Siviglia, Spagna, 25 febbraio 1877 – Madrid, Spagna, 4 gennaio 1940
Manuel González García, nato a Siviglia da umili genitori, per mantenersi agli studi in seminario dovette lavorare come domestico; il 21 settembre 1901 fu ordinato sacerdote. L’anno dopo, davanti a un altare disordinato e sporco in una chiesa a Palomares del Río, provò compassione per Gesù presente nell’Eucaristia, eppure così trascurato: contrariamente ai discepoli nel Getsemani, non fuggì. Non lo fece neppure nel 1915, quando, nominato vescovo di Malaga, visse in prima persona il dramma della guerra civile spagnola. Dovette intervenire la Santa Sede per metterlo al sicuro prima a Madrid, da dove continuò a guidare la sua diocesi, poi a Palencia, di cui fu nominato vescovo nel 1935. Morì cinque anni dopo, il 4 gennaio 1940, a Madrid. La sua eredità continua ancora oggi nella Famiglia Eucaristica Riparatrice. È stato beatificato da san Giovanni Paolo II il 29 aprile 2001. Il 3 marzo 2016 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui gli è stato riconosciuto un secondo miracolo, aprendo la via alla sua canonizzazione, fissata in seguito a domenica 16 ottobre 2016. I suoi resti mortali sono venerati davanti all’altare del Santissimo Sacramento della cattedrale di Palencia, dove volle essere sepolto.
Martirologio Romano: A Madrid in Spagna, beato Emanuele González García, vescovo: pastore egregio secondo il cuore del Signore, promosse con sommo zelo il culto della santissima Eucaristia e fondò la Congregazione delle Suore Missionarie Eucaristiche di Nazaret.
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I primi anni e la formazione sacerdotale
Manuel González García nacque a Siviglia il 25 febbraio 1877, quarto dei cinque figli di Martín González Lara, falegname, e di sua moglie Antonia, sarta e casalinga. Nell’infanzia fece parte dei “seises”, gruppo di bambini della cattedrale di Siviglia incaricati di danzare davanti al Santissimo Sacramento nel corso di solenni processioni.
Presto maturò in lui il sogno di diventare sacerdote: è narrato che sostenne di nascosto dai genitori gli esami per entrare nel seminario diocesano, dove fu ammesso nel 1889. Fu esemplare nello studio e nella vita comunitaria, venendo ordinato sacerdote il 21 settembre 1901 dall’arcivescovo di Siviglia, poi cardinale, Marcelo Spinola y Maestre (Beato dal 1987).
L’esperienza di grazia a Palomares del Río
Inizialmente svolse il suo ministero in piccoli villaggi della provincia di Siviglia, come quello di Palomares del Río, dove avvenne l’esperienza che gli cambiò la vita. Carico di speranze e di ottimismo, don Manuel si era diretto verso quella cittadina per una missione popolare, ma i suoi sogni s’infransero di fronte alla dura realtà: la chiesa cadeva a pezzi e l’altare maggiore giaceva nell’incuria.
Così scrisse tempo dopo: «Mi recai direttamente davanti al tabernacolo… e, che tabernacolo, Dio mio! Che sforzi dovettero fare colà la mia fede e il mio coraggio per non tornarmene di corsa a casa mia. Ma, non fuggii. Là, in ginocchio… la mia fede vedeva un Gesù così taciturno, così paziente, così buono, che mi guardava… che mi diceva tante cose e me ne chiedeva di più; uno sguardo, il suo, nel quale si rifletteva tutta la tristezza che emerge dal Vangelo… Lo sguardo di Gesù in questi tabernacoli è uno sguardo che si fissa nell’anima come un chiodo e non si dimentica mai più. Esso divenne per me come il punto di partenza per vedere, capire e prevedere tutto il mio ministero sacerdotale».
L’Opera dei Tabernacoli-Calvari
Dal 1902 al 1905 fu cappellano dell’asilo delle Piccole Suore dei Poveri, finché, a soli 28 anni, non divenne prima vicario economo e poi arciprete della parrocchia di San Pietro di Huelva. Ricoprì questo incarico per 10 anni, apportando notevoli cambiamenti nella parrocchia e nella città di Huelva, divenendo famoso in tutta la Spagna per le sue iniziative apostoliche.
