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Sant' Amico Abate di Rambona

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Secondo la tradizione locale, Amico nacque prima del mille, in Monte Milone, oggi Pollenza (in diocesi e provincia di Macerata). Suo padre, Buongiovanni, era signore del castello, sorto per iniziativa del francese Milone sopra uno degli antichi centri della popolazione picena e romana dei Pollentini, quindi il nome primitivo di Monte Milone dato al paese. Al battesimo il bambino fu chiamato A. dal nome di uno dei santi molto venerati dai Franchi. soldato di Carlo Magno, morto combattendo, e venerato come martire in Mortara (Pavia).

Amico fu il secondo abate benedettino dell'abbazia di Rambona, succedendo ad Olderigo, abate nell'891. L'abbazia di Rambona fu fondata sopra le rovine di un tempio pagano, dedicato alla dea Bona (onde forse il nome di Rambona), dalla longobarda Ageltrude figlia di Adelchis, principe di Benevento, sposa di Guido, duca di Carnerino e Spoleto, poi re d'Italia nell'889, imperatore nell'891, e madre dell'imperatore Lamberto (892-898). I nomi di Ageltrude e dell'abate Olderigo ricorrono nel celebre dittico di avorio, detto appunto di Rambona, oggi conservato nel Museo Cristiano della Biblioteca Vaticana.

Di Amico si fa menzione nel Liber Gratissimus di s. Pier Damiani, dedicato ad Enrico, arcivescovo di Ravenna, relativo ai simoniaci. In esso si dichiara, fra l'altro, che anche gli ordinati da vescovi simoniaci possono essere santi personaggi, come appunto Rondaldus Camerinensis, Amitus (Amicus) Rambonensis, Guido Pomponianus, Firmanus Firmensis, ed altri molti che fiorirono per l'amore delle cose celesti, tanto che sopra i loro sepolcri " ex sacerdotalis auctoritate concilii, sacra altaria sunt erecta, ubi nimirum divina mysteria miraculis exigentibus offeruntur ".

Il corpo di Amico è posto in un'arca di pietra delI'anno 1510 nella cripta dell'antica chiesa abbaziale (solo in parte conservata), cripta che è un insigne monumento d'arte medievale, costruita secondo antiche memorie sotto il presbiterio della chiesa espressamente per custodire in modo conveniente il corpo del santo: di esso fu fatta solenne ricognizione dal vescovo di Macerata, Luigi Ferretti, nel 1929. Il suo sepolcro fu molto visitato con grande devozione, come fanno fede moltissime monete (oltre 400) rinvenute al tempo delI'apertura dell'arca per la ricognizione delle reliquie. Sono monete delle zecche di varie città d'Italia (Arezzo, Bologna, Chieti, Firenze, Lucca, Macerata, Napoli, Pisa, Ravenna, Roma), alcune ungheresi e dei papi Paolo II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, e vanno dal sec. XIV al XVI.

S. Amico è rappresentato in un affresco di scuola umbra del 1538 nella chiesa superiore di Rambona, anacronisticamente in abito cistercense (i Cistercensi erano passati più tardi nell'abbazia), con attrezzi agricoli; in un dipinto tolentinate (sec. XV) è raffigurato in atto di invocare la Madonna per due bambini malati d'ernia; in una stampa di carattere devozionale, il santo è accompagnato dal lupo, che aveva sbranato il suo giumento e che poi trasportava la legna dalla foresta al monastero. Anche ai nostri giorni la cripta di Rambona è molto conosciuta, specialmente dopo i restauri praticati nei primi decenni del secolo scorso, con incremento della devozione del santo.


Autore:
Carlo Carletti


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2002-09-26

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