Caserta, 14 marzo 1897 - Viareggio, Lucca, 12 ottobre 1961
Maria Valtorta nacque a Caserta il 14 marzo 1897. Seguì la famiglia in vari spostamenti, dovuti al fatto che suo padre Giuseppe era ufficiale di cavalleria; a ventisette anni si stabilì definitivamente a Viareggio. Desiderosa di servire Dio e il prossimo, ma anche di offrirsi vittima per i peccati del mondo, s’impegnò come infermiera volontaria e nell’Azione Cattolica. A causa di un duro colpo alle reni, ricevuto il 17 marzo 1920 mentre si trovava a Firenze, divenne progressivamente paralizzata, fino a non potersi più alzare dal letto a partire dalla Pasqua del 1934. Sostenuta da alcuni padri dei Servi di Maria, entrò come Terziaria nel loro Ordine, il 25 marzo 1944. Poco prima, il 23 aprile 1943, aveva cominciato a scrivere «Il Poema dell’Uomo-Dio», oggi edito col titolo «Il Vangelo come mi è stato rivelato». Scrisse anche un’autobiografia e numerose lettere. Morì a Viareggio, in casa propria, il 12 ottobre 1961, a 64 anni. I suoi resti mortali riposano dal 2 luglio 1973 nella cappella del Capitolo al Chiostro Grande della Basilica-Santuario della SS. Annunziata di Firenze.
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Maria Valtorta è nata a Caserta il 14 marzo 1897, dove il papà militare si trovava a risiedere. Sin da allora sembra cogliere in questa creatura una predilezione da parte di Dio che l’ha segnata appena venuta al mondo con il carisma della croce.
Poiché i medici avevano decretato che la piccola sarebbe nata morta per sopraggiunte difficoltà respiratorie, tuti, genitori compresi, erano preparati al peggio. La Provvidenza invece aveva altri disegni ed ecco che nonostante l’incuria dei sanitari e l’indifferenza del mondo che la circondava la piccola Maria riprese da sola “lena e respiro”, lanciando il suo primo gemito di vita nell’assoluta noncuranza.
La sua infanzia ha risentito di questa indifferenza e freddezza che la circondava, specialmente ha sofferto per il comportamento freddo e autoritario della mamma, che molto facilmente più che accudire lei la bambina preferiva lasciarla nelle mani di balie, che non sempre sono state accorte con lei.
Solamente il suo papà e la nonna le hanno manifestato un profondo affetto donandole qualche carezza. Ha trascorso la prima parte della vita a Faenza e poi a Milano, dove viene affidata alle suore Orsoline. Presso di loro scopre Gesù, e quell’incontro straordinario con l’Eterno sposo la conquista talmente che desidera sempre più conoscerlo, amarlo, servirlo. È forte in lei il desiderio di somigliare a Gesù, così che per farlo contento compie tanti piccoli atti di amore.
In seguito viene affidata alle suore Marcelline, dove con grande successo continua i suoi studi. Presso di queste riceve dal Beato Cardinale Ferrari il sacramento della Cresima. Lo Spirito Santo prende completamente possesso della sua anima e l’arricchisce con doni straordinari.
Anima mistica e poetica è attratta dalla bellezza della natura e ama immensamente tutte le creature, lodando continuamente Dio per le bellezze che ha donato all’umanità.
In seguito si trasferisce con la famiglia a Voghera dove frequenta le scuole comunali con ottimo profitto e qui il 5 ottobre 1908 riceve la sua prima comunione. A dodici anni entra nel collegio delle suore di santa Bartolomea Capitanio di Monza e vi rimane per quattro anni, esempio e modello per tutte le sue compagne.
Nel 1913 si trasferisce con i suoi a Firenze, dove continua a vivere come in collegio. A causa della madre perde due occasioni di serio e decoroso fidanzamento. Qui si dedica al volontariato ospedaliero tra le “Infermiere Samaritane” e viene destinata agli ospedali di guerra.
Ormai completamente pazza di Dio nella primavera del 1923 si offre totalmente a Lui sentendosi attratta dalla Divina Misericordia e, ad esempio della piccola Santa Teresina di Lisieux della quale è devota, vuole farsi vittima all’Amore Misericordioso.
