“Galeotto fu il ponte…”, e precisamente quello di Saint Leonard, ad Alençon, perché su di esso si incontrarono i due. E fu amore a prima vista, almeno da parte di lei. Per nessuno dei due, a dire il vero, il matrimonio rappresentava il massimo delle aspirazioni. Lui, a 22 anni, aveva deciso di consacrarsi a Dio nell’ospizio del Gran San Bernardo, ma l’ostacolo insormontabile era lo studio del latino, ed era diventato così un espertissimo orologiaio, anche se i suoi pensieri continuavano ad abitare il cielo ed il suo cuore restava costantemente orientato a Dio. Lei pensava proprio di poter diventare una brava Figlia della Carità, ma la Superiora di Alençon, senza mezzi termini, le aveva detto che quella non era sicuramente la volontà di Dio. Aveva così iniziato a fare la merlettaia, diventando abilissima nel raffinato “punto di Alençon”, anche se il suo capolavoro continuava ad essere il suo silenzioso intreccio di preghiera e carità. Sul ponte di Saint Leonard, in quell’aprile 1858, sente distintamente che questo, e non altri, è l’uomo che è stato preparato per lei e ne è così convinta che lo sposa appena tre mesi dopo. Il 12 luglio 2008, 150 anni dopo, Alençon ha ricordato questo matrimonio “tre volte d’oro” in vista della beatificazione, segno del riconoscimento che per Luigi Martin e Zelia Guerin fu proprio il matrimonio la via ordinaria per raggiungere la santità, andando così a fare singolare corona alla loro grande figlia, santa Teresa di Gesù Bambino.
All’inizio, per le disposizioni interiori di entrambi e forse anche per il troppo breve fidanzamento, per dieci mesi orientano il loro matrimonio verso la verginità fisica e ci vuole l’accompagnamento di un prudente confessore per indirizzare entrambi verso il dono di sé e per aprirli alla procreazione. Cominciano a nascere i figli, addirittura nove, ma solo cinque di essi raggiungono l’età adulta. Perché Luigi e Maria conoscono le sofferenze e i lutti delle altre famiglie, soprattutto a quel tempo: la morte, in tenerissima età, di tre figli, tra cui i due maschi; l’improvvisa morte di Maria Elena a neppure sei anni; la grave malattia di Teresa, il tifo di Maria e il carattere difficile di Leonia. Tutto accettato con una grande fede e con la consapevolezza ogni volta di aver “allevato un figlio per il cielo”.
Delle altre famiglie condividono pure lo sforzo del lavoro quotidiano, Luigi nel suo laboratorio di orologiaio con annessa gioielleria, Zelia nella sua azienda di merletti: lavori che assicurano alla famiglia una certa agiatezza, di cui tuttavia non si fa sfoggio. Perché in casa loro le figlie vengono educate “a non sprecare” e si insegna a fare del “di più” un dono agli altri. La carità concreta è quella che esse imparano, accompagnando mamma o papà di porta in porta, di povero in povero. Messa quotidiana, confessione frequente, adorazioni notturne, attività parrocchiali, scrupolosa osservanza del riposo festivo, ma soprattutto una “liturgia domestica” di cui Luigi e Zelia sono gli indiscussi celebranti, fatta di pie pratiche sì, ma anche di esami di coscienza sulle ginocchia di mamma e di catechismo imparato in braccio a papà.
Zelia muore il 28 agosto 1877, a 45 anni, dopo 19 di matrimonio e con l’ultima nata di appena 4 anni, portata via da un cancro al seno, prima sottovalutato e poi dichiarato in operabile. Luigi muore il 29 luglio 1894, dopo un umiliante declino e causa dell’arteriosclerosi e di una progressiva paralisi. Prima ha, comunque, la gioia di donare tutte le 5 figlie al Signore, quattro nel Carmelo di Lisieux e una tra le Visitandine di Caen.
Tra queste, Teresa, morta nel 1897 e proclamata santa nel 1925, che non ha mai avuto coscienza di essere santa, ma sempre ha detto di essere “figlia di santi”, dice spesso: “Il Signore mi ha dato due genitori più degni del cielo che della terra”. Lei, cui la Chiesa riconosce il merito di aver indicato la “piccola via” per raggiungere la santità, confessa candidamente di aver imparato la spiritualità del suo “sentierino” sulle ginocchia di mamma. “Pensando a papà penso naturalmente al buon Dio”, sussurra, mentre alle consorelle confida: “Non avevo che da guardare mio papà per sapere come pregano i santi”.
