m. 304
Martirologio Romano: A Roma nel cimitero di Trasóne sulla via Salaria nuova, san Saturnino di Cartagine, martire, che, come riferisce il papa san Damaso, sotto l’imperatore Decio fu torturato sul cavalletto in patria per la sua fede in Cristo e poi mandato esule a Roma, dove, superati altri atroci supplizi, convertì alla fede il tiranno Graziano e infine, decapitato, ottenne la corona del martirio.
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Saturnino, martire di Roma, il 29 novembre del 304 venne decapitato con Sisinio sulla Via Nomentana a due miglia dall’Urbe. Oggi non lontano da questo luogo sorge una chiesa parrocchiale a lui intitolata ed edificata nel pontificato di Pio XI (1929-1939). Le reliquie in epoca imprecisata furono portate, dalla basilica a lui dedicata "in Trasone" (Via Salaria con via Yser), ai SS. Giovanni e Paolo al Celio. Dopo vari trasferimenti nell’ambito della chiesa, il cardinale Filippo Paolucci sistemò le spoglie, dopo averne fatto la ricognizione il 22 aprile 1726, nel primo altare a destra. In tale occasione un frammento di reliquia fu donato a Benedetto XIII (1724-1730). Una seconda ricognizione fu effettuata il 7 gennaio 1949 dal cardinale Marchetti Selvaggiani. A Roma sono ricordate alcune reliquie di S. Saturnino: ai SS. Silvestro e Martino ai Monti e a S. Maria in Via Lata parte di un braccio e parte della testa ai SS. Vincenzo e Anastasio alla Regola. Gregorio XIII il 20 giugno del 1581 concesse l’indulgenza plenaria in perpetuo ai visitatori della basilica del Celio nel giorno del suo dies natalis e Giovanni XXIII (1958-1963) ha autorizzato i Passionisti, che officiano la chiesa dal 1773, la celebrazione della Messa di III classe nello stesso giorno. Il M.R. così ci parla di questi Santi: “A Roma, sulla via Salaria, il natale dei santi Martiri Saturnino il vecchio, e Sisinio Diacono, sotto il Principe Massimiano i quali, lungamente straziati in prigione, per ordine del Prefetto della città furono sospesi sull'eculeo e stirati con nervi, percossi con bastoni e scorpioni, quindi bruciati con fiamme, e finalmente, deposti dall'eculeo, furono decapitati. I corpi dei due martiri furono poi sepolti da Trasone nella sua proprietà sulla Salaria nova”. Secondo una leggenda il corpo di San Saturnino è stato portato a Toffia (Rieti) insieme a quello di San Sisinio nel 558: entrambi i corpi furono trasportati dalla vicina Cures, dalla chiesa di Sant’Antimo distrutta dai saraceni. Si racconta che quando il carro che portava le due bare arrivò a Toffia, all’altezza delle Ripe di San’Antonio sulla strada originale di Toffia (vicino al lavatoio comunale), i cavalli si inginocchiarono e non vollero più proseguire e le campane della chiesa di San Lorenzo si misero a suonare da sole, per cui i preziosi corpi furono tumulati in questa chiesa. La storia dei cavalli o buoi che trasportando statue o corpi di santi si inginocchiano in un paese e non vogliono più proseguire si trova anche in altri racconti di Santi della Sabina. All’interno della chiesa di San Lorenzo Martire a Toffia ci sono 2 cappelle: una dedicata a San Sisinio ed una a San Saturnino. La cappella di San Sisinio fu eretta nel 1665 per oblazioni popolari. Il Santo nel quadro sopra l’altare è raffigurato con una palma in mano benedicente il paese. Nella destra della cappella il Santo è raffigurato negli affreschi mentre viene scarnificato con uncini infuocati. Sulla sinistra della cappella l’affresco rappresenta il rifiuto all’adorazione degli dei. La cappella di San Saturnino fu invece costruita nel 1776. In precedenza vi erano tre altari ed uno di essi era dedicato proprio a San Saturnino (il vecchio che nei duri lavoro delle terme di Diocleziano veniva aiutato dal forte braccio di San Sisinio). Sopra l’altare c’è un quadro dipinto nel 1780 che lo rappresenta. Nella tela il Santo si presenta genuflesso con lo sguardo rivolto al cielo, nell’attesa che si abbatta sul suo capo la spada del boia che pende dalle labbra del tiranno. Sullo sfondo curvi sotto il peso di vecchi macigni e sotto al sfera degli aguzzini, alcuni vecchi e giovani si avviano verso un sorgente edificio delle terme mentre in alto due angeli si librano con palme e corona del martirio.
Autore: Andrea Del Vescovo
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