Dal 1924 si trasferisce a Viareggio, la città del Santo Curatino Antonio M. Pucci dei Servi di Maria, e qui si offre vittima di amore alla Divina Giustizia, cosciente del bisogno di riparare i peccati di un mondo invaso dall’egoismo, dal peccato, dal materialismo e dall’ingiustizia sociale. Entra nelle file dell’Azione Cattolica, fucina ed esempio della santità laicale, e riceve l’incarico di Delegata di Cultura, profondendo tutta la sua dottrina spirituale ed umana con molte conferenze e lezioni, ma maggiormente attraverso una vita cristiana coerente e concreta nella Carità. Il desiderio ardente di lavorare per le anime è anche accompagnato sempre più dalla volontà di farsi vittima innocente, sui passi dell’unico suo grande amore, Gesù crocifisso e abbandonato. La sua offerta si fa concreta, anche a lei viene donata quella croce il 17 marzo 1920, mentre passeggia con la mamma per le vie di Firenze è colpita violentemente alle reni con una mazza di ferro. Da allora è costretta a restare lunghi periodi a letto, fin quando dal 1934 vi resta permanentemente. Dalla sua croce, unita completamente all’Agnello Immacolato, non ha mai chiesto vendetta, ma ha sempre invocato il perdono, pregando per tutti, tutti amando, a tutti sorridendo.
In questo cammino di sofferenza Dio le mette accanto come guida e cireneo il Padre Romualdo M. Migliorini dei Servi di Maria. Egli ha compreso quest’anima guidandola verso l’ascesi spirituale che il Signore le stava preparando. Da questo periodo in poi inizia il cammino più proficuo della Valtorta, che segnata dalla sofferenza e da esperienze mistiche, con la guida del suo direttore, inizia la sua opera evangelizzatrice. Per obbedienza scrive la sua autobiografia, la prima opera valtortiana, e da qui inizia la sua attività di scrittrice, diventando per diversi anni la penna di Dio.
In questo periodo intenso della sua esistenza Maria Valtorta approfondisce la spiritualità dei Servi di Maria, e da sempre devota della Madonna si sente chiamata a partecipare alla vita di questo glorioso e antico Ordine, fondato e voluto dalla Vergine Santa, che tra tanti ha scelto e chiamato i sette mercanti fiorentini a farsi suoi Servi. Il 25 marzo 1944 entra a far parte del Terz’Ordine dei Servi di Maria, oggi Ordine Secolare, e da quel momento diventa la sua casa, la sua famiglia, la sua vita.
L’opera valtortiana è andata sviluppandosi sotto lo sguardo attento dei Padri Migliorini e Berti, anche questi Servo di Maria, lasciandoci degli scritti di straordinaria bellezza poetica e spirituale.
Gli ultimi anni della sua esistenza sono stati provati amaramente dalla sofferenza fisica e dall’incomprensione persino dell’autorità ecclesiastica che aveva contrastato i suoi scritti. Ma queste prove sono accolte da lei con serenità e pace, cosciente d’essere solamente un mite strumento di Dio. Al termine quasi della sua vita terrena fa la sua ultima offerta al Sommo Bene, dandogli in dono la sua intelligenza.
Deperita fisicamente e psicologicamente, unita intimamente al suo Gesù, consumata e bruciata da quell’Amore ardente che l’aveva chiamata al suo servizio, si spegne nella sua casa di Viareggio la mattina del 12 ottobre 1961. Le sono accanto la fedele amica Maria Diciotti e il Padre Innocente M. Rovetti, assistente del Terz’Ordine. Si addormentò rammentando quelle parole che Gesù le aveva pronunciate in vita: "Come sarai felice quando ti accorgerai di essere nel mio mondo per sempre, senza neppure essertene accorta, passando da una visione alla realtà, come un piccolo che sogna la mamma e che si sveglia con la mamma che lo stringe al cuore. Così Io farò con te".
Il suo testamento spirituale: "Ho finito di soffrire, ma continuerò ad amare".
Il suo sepolcro si trova in una cappella del chiostro nella Basilica della SS. Annunziata di Firenze dei Servi di Maria.
Autore: Massimo Cuofano, OSSM
Note:
Per approfondire: Don Ernesto Zuccchini "Il Cielo in una stanza. Vita di Maria Valtorta" Fede & Cultura
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