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Libiene, Oparow, Polonia, 11 febbraio 1858 - Dzialdowo, 28 maggio 1941
Nato a Libienie nel 1858, si distinse come figura esemplare di vescovo durante il suo episcopato a Płock, in Polonia. Uomo di profonda spiritualità e instancabile promotore di ricerche teologiche, Nowowiejski divenne un simbolo di resistenza durante l'oppressione nazista. Arrestato nel 1940, rifiutò con fermezza la possibilità di fuga, dichiarando: "Come può un pastore abbandonare le proprie pecore?". Incatenato e imprigionato nel campo di concentramento di Działdowo, Nowowiejski continuò ad offrire conforto spirituale ai suoi compagni di sventura, benché debilitato dalle torture e dalla fame. La sua incrollabile fede e il suo sacrificio per il bene del suo gregge lo resero un faro di speranza in un contesto di oscurità e disperazione. La sua morte, avvenuta nel 1941, lo consacrò come martire della fede.
Martirologio Romano: Nella città di Dzialdowo in Polonia, beato Antonio Giuliano Nowowiejski, vescovo di Plock, che, nel medesimo periodo, recluso dai nemici in un campo di prigionia, sfinito dalla fame e da crudeli torture migrò al Signore.
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Papa Giovanni Paolo II ha beatificato il 13 giugno 1999 a Varsavia, durante il suo settimo viaggio apostolico in Polonia, 108 martiri vittime della persecuzione contro la Chiesa polacca, scaturita durante l’occupazione nazista tedesca, dal 1939 al 1945.
L’odio razziale operato dal nazismo, provocò più di cinque milioni di vittime tra la popolazione civile polacca, fra cui molti religiosi, sacerdoti, vescovi e laici impegnati cattolici.
Fra i tanti si è potuto, in base alle notizie raccolte ed alle testimonianze, istruire vari processi per la beatificazione di 108 martiri, il primo processo fu aperto il 26 gennaio 1992 dal vescovo di Wloclawek, dove il maggior numero di vittime subì il martirio; in questo processo confluirono poi altri e il numero dei Servi di Dio, inizialmente di 92 arrivò man mano a 108.
Diamo qualche notizia numerica di essi, non potendo riportare in questa scheda tutti i 108 nomi. Il numeroso gruppo di martiri è composto da quattro gruppi principali, distinti secondo gli stati di vita: vescovi, clero diocesano, famiglie religiose maschili e femminili e laici; appartennero a 18 diocesi, all’Ordinariato Militare ed a 22 famiglie religiose.
Tre sono vescovi, 52 sono sacerdoti diocesani, 3 seminaristi, 26 sacerdoti religiosi, 7 fratelli professi, 8 religiose, 9 laici. Subirono torture, maltrattamenti, imprigionati, quasi tutti finirono i loro giorni nei campi di concentramento, tristemente famosi di Dachau, Auschwitz, Sutthof, Ravensbrück, Sachsenhausen; subirono a seconda dei casi, la camera a gas, la decapitazione, la fucilazione, l’impiccagione o massacrati di botte dalle guardie dei campi. La loro celebrazione religiosa è singola, secondo il giorno della morte di ognuno.
Fra loro ci fu il vescovo Antoni Julian Nowowiejski, nato a Libienie presso Oparow nella Polonia Meridionale, l’11 febbraio 1858; a sedici anni entrò nel Seminario diocesano di Plock; fu ordinato sacerdote a Plock il 10 luglio 1881 e l’anno seguente conseguì la laurea in teologia all’Accademia di Pietroburgo, proseguì nella sua meritata carriera divenendo in seguito Rettore del Seminario Diocesano e dal 1902 Vicario Generale della diocesi; il 12 giugno 1908 venne nominato vescovo di Plock che governò a lungo; nel 1930 papa Pio XI gli conferì il titolo di arcivescovo.
Il suo fu un episcopato esemplare, vescovo di profonda spiritualità e grande spirito di preghiera, fu in pari tempo un grande promotore di ricerche teologiche.
Durante l’occupazione nazista, venne arrestato il 28 febbraio 1940 insieme ad un gruppo di sacerdoti, fu internato prima a Slupno e poi rinchiuso nel campo di concentramento di Dzialdowo.
Rifiutò l’aiuto offertagli per salvarsi, dicendo: “ Come può un pastore abbandonare le proprie pecore?”. E di nascosto benché sofferente, impartiva la benedizione ai torturati e moribondi; nonostante l’età avanzata, fu maltrattato con particolare accanimento; indebolito per il crudele regime del campo, completamente consumato dalle torture e dalla fame, morì il 28 maggio 1941 ad 83 anni e dopo tre mesi d’internamento a Dzialdowo.
Il suo corpo, denudato, fu portato via su un carro e sepolto in un luogo sconosciuto.
Autore: Antonio Borrelli
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