XV sec.
Nell'aprile del 1485, il ritrovamento del cadavere di un bambino di cinque anni in circostanze misteriose tra Bassano e Marostica innescò un vortice di accuse antisemite, alimentando la credenza di un infanticidio rituale perpetrato dagli ebrei di Bassano. Nonostante l'assenza di prove concrete e l'incertezza di un processo, l'evento determinò l'espulsione degli ebrei da Vicenza e dal suo territorio nel 1486. Il bambino, identificato tardivamente come Lorenzino Sossio, divenne oggetto di venerazione popolare come martire, analogamente ad altri casi di presunti infanticidi rituali. Il suo corpo venne traslato a Marostica e, sebbene il vescovo di Padova ne disapprovasse il culto nel 1488, la devozione popolare continuò a crescere, ottenendo infine l'approvazione della Santa Sede nel 1867. La festa liturgica ufficiale è stata abbandonata in seguito al Concilio Vaticano II, mentre la festa esterna del Beato Lorenzino si celebra ancora oggi a Marostica, alimentando la memoria di un evento storico complesso e controverso.
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Nell’aprile 1485 fu rinvenuto nei campi tra Bassano e Marostica il cadavere d’un bambino di cinque anni perito in circostanze misteriose.
L’infuocato clima antisemitico, provocato e alimentato da interessate calunnie di infanticidi rituali a carico degli ebrei e da conseguenti tragiche montature giudiziarie in tutta Europa, fece pensare e gridare ad un ennesimo infanticidio rituale perpetrato da ebrei di Bassano.
Mancano notizie sicure di un processo, tuttavia l’accusa portò all’espulsione degli ebrei da Vicenza e da tutto il territorio vicentino decretata dal doge Marco Barbarigio il 21 aprile 1486.
L’ignoto bambino, che fonti assai tardive chiamarono Lorenzino Sossio, fu subito venerato come martire analogamente agli altri presunti martiri bambini dell’odio israelitico, quali Simone di Trento, Andrea di Rinn, Werner di Oberwesel ed altri, e il suo corpo fu trasportato a Marostica.
I verbali della visita pastorale compiutavi dal vescovo di Padova, Pietro Barozzi, il 14 ottobre 1488, indicano infatti nella chiesa di S. Sebastiano il corpo di un bambino “anonimo”, ritenuto dagli abitanti vittima degli ebrei, e perciò in grande venerazione. Il vescovo, esaminato il corpo, ne disapprovò il culto e dichiarò non esservi alcun miracolo.
Il culto però continuò, nonostante la proibizione, col successivo tacito consenso dei vescovi di Padova e più tardi di Vicenza, quando Marostica passò a questa diocesi, e infine con l’approvazione della S. Sede. Già Benedetto XIV nella Bolla “Beatus Andreas” del 22 febbraio 1755 diretta a confermare il culto di Anrea di Rinn, aveva ricordato che il b. Lorenzino Sossio godeva di un culto immemorabile.
In data poi 31 agosto 1867 la Congregazione dei Riti procedeva alla conferma del culto a lui reso “ab immemorabili”, concedendo Messa ed Ufficio propri per le diocesi di Vicenza e di Padova, e fissando la festa liturgica al 15 aprile e la festa esterna alla seconda domenica dopo Pasqua.
Frattanto nel 1810, dopo la soppressione del convento e annessa chiesa di S. Sebastiano decretata dalle leggi napoleoniche, il corpo era stato trasportato nella chiesa arcipretale di S. Maria Assunta, sempre in Marostica, dove oggi è conservato in una ricca cappella appositamente eretta in onore del protettore.
Il culto liturgico ufficiale ora è stato abbandonato a norma delle disposizioni postconciliari, come del resto è avvenuto anche per Simone di Trento. Si celebra invece ancora, purtroppo, e con grande solennità, la festa esterna nella seconda domenica dopo Pasqua.
Autore: Benedetto Cignitti
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