Venerdì 4 marzo 1910 decise di condividere con alcune parrocchiane, durante un ritiro mensile loro dedicato, un’intuizione che aveva avuto: «Permettete a me, che invoco molte volte la sollecitudine della vostra carità a favore dei bambini poveri e di tutti i poveri abbandonati, di invocare oggi la vostra attenzione e la vostra cooperazione in favore del più abbandonato di tutti i poveri: il Santissimo Sacramento. Vi chiedo una elemosina di affetto per Gesù Sacramentato… per amore di Maria Immacolata e per amore di questo Cuore così mal corrisposto, vi chiedo che diventiate le Marie di questi tabernacoli abbandonati». Sorse quindi l’Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di San Giovanni, detta anche Opera dei Tabernacoli-Calvari, i cui aderenti s’impegnavano a dare e cercare compagnia a Gesù nell’Eucaristia, specialmente dov’era più abbandonato. Nello stesso anno sorse anche una sezione per bambini, la Riparazione Infantile Eucaristica.
La diffusione dell’Opera in altre diocesi spagnole e in America fu incentivata dalla fondazione di «El Granito de Arena» («Il granello di sabbia»), il suo organo ufficiale. Don Manuel decise quindi di chiedere l’approvazione al Papa: il 28 novembre 1912 venne quindi ricevuto da san Pio X, che lo benedisse e l’incoraggiò.
Il vescovo martire dei Tabernacoli abbandonati
Il suo successore, papa Benedetto XV, lo nominò il 6 dicembre 1915 vescovo titolare di Olimpo e ausiliare della diocesi di Malaga, della quale, nel 1917, divenne amministratore apostolico. Intanto alla sua Opera eucaristica si aggiungeva un nuovo tassello: i Missionari Eucaristici Diocesani, sacerdoti, la cui data di fondazione è il 9 gennaio 1918.
Il 22 aprile 1920 monsignor González venne eletto vescovo titolare della diocesi di Malaga. Appena un anno dopo, aiutato da sua sorella María Antonia, fondò la congregazione delle suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth, che sarà poi approvata il 30 agosto 1960.
Durante il suo episcopato cominciarono le prime avvisaglie della guerra civile spagnola: l’11 maggio 1931 gruppi di rivoluzionari bruciarono quasi tutte le chiese di Malaga, appiccando il fuoco anche al palazzo vescovile. Monsignor González affrontò coraggiosamente gli aggressori e si consegnò loro, ma essi lo lasciarono andare. Dovette rifugiarsi prima presso un sacerdote e poi presso una famiglia amica nella cittadina di Ronda, ma poi, visto che i rivoluzionari ricattavano questa famiglia, la lasciò per rifugiarsi a Gibilterra.
Il 26 dicembre 1931 ritornò a Ronda, ma qualche mese dopo la Santa Sede, temendo per la sua vita, gl’impose di ritirarsi a Madrid, dove rimase fino al 1935, guidando da lì la diocesi di Malaga. Nel frattempo, alle suore si erano affiancate, dal 1933, le Marie Ausiliarie Nazarene (poi Missionarie Eucaristiche Secolari di Nazareth).
Il 5 agosto del 1935 rinunciò al governo della diocesi e fu nominato vescovo di Palencia, nella Vecchia Castiglia, dove continuò la sua opera di pastore e fondatore, amareggiato per le stragi che venivano perpetrate in quegli anni di guerra civile. Promosse ugualmente anche un settore giovanile dell’opera iniziale, la Gioventù Eucaristica Riparatrice, nel 1939.
Lui stesso si definì «il vescovo dei Tabernacoli abbandonati», ma altri, per i patimenti cui andò incontro pur non avendo mai versato direttamente il sangue per la fede, non tardarono a denominarlo «il vescovo martire».
