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Serva di Dio Teresina di Gesł Obbediente (Teresa Calvino) Religiosa

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Polla, Salerno, 14 giugno 1907 - 5 marzo 1940

Teresa Calvino, nativa di Polla nel salernitano, formò la sua vita di fede nella pia unione delle Figlie di Maria. Avvertita la vocazione alla vita contemplativa, entrò nel monastero delle Benedettine di Polla, ma dovette uscirne dopo tre anni, ammalata di broncoalveolite sinistra. Durante una visita al monastero, incontrò due Suore Missionarie del Sacro Costato, che le domandarono di unirsi a loro: il 14 ottobre 1930 entrò quindi in noviziato e assunse il nome di suor Teresina di Gesù Obbediente. Nominata maestra delle novizie, ricevette le confidenze di una di loro, suor Liliana del Paradiso, che sentiva di dover dare origine a una nuova opera nella Chiesa, che avesse lo scopo di portare le anime a Cristo per mezzo di Maria, tramite la virtù della purezza. Il 7 febbraio 1935 suor Teresina e suor Liliana, uscendo dalla precedente congregazione, diedero quindi inizio a quella che divenne la “Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della Chiesa”. Sempre più ammalata a causa dei continui spostamenti, suor Teresina offriva le sue sofferenze in modo speciale per i sacerdoti e per la nascente Opera. Riportata nella nativa Polla, vi morì il 5 marzo 1940, poco prima di compiere 33 anni. La sua causa di beatificazione si è svolta, nella fase diocesana, dal 1984 al 1992 presso la diocesi di Teggiano-Policastro; prosegue ora nella fase romana. I resti mortali di suor Teresina riposano dal 1968 presso il Tempio inferiore della Bianca Regina dei Gigli, in viale Regina dei Gigli 1-7, a San Giorgio a Cremano (NA).



Famiglia e primi anni
Teresa Calvino nacque a Polla, in provincia di Salerno, il 14 giugno 1907, settima degli otto figli di Antonio e Maria Antonia Del Bagno. Due giorni dopo, ricevette il Battesimo nella parrocchia di San Nicola dei Latini. Il 12 maggio 1908, secondo l’uso dell’epoca, fu la volta della Cresima, che le venne amministrata da monsignor Camillo Tiberio, vescovo di Teggiano.
Crebbe vivace e attiva, intenta a mille giochi con le sorelle e le cugine e anche a qualche scherzo, prontamente perdonato dal padre. Dalla madre imparò l’importanza della preghiera e delle soste silenziose di fronte al Tabernacolo.
Il 16 maggio 1915 si accostò per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia. Nel suo cuore formulò questa preghiera: «Mio caro fratellino Gesù, voglio stringerTi al cuore per non farTi più scappare; voglio farmi santa per stare più vicina a Te in Paradiso».

Membro delle Figlie di Maria
Continuò quindi la sua serena vita di ragazzina, insieme alle compagne, maturando però in cuore un desiderio sempre più grande: poter essere del Signore. Per questo motivo domandò a una cugina, Teresa Cancro, di poter essere aggregata alla pia unione delle Figlie di Maria della sua parrocchia: l’ingresso avvenne il 4 giugno 1921. Da allora, quando le veniva rivolta qualche proposta di matrimonio, rispondeva: «Sono figlia di Maria, il mio sposo è solo Gesù», specie. Il suo impegno venne completato l’8 dicembre 1921, quando emise il voto di vittima nelle mani di padre Parlato, il suo confessore. Sempre puntuale agli impegni associativi, partecipava alla Messa quasi tutti i giorni.

Vocazione tra le Benedettine
A quindici anni, fu accompagnata dal padre ad assistere alla vestizione religiosa di due parenti nel monastero delle Benedettine di Eboli: fu allora che iniziò a delineare più precisamente la sua vocazione.
Dato che non aveva ancora l’età minima per l’ingresso, si preparò con la preghiera e lo studio del latino tramite lezioni private, necessarie per entrare come monaca corista. Il 16 ottobre 1924, quindi, lasciò Polla per Eboli, dove si formò nel silenzio e nel nascondimento, guidata dalla maestra delle novizie, madre Maria Caterina Procaccitto.

