Nascita in tempi difficili
María del Carmen González Valerio y Sáenz de Heredia nacque il 14 marzo 1930 a Madrid, in Spagna. Venne alla luce in un periodo complicato della storia spagnola, che in breve tempo avrebbe portato alla guerra civile.
Mari Carmen, come fu presto soprannominata, era la secondogenita dei cinque figli di don Julio González Valerio e di donna Carmen Sáenz de Heredia, entrambi di nobili origini. La bambina, secondo un’antica tradizione, venne consacrata alla Madonna del Carmine, dalla quale prese il nome.
Venne battezzata poche ore dopo la nascita, perché si temeva che morisse. A soli due anni venne cresimata dal Nunzio apostolico in Spagna, monsignor Federico Tedeschini, amico di famiglia: l’eccezionalità del fatto si giustificava con la percezione che non ci fosse molto tempo per prepararsi alla lotta per la fede.
Un carattere forte ma allo stesso tempo fervoroso
Mari Carmen crebbe con una volontà vigorosa e temperamento forte, «presumidilla» (presuntuosetta), diceva con affetto qualche parente. Dotata di un pudore ostinato e scontroso, non amava vestitini troppo esposti.
Aveva assistito con fervore alla Prima Comunione del fratello Julio, fatta alla grotta del santuario di Lourdes. Da allora si fece sempre più vivo in lei il desiderio di ricevere Gesù al più presto. Anche la famiglia, visti i tempi, lo voleva.
La Prima Comunione
Nella loro casa era ospitata una monaca del Carmelo di Lisieux, amica della nonna, uscita dal monastero per un periodo di convalescenza. Fu lei a preparare Mari Carmen all’incontro con Gesù: tradusse dal francese allo spagnolo il libretto usato da santa Teresa di Gesù Bambino, la sua giovane consorella, per la propria Prima Comunione.
Anche per Mari Carmen arrivò il gran giorno, nel maggio 1936. In quell’occasione ricevette il libro di preghiere intitolato «Mi Jesús» («Il mio Gesù»), che conteneva una breve formula da recitare dopo la Comunione: «O mio Gesù, io sono tutta tua. Ti sei donato a me e io mi dono interamente a te».
Il desiderio di farsi santa
Immediatamente sentì il desiderio di farsi santa, con la consapevolezza, sempre più crescente, che per diventarlo bisognasse soffrire. Quel concetto le veniva ribadito spesso dalla governante, chiamata Seño (Signorina): lei spiegava alla bambina che santa Teresa di Lisieux si era offerta sì come «vittima», ma all’ «Amore Misericordioso di Gesù che vuole amare ed essere amato con tutto il cuore».
In casa si curava la diffusione e il sostegno della devozione all’Amore Misericordioso e al Sacro Cuore di Gesù con l’invio di scritti e volantini. Mari Carmen, di sua iniziativa, andava per strada a distribuire ai passanti i foglietti della devozione.
L’arresto di suo padre
Ma sulla famiglia incombeva il pericolo della rivoluzione. Con l’avvento dei comunisti al potere, don Julio aveva lasciato l’esercito (era capitano d’artiglieria) e si era impiegato come ingegnere nelle Ferrovie dello Stato. Era consapevole di correre un doppio rischio, sia come cattolico sia come membro della nobiltà.
Il 15 agosto del 1936, giorno dell’Assunta e poco dopo l’inizio della guerra civile, una ronda di miliziani si presentò alla porta di casa, per prelevarlo. Nel salutare la moglie, che voleva seguirlo, le raccomandò i bambini, dicendo di spiegare loro, una volta cresciuti, che lui era morto per difendere i principi cattolici.
Fu rinchiuso in una vicina prigione, le cui finestre davano sulla strada di casa: qualche volta la famiglia riusciva a intravederlo. Dopo qualche giorno, si udì un suo grido e si vide un camion militare che si allontanava.
Alla moglie, che venne a trovarlo in prigione, fu risposto: «Se vuoi vedere tuo marito, vai all’obitorio». Mari Carmen capì che il padre era stato ucciso e cominciò a pregare intensamente con il “Rosario delle piaghe di Gesù”, da usare nei momenti di dolore.
La sua preghiera per Manuel Azaña Días
Il capo del governo rivoluzionario era Manuel Azaña Días: per lei era il responsabile dell’assassinio del papà. Ciò nonostante, domandava alla madre: «Dimmi, Azaña si salverà?». La madre rispondeva: «Se fai dei fioretti e preghi per lui, si salverà».
L’odio dei rivoluzionari verso la sua famiglia era particolare, perché la madre e la nonna erano parenti di Primo de Rivera, l’ex capo del Governo. Poiché il loro arresto era imminente, fu consigliato di rifugiarsi nell’ambasciata belga di Madrid. In un secondo momento, vennero raggiunte dai bambini, perché avevano saputo che erano inclusi in una lista di bambini da deportare in Russia.
Fuga a San Sebastián
Nell’ambasciata si nascondevano anche quattro sacerdoti, così perlomeno si poteva celebrare la Messa e ricevere la Comunione. Attraverso vie diplomatiche, la famiglia di Mari Carmen riuscì ad avere un salvacondotto.
