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L’Aquila, 3 dicembre 1875 – Taiyuan, Cina, 9 luglio 1900
Marianna Giuliani nacque il 3 dicembre 1875 a L’Aquila, ma trascorse l’adolescenza a Bolsena, ospite di alcuni zii, perché rimasta orfana di madre. Per via della sua intelligenza spiccata, i parenti decisero di mandarla a Roma, in qualche istituto religioso, perché completasse la sua educazione. Fu quindi accolta in probandato dalla stessa fondatrice delle suore Francescane Missionarie di Maria, madre Maria della Passione (beatificata nel 2002). Per ragioni di salute fu trasferita a Les Châtelets, in Francia, dove maturò la sua vocazione. Vinte le resistenze dei parenti, il 6 giugno 1892 prese il velo e cambiò nome in suor Maria della Pace. Fu scelta dalla fondatrice per far parte del gruppo di sei suore destinate a Taiyuan, nel nord della Cina. Il 5 luglio 1900 le suore, insieme ai frati, ai seminaristi e ad alcuni laici, furono imprigionate nell’“Albergo della pace celeste”. Ne uscirono il 9 luglio, per essere condotte al palazzo del viceré dello Shanxi e venire uccise, insieme ai loro compagni. Furono le ultime a morire, per decapitazione. Suor Maria della Pace, coi suoi venticinque anni, era la più giovane delle suore. Incluse nel gruppo capeggiato dal vescovo monsignor Gregorio Grassi, che contava in tutto ventisei martiri, sono state beatificate il 24 novembre 1946 da papa Pio XII e canonizzate da san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2000.
Martirologio Romano: Nella città di Taiyuan nella provincia dello Shanxi sempre in Cina, passione dei santi Gregorio Grassi e Francesco Fogolla, vescovi dell’Ordine dei Frati Minori, e ventiquattro compagni, martiri, che durante la persecuzione dei seguaci della setta dei Boxer furono uccisi in odio al nome di Cristo.
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L’infanzia
Marianna Giuliani nacque il 3 dicembre 1875 a L’Aquila, dove il padre, impiegato comunale, si trovava temporaneamente per lavoro con tutta la famiglia. Primogenita di tre figli, sin da ragazzina aiutava la madre nelle faccende domestiche, affinché tutto fosse a posto al ritorno del padre, uomo piuttosto collerico e impetuoso.
Nel 1884 la famiglia si divise sempre per il lavoro paterno. Mentre i genitori e il fratello si trasferirono a Roma, Marianna e la sorella rimasero a Bolsena, presso gli zii Fioravanti, che le accolsero come proprie figlie.
Adolescenza a Bolsena
Nel 1886 quando Marianna aveva 11 anni le morì la madre, colpita da un male incurabile. La perdita lasciò nel suo animo un profondo dolore, solo in parte lenito dalle cure della zia Costantina, presso la quale lei e la sorella continuarono a rimanere.
Trascorse l’adolescenza nella pace della cittadina del lago omonimo, frequentando con assiduità le chiese di Santa Cristina, patrona della città, quella francescana della Madonna del Giglio e il cimitero dov’era sepolta la madre.
Visto che la bambina aveva sviluppato una notevole intelligenza, gli zii ritennero che a Bolsena non avrebbe potuto ricevere un’educazione conforme alle sue attitudini. Di conseguenza incaricarono un loro parente, religioso dei Frati Minori e residente a Roma, di trovare un istituto religioso che potesse accoglierla.
Accolta dalle Francescane Missionarie di Maria
Fu interpellata madre Maria della Passione, fondatrice e superiora generale delle Francescane Missionarie di Maria (beatificata nel 2002). Lei accolse maternamente la piccola orfana, che divenne poi la prima probanda della congregazione, fondata appena nel 1877.
Nel 1882 Marianna entrò così nella Casa di via Giusti, dove rimase per alcuni anni, ricevendo anche la Prima Comunione. Tuttavia, il clima romano non aveva un effetto benefico sulla sua salute; d’altro canto, tutte le suore provavano grande affetto nei suoi confronti. Per questa ragione, madre Maria della Passione decise di inviarla in Francia a Les Châtelets, fra i boschi, dove rimase fino ai 16 anni.
Religiosa, ma dopo molti tentativi
Impegnata nello studio, Marianna acquisì una discreta cultura letteraria, imparò il francese e si applicò con successo alla musica. Pur avendo raggiunta l’età per ricevere il velo della congregazione, le venne negato varie volte, perché i suoi zii e tutori non concedevano il loro assenso. Comunque, vista l’insistenza degli scritti che Marianna inviava loro, poté riuscirci: il 6 giugno 1892 vestì l’abito e prese il nome di Maria della Pace, suggerito da lei stessa.
Dopo un periodo di sei mesi a Vanves come segretaria, fu inviata a Parigi nella prima Casa fondata da madre Maria della Passione, che necessitava di una seria religiosa per svariati problemi. La novizia vi rimase sei lunghi anni, condividendo insieme alle consorelle le ristrettezze derivanti dal poco spazio disponibile, esiguo rispetto al gran numero di assistiti, 800 tra fanciulli e vecchi, e alle altre attività che comprendeva la struttura.
