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Santi Gistaldo e Gundebado Principi e martiri

1 maggio

† La Beauce d’Orléans, Francia, 523

Figli del re Sigismondo di Borgogna, furono catturati insieme col padre e la madre nel 523 e consegnati ai Franchi, che li gettarono in una cisterna a La Beauce d’Orléans. Venerati come martiri, le loro spoglie furono traslate nell’anno stesso (523) a St. Maurice nel Vallese. Nel sec. XII le reliquie dei due fratelli furono collocate in un’apposita urna d’argento che ancora oggi si conserva nella chiesa dell’abbazia di St. Maurice. Sembra che non abbiano avuto mai una festa propria, mentre quella del loro padre si festeggiava il 1°, il 4, il 7, l’11 o il 30 aprile.



Le informazioni su Gistaldo (Giselades, Giselahad, Gisgald, Siglad) e Gundebado (Gundebaldo), figli del re Sigismondo di Borgogna, sono frammentarie e attingono principalmente da agiografie e cronache coeve. La loro storia, avvenuta nel VI secolo, presenta aspetti controversi e lacunosità che invitano ad un approccio critico e prudente.
Gistaldo e Gundebado nacquero in un contesto storico turbolento, segnato dalle lotte per il potere tra il regno dei Burgundi e i Franchi. Il padre, Sigismondo, era un sovrano convertito al cattolicesimo, in contrapposizione all'arianesimo dominante tra i Burgundi. Tale scelta religiosa alimentò tensioni e conflitti, culminati nella sua deposizione e successiva uccisione nel 523.
In seguito alla morte del padre, Gistaldo e Gundebado, insieme alla madre, furono catturati dai Franchi e condotti nella regione di La Beauce d'Orléans. Qui, secondo la tradizione agiografica, subirono un duro trattamento: gettati in una cisterna, vennero privati di cibo e acqua per diversi giorni. La loro resistenza incrollabile di fronte alle torture e la loro fede incrollabile li condusse al martirio.
La memoria di Gistaldo e Gundebado come santi martiri si diffuse rapidamente, soprattutto nella regione di Orléans. Le loro reliquie furono oggetto di venerazione e attorno ad esse si sviluppò un culto locale. La loro festa liturgica ricorre il 1° maggio.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-03-19

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