celebre regione della Mancia, con la speranza di trovarvi protezione da parte di ex alunni della Scuola Popular, che aveva diretto per undici anni e dove si conservava ancora vivo il ricordo di lui.
Dopo un viaggio movimentato, che stava per costargli la vita, arrivò a Ciudad Real il 29 luglio, ma vi trovò i due collegi dei Marianisti requisiti e le comunità disperse, mentre in città vigeva un clima di vera e propria rappresaglia nei confronti di sacerdoti e religiosi. Visse così un lungo mese di prova, conservando inalterata una grande serenità interiore. “Sarà quello che Dio vorrà - era solito dire - . Del resto, che cosa possono farmi ancora? Ammazzarmi!”. Il 6 settembre dello stesso anno fu arrestato dai miliziani e internato nella ‘casa del popolo’ in condizione di isolamento. Pur consapevole del mortale pericolo che incombeva su di lui, trascorse dodici giorni tranquillo e completamente abbandonato alla volontà di Dio. Il giorno prima di morire manifestò il desiderio di potersi confessare da un sacerdote, ma non poté essere esaudito.
Nella notte del 18 settembre venne prelevato dal carcere con altri compagni di sventura e fucilato nei pressi di Alarcòs, a pochi chilometri dalla città. Il suo corpo, con quello di tutti gli altri, fu gettato in una fossa comune. E’ stato beatificato dal papa Giovanni Paolo II° la domenica 1 ottobre del 1995 e la sua memoria liturgica è stata fissata al 18 settembre, data del suo martirio.
(Da Osservatore Romano, 1.10.1995,pag.10).

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Aggiunto/modificato il 2001-12-30

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