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Beato Gabriele Ferretti Sacerdote dell’Ordine dei Minori

9 novembre

Ancona, 1385 - 12 novembre 1456

Nacque in Ancona dalla nobile famiglia Ferretti nel 1385. Il Conte Liverotto, suo padre, e Alvisia, sua madre, educarono Gabriele alle più squisite virtù cristiane, specialmente alla purezza che traspariva dal suo comportamento angelico. A 18 anni si fece Religioso francescano dell'Ordine dei Frati Minori. Nel chiostro studiò filosofia e teologia con raro profitto, per cui ordinato Sacerdote, si dedico con frutto alla predicazione, convertendo molti peccatori. Ebbe da Dio il privilegio di conoscere il futuro, e il dono di guarire gli ammalati col semplice segno della Croce o al contatto della sua tonaca. Nutrì tenera devozione alla Vergine Santissima, che spesso gli appariva col Bambino Gesù tra le braccia nel silenzio della cella o nel bosco del Convento. Il 12 novembre 1456, dopo una vita piena di virtù e di miracoli a favore degli umili e dei sofferenti, dolcemente spirava. S. Giacomo della Marca, ai funerali solennissimi, ne tesseva l'elogio dinanzi al Vescovo, al Senato e al popolo Anconetano. Presso le Sue spoglie incorrotte, che si venerano nella Chiesa dei Frati Minori in Ancona, si moltiplicano da secoli grazie e miracoli; e i malati benedetti con l'olio della lampada del Beato Gabriele, ottengono la sua celeste protezione.

Martirologio Romano: Ad Ancona, beato Gabriele Ferretti, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che rifulse nell’assistenza ai bambini e ai malati, nell’obbedienza e nell’osservanza della regola.


Il Conte Frate e l’ultimo Papa Re: legati tra loro da un seppur legame di parentela, accomunati dallo stesso destino di gloria, culminato con la beatificazione di entrambi. A legare, innanzitutto, il beato Gabriele e il beato Pio IX è il cognome, Ferretti, anche se li separano quasi 400 anni.Gabriele, infatti, nasce ad Ancona nel 1385, in un ambiente nobile ed aristocratico ma non per questo meno cristiano. Famiglia numerosa, la sua, ben dieci figli maschi, che nonostante una tradizione di devozione alla Chiesa ed al Papa non reagisce molto bene all’idea di Gabriele di farsi frate, frate di “Santo Francesco”, di cui nelle Marche e soprattutto ad Ancona sembra ancora aleggiare lo spirito, sicuramente il fascino ed il richiamo. Una cosa è l’inclinazione di Gabriele per le cose di chiesa, la spiccata pietà, le numerose devozioni che contraddistinguono gli anni della fanciullezza e dell’adolescenza; altra cosa buttare alle ortiche titoli nobiliari e patrimoni di famiglia in cambio del rozzo saio francescano. In qualche maniera, nella scelta non facile di Gabriele si ripete il dramma della scelta di San Francesco, che alla sua facoltosa famiglia preferisce “madonna Povertà”. Gabriele, una volta frate e sacerdote, comincia a distinguersi: non certo per i suoi nobili natali, soprattutto per la sua fervida intelligenza che gli procura incarichi delicati e preziosi, da maestro dei novizi a Vicario Provinciale dell’Ordine. Se poi queste doti di natura si fondono con una serena concentrazione in Dio, una soda pietà, una tenera devozione alla Madonna, ecco completato il quadro di un frate che predica con successo, trascina le folle, ravviva la fede sopita, ottiene conversioni. Padre Gabriele percorre a piedi, in lungo e in largo, le Marche: prima come predicatore, poi come Vicario Provinciale: fonda conventi, in altri rinnova o rinvigorisce la vita religiosa, dappertutto lascia una scia di santità che affascina la gente. Qualcuno prova anche a mettergli i bastoni fra le ruote, come quella volta ad Osimo, dove con la maldicenza lo cacciano dalla città, dove poi torna poco dopo, osannato dalla gente. E quando lo vogliono mandare in Bosnia a predicare contro i manichei, si muove addirittura il consiglio comunale di Ancona per chiedere al papa di non lasciar partire un frate così. Che intanto invecchia, ma non perde il buon umore, l’umiltà e la carità. La salute invece declina e il suo corpo, al quale con fatiche e penitenze ha chiesto davvero troppo, diventa fragile. Spira in un mare di luce il 12 novembre 1456 e sulla sua tomba inizia subito una processione di infermi, molti dei quali tornano a casa guariti. Nel 1753 Benedetto XIV decreta l’onore degli altari per il Conte Frate che, proclamato compatrono di Ancona, viene festeggiato il 12 novembre.
Il Martyrologium Romanum pone la sua memoria al 9 novembre.


Autore:
Gianpiero Pettiti

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Aggiunto/modificato il 2007-05-08

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