Nel 1896 fu necessario aprire un nuovo asilo a Parigi: venne affidato a suor Maria della Pace, che aveva frequentato vari corsi teorico-pratici per l’educazione dell’infanzia. Nel 1898 fu chiamata prima a Torino, poi a Vienna e poi a Obendorf, una nuova Casa della Congregazione, nella cui cappellina emise i voti perpetui.
Missionaria in Cina
Nello stesso anno, scelta dalla madre fondatrice, venne assegnata come assistente di madre Maria Ermellina di Gesù, superiora del gruppo delle sette Francescane Missionarie di Maria in partenza per la missione in Cina. Le suore e altri francescani missionari salparono da Marsiglia il 12 marzo 1899 e arrivarono a Taiyuan, nella “Casa di San Pasquale”, il 4 maggio 1899.
Nella missione, suor Maria della Pace si interessò dell’ambulatorio, dell’orfanotrofio, della sagrestia. Ovunque era presente, ma soprattutto nel dare lezioni di canto alle orfanelle.
Fra le sette suore fu quella che più intuì l’imminente persecuzione e la possibilità di morire violentemente, quindi fu quella che più intimamente soffrì in anticipo nel suo cuore, l’angoscia e la sofferenza ad uniformarsi alla volontà di Dio, che la voleva martire.
La rivolta dei “Boxers”
Il 23 aprile 1900 fece il suo ingresso a Taiyuan il viceré dello Shanxi, Yu-Hsien. Era già noto per il favore dato ai membri della Società di Giustizia e di Concordia, divenuti noti in Occidente come i “Boxers”, autori di molte stragi contro le missioni cattoliche.
Infatti, dopo due mesi dal suo arrivo, essi comparvero a Taiyuan. Cominciarono a diffondere tra il popolo varie accuse contro i cristiani: li definivano nemici della patria, avvelenatori di pozzi, seviziatori di bambini, causa della siccità e della conseguente carestia. Lo stesso viceré, con un proclama affisso per le strade, dichiarava: «Il fetore dei cristiani è arrivato fino al cielo, per questo non cade più né pioggia né neve».
I cristiani cominciarono a fuggire, dopo questi annunci. Anche le suore furono invitate a farlo dal vescovo, ma la madre superiora, suor Maria Ermellina di Gesù, rispose: «Ah no! Siamo venute qui a dare la vita per Gesù, se fosse necessario! La forza ce la darà Nostro Signore!».
Il martirio delle sette suore e dei loro compagni
Intanto, i soldati del viceré portarono via con la forza le orfanelle dall’orfanotrofio. Il 5 luglio le suore, insieme ai frati, ai seminaristi e ai domestici, furono invitate dal viceré a lasciare le loro case per un’abitazione più sicura chiamata “Albergo della pace celeste”. Di fatto, era un luogo di prigionia: i cattolici vennero rinchiusi in un padiglione, i protestanti in un altro.
Verso le quattro del pomeriggio del 9 luglio 1900, gli uomini del viceré fecero irruzione nel padiglione dei protestanti, uccidendoli. A quel punto, l’anziano vescovo monsignor Gregorio Grassi invitò tutti a prepararsi alla morte e diede l’ultima assoluzione.
I “Boxers” giunsero anche da loro e li condussero al palazzo del viceré, dove vennero condannati a morte. Condotti nell’ampio cortile, subirono l’esecuzione a colpi di sciabola e di arma da fuoco. Le sette Francescane Missionarie di Maria furono le ultime: dopo aver assistito alla carneficina, cantarono il “Te Deum” abbracciandosi; infine, porsero il collo alle spade. Suor Maria della Pace, coi suoi venticinque anni, era la più giovane delle suore.
Nella gloria dei martiri
Suor Maria della Pace e le altre suore furono beatificate il 24 novembre 1946 da papa Pio XII insieme ai loro compagni di martirio: due vescovi, due sacerdoti e un fratello laico dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti (missionari) e quattordici laici (cinesi), undici dei quali membri del Terz’Ordine francescano.
Della stessa causa, quindi beatificati nella stessa occasione, facevano parte altri tre religiosi dei Frati Minori Osservanti: padre Cesidio Giacomantonio, ucciso il 4 luglio 1900 a Hangzhou, monsignor Antonino Fantosati e padre Giuseppe Maria Gambaro, morti tre giorni dopo. La memoria liturgica di tutto il gruppo fu fissata al 9 luglio, giorno della loro nascita al Cielo.
A poco più di cent’anni dal loro martirio, il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la fusione delle cause di vari Beati martiri in Cina, inclusi i ventinove martiri francescani, in una sola: il decreto relativo porta la data dell’11 gennaio 2000. Dopo la firma del decreto “de signis”, avvenuta undici giorni dopo, il 22 gennaio, lo stesso Pontefice li ha iscritti fra i santi il 1° ottobre successivo.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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