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San Nimatullah Youssef Kassab Al-Hardini Religioso maronita

14 dicembre

Beit Kassab, 1808 - Kfifane, 1858

E' figlio del Libano, al secolo: Giuseppe Kassab (1808-1858), sacerdote dell'Ordine Libanese Maronita. Nel nascondimento del monastero si dedicò alla preghiera, all'insegnamento della teologia e al lavoro manuale. Tra i suoi alunni ebbe San Charbel Maklouf. La Santa Sede lo nominò Assistente del Superiore Generale del suo Ordine. Fu beatificato nel 1998.

Martirologio Romano: In località Klifane nel territorio libanese, san Nimatullah al-Hardini (Giuseppe) Kassab, sacerdote dell’Ordine Libanese Maronita, che, uomo insigne per spirito di preghiera e penitenza, attese all’insegnamento della teologia, all’educazione dei giovani e all’impegno pastorale.


All’ombra dei cedri del Libano, in una terra travagliata ed al contempo meravigliosa, ricca di testimonianze storiche e cristiane, nel XIX secolo, sono vissute grandi figure di persone che si sono santificate mediante la preghiera e l’ascetismo, raggiungendo alte vette mistiche. Tra esse, accanto a San Charbel ed a Santa Rafqà, spicca quella del Beato Al-Hardini, al secolo Youssef Kassab. Si tratta di un’alta figura monastica, di una grande intransigenza, soprattutto con se stesso, dottrinaria e spirituale.
Egli nacque nel 1808, da Girges (Giorgio) Salhab Kassab e Miryam Raad, sorella di un sacerdote, Yousef Yacoub, in Libano, in una terra che porta il nome della sua famiglia, Beit Kassab, nei pressi di Hardin. Quella regione era (ed è), in terra libanese, conosciuta per il gran fervore cristiano e per la forte presenza maronita.
Il nostro Beato aveva quattro fratelli (‘Assaf, Elias, Tanious, Yacoub) e due sorelle (Masihieh e Miryam). Quattro prenderanno i voti. In particolare, il fratello di Youssef, Elias, consacrandosi a Dio con il nome di fratel Lesha, si dedicherà all’eremitaggio, dapprima a Qozhayya e più tardi ad ‘Annaya, dove morirà nel febbraio 1875 e dove, tempo dopo, sarà sostituito da quello che diverrà S. Charbel. ‘Assaf, invece, preferì il matrimonio, così come la sorella minore, Miryam. I loro discendenti sono tuttora viventi.
Il giovane Youssef compì gli studi elementari presso la scuola monastica del convento di S. Antonio di Houb, dal 1816 al 1822. Dopo di ciò, si dedicò ai lavori agricoli con i suoi genitori. La vocazione religiosa, quasi naturale per un ragazzo pio che aveva studiato in una scuola monastica, nacque subito, ma il giovane dovette attendere i 20 anni per poterla dichiarare ai suoi. Entrò quindi come novizio, nel novembre 1828, nel convento maronita di S. Antonio in Qozhayya. Due anni più tardi, e precisamente il 14 novembre 1830, emise i suoi voti, assumendo il nome di Nimatullah, che significa "dono di Dio". Terminati gli studi teologici e filosofici, ricevette l’ordinazione sacerdotale, dal vescovo Seiman Zwain, nel monastero dei Santi Cipriano e Giustino in Kfifane, il giorno di Natale del 1833.
A differenza del fratello Elias, Nimatullah non assumerà la vita eremitica a proprio cammino di perfezione. Tutta la sua esistenza la visse prevalentemente a Kfifane, nel convento maronita con annessa scuola di teologia, tanto da essere noto come il "Santo di Kfifane".
La sua fu una vita trascorsa santamente nel rigore della disciplina. Era uomo di preghiera, totalmente immerso in Dio. Era solito, infatti, pregare per ore nella cappella del monastero dinanzi al SS. Sacramento, inginocchiato, con le braccia aperte a croce e lo sguardo fisso, rivolto al tabernacolo. Nutriva, altresì, una tenera devozione nei riguardi della Madre di Dio. Per questo, oltre alla recita quotidiana del Rosario e dopo la celebrazione della messa, aveva molta familiarità con le “Glorie di Maria” di S. Alfonso M. De Liguori, grande maestro di teologia morale. Non mancava di accostarsi quotidianamente all’Eucarestia ed al sacramento della penitenza, tanto che il suo confessore si trovava assai spesso in difficoltà nel dargli l’assoluzione, non avendo materia su cui accordargliela.
Uomo di grande cultura, nel 1845, ricevette la nomina ad assistente generale dell’ordine. Ricoprì per obbedienza tale carica ritenendosene sempre indegno. Ciononostante svolse tale mandato complessivamente tre volte (dal 1845 al 1848; dal 1850 al 1853 e dal 1856 al 1858). Si rifiutò sempre e fermamente, però, di ricoprire la carica di abate generale, declinandone le responsabilità, in quanto la Vergine glielo avrebbe proibito. Durante l’espletamento dei tre mandati fu costretto a vivere presso il monastero di Nostra Signora di Tamish, dove era la casa generalizia dell’ordine maronita. Ciò lo obbligava a spostarsi di frequente a Kfifane, dove insegnava teologia morale. Tra i suoi allievi vi fu il già nominato S. Charbel Makhlouf.
La sua sterminata preparazione teologica non gli impedirà di essere vicino alla comunità dei fratelli e dei fedeli (eccezion fatta per le donne che, secondo un’antica tradizione, era vietato ai monaci di frequentare). Quando non pregava o non insegnava, era immerso nello studio e nella rilegatura degli antichi incunaboli: arte trasmessagli dal padre che era stato rilegatore.
Il Beato Nimatullah, nel 1858, ammalatosi gravemente di polmonite per l’inclemenza del clima, morì il 14 dicembre di quell’anno, nel monastero di Kfifane, invocando il nome della Vergine ed affidandosi a Lei.
Al momento della morte una grande luce illuminò l’umile stanza in cui si era spento, ed un soave odore aromatico si sprigionò dal suo corpo, rimanendo in quel luogo per diversi giorni dopo. La sua fama di santità, già molto viva durante la sua esistenza, si consolidò dopo la morte, anche grazie ai molti miracoli, ottenuti per sua intercessione, che fiorirono e continuano a fiorire intorno alla sua tomba a Kfifane, dov’è conservato il suo corpo miracolosamente incorrotto.
Il processo di beatificazione iniziò nel 1926. Fu dichiarato venerabile il 7 settembre 1989. L’accertata guarigione prodigiosa dalla leucemia di un giovane libanese fu il miracolo che fece proclamare Beato, dal papa Giovanni Paolo II, il venerabile Nimatullah il 10 maggio 1998, durante una solenne celebrazione in piazza S. Pietro.
E' stato proclamato santo da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.


Autore:
Francesco Patruno

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Aggiunto/modificato il 2002-08-11

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