Ora è la Chiesa a “mettere la firma” sulla santità raggiunta da questa coppia: non “malgrado il matrimonio”, ma proprio “grazie al matrimonio”. A portarli sull’altare come Beati è stata l’inspiegabile guarigione, avvenuta nel 2002 a Milano, da una grave malformazione congenita, manco a farlo apposta, di un neonato. A questo miracolo è seguito quello in favore di Carmen, una bambina di Valencia, fatto che ha aperto la strada alla loro canonizzazione, celebrata il 18 ottobre 2015, nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
Autore: Gianpiero Pettiti
Maria (Suor Maria del Sacro Cuore, carmelitana a Lisieux, 22 febbraio 1860 - 19 gennaio 1940);
Paolina (Suor Agnese di Gesù, carmelitana a Lisieux, 7 settembre 1861 - 28 luglio 1951);
Leonia (Suor Francesca Teresa, visitandina, 3 giugno 1863 - 16 giugno 1941);
Elena (1864 - 1870),
Giuseppe Luigi (1866 - 1867),
Giuseppe Giovanni Battista (1867 - 1868);
Celina (Suor Genoveffa del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 28 aprile 1869 - 25 febbraio 1959);
Melania Teresa (16 agosto - 8 ottobre 1870);
Teresa (Suor Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo, carmelitana a Lisieux, 2 gennaio 1873 - 30 settembre 1897).
Nella loro giovinezza avevano aspirato ambedue alla vita religiosa, formarono poi una famiglia, animati dalla preoccupazione principale del bene spirituale delle figlie. Teresa scriverà: “Avevo soltanto buoni esempi intorno a me, naturalmente volevo seguirli”. Creano un ambiente familiare di grande laboriosità e di forte sensibilità di fede, che porterà tutte e cinque le figlie a consacrarsi al Signore nella vita religiosa.
Proprio il dolore e la gioia legate ai figli - tre morti ancora bambini, quattro entrate in convento - attraversano gran parte della vita coniugale di Luigi e Zelia, che entrambi, prima del matrimonio, avevano tentato di intraprendere la vita religiosa. “Quando abbiamo avuto i nostri figlioli - scrive Zelia nel 1877, ormai alla fine della sua vita - le nostre idee sono un po’ cambiate: non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità. Insomma tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso”. Non inganni quel “ci riusciva facilissimo”: non si riferisce alla facilità delle circostanze, che invece furono durissime, ma alla certezza che quelle circostanze facevano parte di un disegno buono di Dio. E l’amore tra Luigi e Zelia sembra proprio consistere nell’aiuto a scoprire questa positività.
L’affronto del dolore e delle difficoltà è peraltro uno degli aspetti che rende moderna questa coppia di 150 anni fa: l’educazione dei figli è un altro, con un’attenzione centrata su ciò che formava il loro animo. Come si deduce dalla dichiarazione delle figlie al processo di beatificazione di Teresa: “La nostra mamma vigilava con grande attenzione sull’anima delle sue bambine e la più piccola mancanza non era lasciata senza rimprovero. Era un’educazione buona e affettuosa, ma oculata e accurata”. Analoga immagine si ricava dai ritratti che Teresa fa di suo padre (la mamma morì quando aveva appena 4 anni). A questa accuratezza e attenzione non creava ostacoli il lavoro. Già, perché i Martin lavoravano entrambi, e con mestieri impegnativi: un laboratorio di orologiaio Luigi, imprenditrice tessile lei: “Se avessi lavoro tre volte di meno - scrive Zelia alla cognata - ne avrei ancora abbastanza per non stare spesso senza far niente... è un lavoro così dolce occuparsi dei propri figlioletti! Se non avessi da fare che quello, mi sembra che sarei la più felice delle donne. Ma bisogna bene che il loro padre e io lavoriamo per procurare loro una dote”.
In ogni caso la vera dote lasciata dai Martin è la testimonianza della fede, come dimostra santa Teresa quando ringrazia di aver avuto “genitori degni più del Cielo che della Terra”.
Zelia Guèrin muore di cancro il 28 agosto 1877. Luigi Martin muore dopo un periodo di malattia a Saint Sèbastien de Morsent, a La Musse, il 29 luglio 1894.
I processi per le Cause di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio Luigi Martin e di Zelia Guerin, furono istruiti rispettivamente nelle diocesi di Bayeux-Lisieux e di Sées, dal 1957 al 1960, e quindi inviati a Roma.
Queste due cause, condotte poi secondo il metodo storico, sono state presentate alla Congregazione delle Cause dei Santi in un unico studio, sono state discusse dai Teologi e dai Cardinali e Vescovi.
Il 26 marzo 1994 san Giovanni Paolo II ha proclamato le loro virtù eroiche. Sono stati poi beatificati il 19 ottobre 2008 a Lisieux, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, dopo che è stata riconosciuto come miracolo per loro intercessione il salvataggio della vita di Pietro Schilirò, un bambino di Monza nato con una grave malformazione ai polmoni che non lasciava speranza.
Sono stati canonizzati il 18 ottobre 2015, nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.
Autore: Carmelo Randello - Riccardo Cascioli
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