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San Leodegario di Autun Vescovo

2 ottobre

Alsazia (Francia)? - Artois (Francia), 2-3 ottobre 677-680

Diacono a Poitiers, lavorò all'amministrazione diocesana. Successivamente fu ordinato sacerdote. Decise di entrare come monaco nell'abbazia di Maxentius nel 650. Nel 651 divenne abate, carica che mantenne per sei anni e durante la quale pose l'abbazia sotto la Regola di s. Benedetto. Nel 656 divenne consigliere della regina santa Bathild e tutore dei suoi figli. Nel 663 diventa vescovo riformatore di Autun nel 663. Durante il suo episcopato ha combattuto contro il manicheismo, ha riformato il clero secolare, ha rafforzato la disciplina delle case religiose, ha adottato il Credo di san Atanasio e ha promosso l'amministrazione dei sacramenti, specialmentedel battesimo. Il suo operato e il suo appoggio a Childerico opposto a Ebroin nella successione al trono di Francia, gli hanno innimicato molti potenti. Esiliato a Luxeuil nel 675, ritornato a Autun su richiesta di Teodorico III dopo la morte di Childerico. Quando la città venne attaccata, Leodegario concorò una resa per evitare la distruzione della città. Caduto nelle mani di Ebroin, venne accecato e le sue labbra e la sua lingua tagliate. Poco tempo dopo lo Ebroin lo accusò di aver istigato l'assassinio di Childerico, lo arrestò e lo imprigionò per due anni nel monastero di Fecamp in Normandia, dove venne regolarmente torturato, quindi storpiato, e alla fine assassinato nei boschi di Sarcing nella Somma nel 678.

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: Nell’odierna Saint-Léger nel territorio di Arras, nella Francia settentrionale, passione di san Leodegario, vescovo di Autun, che, dopo molte torture e l’accecamento, fu ingiustamente ucciso da Ebroíno maggiordomo di corte del re Teodorico. Con lui si venera la memoria di suo fratello san Gerino, martire, che, due anni prima, sempre per ordine di Ebroíno, morì lapidato.


Il nome Leodegario indica l’appartenenza al popolo germanico dei Franchi, che col re Clodoveo hanno conquistato la Gallia nel VI secolo, dandole il loro nome: Francia. Poi i nomi germanici si modellano via via sulle parlate locali, e per i francesi Leodegario diventa Léger. Di potente famiglia alsaziana, studia a Poitiers, dove il vescovo è suo zio; e poi senza gran fatica diventa arcidiacono, abate di un monastero, e dopo il 660 vescovo di Autun, una città di Borgogna nota in epoca romana come Augustodunum. Ora appartiene al regno franco di Neustria (Nord-Ovest e Borgogna) che è spesso in lotta con quello di Austrasia (Alsazia, Lorena, parte del Belgio). Ad Autun, Leodegario riporta l’ordine nel clero, indice un concilio, dà ai monaci la regola di san Benedetto. E con le ricchezze di famiglia può aiutare i poveri.
Buon vescovo, insomma. Se potesse fare solo quello, ma sono tempi di lotta brutale tra i due regni e all’interno di ciascuno, con i re ormai esautorati dai loro primi ministri, i “maestri di palazzo”. Leodegario è ascoltato consigliere di Bathilde, regina vedova di Neustria, reggente per il figlio minorenne. E si scontra col “maestro di palazzo” Ebroino, che tratta duramente i Borgognoni. Lui invece li difende (sono la sua gente) e sembra avere la meglio, perché nel 673 Ebroino perde il posto, viene confinato in un monastero a Luxeuil, e lui diventa il numero uno col nuovo re Childerico II. Ma dura poco. Il sovrano dapprima si fida di lui, poi per motivi non chiari lo priva di ogni potere, mandando anche lui in monastero a Luxeuil, dove c’è il suo nemico Ebroino.
Non è finita. Morto re Childerico nel 675 (assassinato), Leodegario ed Ebroino tornano liberi. Ma il primo va ad Autun, sua diocesi. E qui più tardi verranno a prenderlo i soldati di Ebroino, che è tornato potente col nuovo re Teodorico III (Thierry). Lui si consegna, per proteggere la sua città assediata. E morirà decapitato in un bosco, nell’ottobre di un anno imprecisato.
Ma già prima affronta molte “morti”. Ebroino lo fa trascinare nudo per le strade. Poi lo fa accecare. Costringe un gruppo di ecclesiastici a dichiararlo pastore indegno, e così c’è il pretesto per ucciderlo. Intanto gli fa tagliare la lingua, poi le labbra. E pare che lui, così mutilato, sia riuscito ancora a far giungere un messaggio a sua madre. Questa “passione e morte” gli danno subito una popolarità immensa, documentata dal gran numero di luoghi, paesi, chiese, parrocchie, che porteranno il suo nome: Saint-Léger; e questo culto immediato sarà poi ratificato canonicamente.
Verso il 682 i suoi resti verranno deposti nel monastero di St. Maixent, presso Niort, e vi ritorneranno intorno al 930, dopo essere stati nascosti altrove al tempo delle incursioni normanne. San Leodegario è venerato anche come patrono dei mugnai.


Autore:
Domenico Agasso


Fonte:
Famiglia Cristiana

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Aggiunto/modificato il 2001-12-31

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