Prima malattia e uscita dal chiostro
Dopo tre anni, nel marzo 1927 si ammalò di broncoalveolite sinistra: prima di allora non aveva mai avuto grossi problemi di salute, anzi, era robusta e sana. Per questo motivo, il medico del monastero diede parere negativo per la vita claustrale. A 20 anni, dunque, Teresa fece ritorno a casa.
Nei due anni che seguirono fu pellegrina ad Assisi, Loreto e Pompei e dovette assistere anche alla morte del padre Antonio. Mantenne comunque i contatti col monastero di Eboli, dove tornava appena possibile.

Nelle Suore Missionarie del Sacro Costato
Durante una di queste visite, nel novembre 1929, incontrò nella foresteria due Suore Missionarie del Sacro Costato, suor Teresa Quaranta (poi Madre generale) e suor Antonietta Galletta. Erano state indirizzate lì da padre G. M. Bracale, gesuita e amico del loro fondatore, don Eustachio Montemurro (per il quale è in corso il processo di beatificazione), proprio per incontrare Teresa e invitarla a entrare nella loro congregazione di vita attiva.
Consigliata dalla sua precedente maestra del monastero, la ragazza accettò: il 14 ottobre 1930 entrò nel noviziato di Gravina di Puglia, dove prese il nome di suor Teresina di Gesù Obbediente; esattamente un anno dopo, fu ammessa ai voti e divenne maestra delle novizie. In seguito si diplomò maestra d’asilo.

L’incontro con suor Liliana del Paradiso
Il 14 settembre 1932 entrò tra le postulanti la giovane Maria Domenica Montereale, nativa di Venosa, che assunse, un anno dopo, il nome religioso di suor Liliana del Paradiso. Confidò presto a suor Teresina un’ispirazione che aveva in cuore: fondare una nuova opera al servizio della Chiesa, che avesse come scopo l’instaurazione del regno di Cristo nelle anime per mezzo di Maria e l’esaltazione, a questo scopo, della virtù della purezza. Suor Teresina valutò attentamente quell’invito, si fece consigliare e pregò per due anni.

Un esodo fiducioso
La data d’inizio della “Piccola Opera d’Amore”, come la chiamava suor Liliana, fu il 7 febbraio 1935. Inevitabilmente, cominciò un periodo di grandi sofferenze per entrambe le suore, iniziato con l’esodo dalla congregazione d’origine e proseguito con la solitudine e l’abbandono. Tuttavia, suor Teresina vide in quanto accadeva la volontà di Dio, che realizza i suoi piani attraverso la Croce, e disse: «Gesù lo vuole, non temiamo! È Lui la nostra Via, andiamo avanti con Lui».
Il loro percorso ebbe come prime tappe Venosa, Polla, Pagani e infine Nocera Inferiore presso le suore del Perpetuo Soccorso. Presentate al vescovo locale, ebbero il permesso di aprire un laboratorio-asilo, dove in breve si radunarono numerose bambine e ragazze. Nell’aprile del 1937 si trasferirono a Napoli presso la parrocchia di San Severo alla Sanità, dove furono accolte con stima dal parroco.

Primo ricovero in ospedale
La salute di suor Teresina, intanto, si aggravò: il 4 dicembre 1937 fu ricoverata all’ospedale «Elena d’Aosta» di Napoli. Durante i sei mesi nei quali rimase nel reparto dove si trattavano le patologie dell’apparato respiratorio, cercò di fare apostolato fra le altre ammalate, consolandole con la sua giovinezza e il suo entusiasmo.
Interiormente, però, soffriva, come testimoniano alcuni appunti scritti a matita su un foglio volante: «Mio Dio, Voi solo siete il mio consolatore, il mio aiuto, la mia forza, in Voi ripongo ogni mia speranza. Che dirVi? Pazienza, e fiat sempre; non credevo che il mio esilio fosse cosparso di tante croci, di tanti fiorellini da raccogliere ogni giorno in grande abbondanza; una sola preghiera: fortificatemi con la Vostra grazia, in modo che le creature nulla debbano vedere di quello che il mio cuore soffre».