A bordo di un camion, raggiunse Valencia, dove si imbarcò per Marsiglia. Per qualche tempo fu ospite lì dalle Suore Francescane Missionarie. Infine, riparò a San Sebastián. La vita di Mari Carmen in quel periodo fu intessuta di piccole e grandi delicatezze verso i suoi familiari, la servitù e i poveri.
Dalle suore irlandesi
Nell’ottobre del 1938 la bambina fu affidata a un istituto di suore irlandesi come alunna interna. Si distinse fra le altre alunne perché era l’unica a partecipare alla Messa delle suore, che si celebrava alle sette del mattino. Un sacerdote che frequentava l’Istituto la descrisse con questa espressione: «Quella bambina è piena di Spirito Santo».
L’offerta della vita
Nell’aprile 1939, Mari Carmen trascorse a casa le vacanze pasquali. Il Giovedì Santo di quell’anno, il 6 aprile, partecipò con la nonna alla Messa “nella Cena del Signore”. Durante la celebrazione, le chiese: «Nonnina, mi offro a Dio con Gesù?». La nonna rispose di sì. Dopo la Comunione, la bambina rimase a lungo inginocchiata, col volto tra le mani. Uscita di chiesa, domandò: «Nonna, cos’è offrirsi?». «È darsi tutta a Dio», replicò lei.
Tuttavia, l’8 maggio 1939, Mari Carmen cadde ammalata di scarlattina. Per il degenerare della malattia, il 27 maggio 1939 fu trasferita a Madrid, dove fu operata per un’otomastoidite acuta. Tre volte al giorno subiva iniezioni ipodermiche di 300 cc di farmaco, spesso più di venti al giorno. Aveva anche la colite e febbre alta.
La malattia
Per liberare le orecchie in suppurazione, le furono tagliati i capelli. A ogni iniezione, voleva recitare insieme ai presenti il Credo e il Padre Nostro. Teneva sempre tra le mani il suo libro di preghiere.
Dopo otto giorni, fu riportata a casa e affidata a due infermiere.
Un noto specialista e cattedratico, dopo un consulto, disse: «Dopo aver visto malati di ogni tipo di malattia, età e categoria, giudico che il comportamento di quella bambina possa essere definito straordinario ed eroico e a me non compete di parlare di santità».
La nonna scrisse a una parente lontana: «La nostra piccola santa se ne va. Ormai è tutta assorta in Dio». Nei suoi ultimi giorni, la bambina disse all’infermiera: «Mio padre è morto martire, povera mamma, e io muoio vittima».
La morte
Avvicinandosi la festa della Madonna del Carmine, giorno del suo onomastico, Mari Carmen affermò che desiderava morire in quella data. Quando le fu riferito che proprio il 16 luglio si sarebbe sposata una zia, annunciò: «Morirò il giorno dopo».
Di fatto, la bambina morì verso le tre del pomeriggio del 17 luglio 1939. Aveva nove anni, quattro mesi, e tre giorni. Un anno dopo, il 3 novembre 1940, moriva anche Manuel Azaña Días, esule in Francia. In punto di morte, fu assistito dal vescovo di Montauban e si confessò in piena lucidità.
Il segreto di Mari Carmen
Dopo la morte di Mari Carmen, venne trovata nella sua borsetta un’agendina in pelle rossa, rivestita da un foglio con la scritta «Privatissimo». In una pagina, la bambina annotava: «29 agosto. Oggi hanno ucciso mio padre».
In un’altra è scritto il grido dei martiri di quel periodo: «Viva la Spagna! Viva Cristo Re!». Un’altra annotazione rese più esplicito ciò che si era solo intuito: «Mi sono offerta nella parrocchia del Buon Pastore, 6 aprile 1939».
La causa di beatificazione
Le monache Carmelitane Scalze di Aravaca, Madrid, si resero parte attrice della causa di beatificazione di Mari Carmen, per l’accertamento dell’eroicità delle sue virtù cristiane. In quel monastero era entrata Lourdes, una delle sue sorelle.
Oggi la causa è portata avanti dall’Associazione degli Amici della Causa di Beatificazione di Mari Carmen, fondata dai suoi familiari viventi e approvata dall’arcivescovo di Madrid, il cardinal Antonio María Rouco Valera, l’11 novembre 2009.
Il processo informativo si svolse quindi nella diocesi di Madrid dall’11 luglio 1961 al 16 aprile 1983. Gli atti del processo furono convalidati il 19 aprile 1985, mentre la “Positio super virtutibus” fu consegnata nel 1990.
Sia i Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 13 giugno 1995, sia i cardinali e i vescovi membri della stessa Congregazione, il 5 dicembre successivo, si pronunciarono a favore dell’esercizio in grado eroico delle virtù da parte della bambina. Infine, il 12 gennaio 1996, il Papa san Giovanni Paolo II ha promulgato il decreto con cui María del Carmen González Valerio y Sáenz de Heredia veniva dichiarata Venerabile.
La sepoltura di Mari Carmen
I suoi resti mortali hanno riposato dalla morte al 1979 nella cripta della tomba di famiglia, nel cimitero di San Amaro. Dal 1979 al 2014 sono stati deposti nella cappella delle Carmelitane Scalze di Aravaca. Infine, il 20 ottobre 2014, sono stati traslati nella parrocchia di Santa Maria di Cana a Pozuelo de Alarcón, presso Madrid.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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