Fecondo scrittore, pubblicò più di 30 lavori letterari, in particolare di carattere eucaristico, sacerdotale e di insegnamento catechistico. Il suo capolavoro, «Lo que puede un cura hoy» («Ciò che può un parroco oggi»), fu adottato per molto tempo dai seminaristi spagnoli e latino-americani.
Morì a Madrid il 4 gennaio 1940 e fu sepolto davanti all’altare del Santissimo Sacramento della cattedrale di Palencia, come da sue disposizioni testamentarie: «Chiedo di essere sepolto vicino ad un tabernacolo, affinché le mie ossa, dopo la mia morte, come la mia lingua e la mia penna durante la vita, stiano sempre dicendo a coloro che passano: Qui sta Gesù! Sta qui! Non lasciatelo abbandonato!».
La causa di beatificazione
La sua causa di beatificazione, a fronte della perdurante fama di santità, è cominciata nella diocesi di Palencia il 2 maggio 1952. Dopo l’introduzione della causa a Roma, vennero istruite due inchieste: una suppletiva, a Malaga (nel 1979) e quella cognizionale a Palencia (1981-1983). Intanto, il 21 novembre 1965, era stato emesso il decreto sugli scritti. La “positio super virtutibus” venne trasmessa a Roma nel 1991.
Il 6 aprile 1998 san Giovanni Paolo II autorizzò la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto con cui monsignor Manuel González García veniva dichiarato Venerabile.
Il miracolo e la beatificazione
Come miracolo utile per la beatificazione venne preso in esame il caso avvenuto nel 1953 alla diciottenne Sara Ruiz Ortega, di Requena de Campos (Palencia, Spagna), affetta da una peritonite tubercolosa che l’aveva resa paralitica. Il suo parroco, don Francisco Teresa León, le mise una reliquia di monsignor González sotto il cuscino e fece cominciare una novena per chiedere la sua intercessione. La giovane, dopo cinque anni di malattia, si rialzò guarita.
Il processo sull’asserito miracolo venne convalidata il 15 maggio 1998. Gli esperti della commissione medica si pronunciarono favorevolmente circa l’inspiegabilità scientifica dell’evento. Sia i consultori teologi, il 9 aprile 1999, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione vaticana per le Cause dei Santi, il 1° dicembre 1999 confermarono il parere positivo. Infine, il 20 dicembre 1999, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione era dichiarata miracolosa e avvenuta per intercessione del Venerabile Manuel González García.
La sua beatificazione si è quindi svolta in piazza San Pietro a Roma il 29 aprile 2001, congiuntamente a quella di altri quattro candidati agli altari.
Il secondo miracolo e la canonizzazione
Nel novembre 2008 una donna di Madrid, ammalata di cancro alla gola, chiese di poter ricevere gli ultimi Sacramenti. Il sacerdote, che era il già citato don Francisco Teresa León, non poté raggiungerla nell’immediato, ma chiese al marito della donna di darle una reliquia del Beato Manuel González García e d’iniziare una novena per chiederne l’intercessione. Al quinto giorno di novena, il cancro risultò scomparso senza l’aiuto della chemioterapia. La donna guarita morì due anni e mezzo dopo d’infarto, quindi per cause estranee al precedente male.
Il 7 ottobre 2009 venne quindi aperta, nella diocesi di Madrid, l’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo, conclusa solennemente il 31 maggio 2010 e convalidata il 21 ottobre 2011. Sia i medici, sia i teologi, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei Santi sono stati unanimi nel dichiarare il fatto come inspiegabile e miracoloso.
Infine, il 3 marzo 2016, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui era accertato l’intervento divino per intercessione del Beato, aprendo la via alla sua canonizzazione, fissata in seguito a domenica 16 ottobre 2016, insieme a quella di altri sei Beati.
La Famiglia Eucaristica Riparatrice
L’eredità spirituale di san Manuel González García continua nella Famiglia Eucaristica Riparatrice, che comprende le varie realtà da lui istituite nel corso del suo ministero: l’Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di San Giovanni; la Riparazione Infantile Eucaristica; i sacerdoti Missionari Eucaristici Diocesani; le suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth; le Missionarie Eucaristiche Secolari di Nazareth; la Gioventù Eucaristica Riparatrice.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
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