A Barra, poi di nuovo in ospedale
Lo stesso giorno in cui fu dimessa dall’ospedale, il 1° maggio 1938, si stabilì insieme a suor Liliana nell’asilo delle sorelle Scognamiglio a Barra, quartiere di Napoli. Presto ebbero un’altra compagna, Maria Tarallo.
Suor Teresina sembrava ormai guarita, quando improvvisamente peggiorò: i sintomi della broncoalveolite ripresero a farsi sentire. Il 6 giugno 1939 dovette tornare all’«Elena d’Aosta» per un esame radiologico, a seguito del quale il suo medico curante decise di praticarle il pneumo-torace in casa propria. Lei cercò di sopportare l’intervento, che si ripeté per più di una volta, ma senza esito; lo viveva, come sempre, in spirito di offerta speciale per i sacerdoti.

Gli ultimi giorni e la morte
Il 20 febbraio 1940 suor Teresina, accompagnata dal fratello Carmine, dalla sorella Maria e da Margherita Aprea, fu riportata a Polla. Trascorse gli ultimi giorni assistita in casa dalla madre, ma prima di andarsene le lasciò un ultimo messaggio per suor Liliana: «Quando sarà venuta, rassicurala a nome mio, perché dal cielo farò di più che su questa terra. Dal cielo la guarderò e le starò sempre vicino. Gesù vuole che la sua piccola Opera d’Amore sia guidata solo da Lui, e che lei resti sola».
Il 5 marzo 1940, disse alla madre che sentiva di essere al termine del suo esilio terreno: «Gesù mi è vicino. Sono momenti in cui soffro tanto con Lui». Pronunciate con un sorriso queste parole, si spense serenamente. Erano le 3.45; suor Teresina aveva 32 anni.
Il 5 maggio 1947 i suoi resti furono esumati dal cimitero di Polla e traslati in quello di San Giorgio a Cremano, dove due anni prima suor Liliana, Madre fondatrice, aveva impiantato definitivamente l’Opera. Il 17 febbraio 1968 hanno ricevuto tumulazione privilegiata nel Tempio intitolato a Cristo Redentore dell’uomo e alla Vergine Maria, venerata col titolo speciale di “Bianca Regina dei Gigli”; precisamente, si trovano nel Tempio inferiore, alla destra di chi entra.

Il processo di beatificazione
Visto il perdurare della buona fama di suor Teresina, è stato avviato il suo processo di beatificazione nella diocesi di Teggiano-Policastro, sotto cui cade Polla. L’inchiesta diocesana si è aperta il 27 giugno 1984 e si è conclusa il 26 maggio 1992; ha ricevuto il decreto di convalida il 13 giugno 1992. Testimone fondamentale è stata madre Liliana del Paradiso, che non ha mai smesso di raccontare la vicenda della sua prima figlia spirituale, fino alla morte, avvenuta a Roma il 28 settembre 2009, a quasi cent’anni.
La “positio super virtutibus” è stata trasmessa a Roma nel 1997. L’ultima tappa di rilevo della fase romana si è svolta il 16 gennaio 2004, con la riunione dei consultori teologi della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi.

Il presunto miracolo
Come presunto miracolo necessario alla beatificazione è stato preso in esame il caso di suor Carmela (Grazia) Riccardi, delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù fondate da santa Teresa Verzeri. Rimasta paralizzata per le complicanze di un intervento che avrebbe dovuto curarle una lombosciatalgia bilaterale, è stata portata il 7 luglio 1974 al Tempio della Regina dei Gigli, mentre era in vacanza a San Giorgio a Cremano, perché privo di barriere architettoniche. Appena arrivata all’edificio sacro, ha sentito l’impulso di mettersi in piedi e dirigersi verso alla tomba di suor Teresina. Per favorire l’ascolto dei testimoni, l’inchiesta sull’asserito miracolo si è svolta nella diocesi di Verona, nella quale suor Carmela risiedeva: è durata dal 9 gennaio al 22 aprile 1993.

La Compagnia della Regina dei Gigli oggi
L’Opera di madre Liliana è ora denominata “Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della Chiesa”. La data di fondazione è da sempre considerata il 7 febbraio 1935, quando la fondatrice e suor Teresina lasciarono Gravina e le Missionarie del Sacro Costato.
Formata da sacerdoti e suore (Padri e Ancelle della Regina dei Gigli, che hanno ricevuto l’approvazione diocesana il 3 aprile 1980) e da un ramo di laici (i Messaggeri e Messaggere), porta avanti il messaggio di purezza che già suor Teresina seppe far proprio.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-04-22

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