Angelino Cuccuru nacque a Sindia, in provincia di Nuoro, il 6 dicembre 1920. Sei giorni dopo fu battezzato nella chiesa Parrocchiale del Santo Rosario da don Pietro Mereu. A sette anni ricevette la Prima Comunione, e il 4 aprile del 1929 la Confermazione da parte del vescovo di Bosa monsignor Mantini in un giorno particolarmente solennizzato dalla concomitanza con la consacrazione della chiesa. Particolarmente profetica fu la presenza in tale occasione del futuro vescovo di Alghero-Bosa, monsignor Giovanni Pes, che nel 1993 avrebbe poi introdotto la Causa di Beatificazione di Angelino. Questi frequentò la scuola elementare del suo paese con buon profitto. Nei suoi coetanei restò impresso il ricordo della sua condotta esemplare e del suo interesse per le materie scolastiche, in particolare per l’Insegnamento della Religione Cattolica. Degna di memoria da parte di compagni ed amici fu anche la sua particolare pietà: non mancava infatti mai all’Eucaristia domenicale ed alla Comunione. In certi periodi dell’anno era poi solito frequentare la chiesa anche nei giorni feriali, cosa non comune tra i ragazzi ed i giovani del paese. Particolare giovamento gli portò l’essere nato in una famiglia dai sentimenti profondamente cristiani. Richiamato alle armi, ai primi di marzo del 1940 partì per San Remo e partecipò alle azioni di guerra contro la Francia. Nel luglio 1941 si mise in viaggio per il Fronte Russo: le sue lettere costituiscono un resoconto del viaggio da parte di un fine osservatore della campagna, che ammira da un treno lungo tutto il tragitto sino all’Ucraina, descritta quale terra bellissima rovinata dai Bolscevichi. Tutti i nomi che lui riportò relativi a località e confini furono purtroppo regolarmente cancellati dalla censura militare.Prese parte alla grande battaglia di Niktowa, di cui redasse accurata descrizione. Il 10 giugno 1942 nella zona di Plasky, nei pressi del fiume Don, venne colpito fatalmente alla testa durante un’azione di osservazione e misurazione. La notte successiva, verso le due, Angelino Cuccuru morì nell’Ospedale da campo di Rikowo, in Ucraina, assistito solo più dal suo caro amico Giovanni Salaris. Era il 11 giugno 1942. La sua salma ricevette sepoltura nel cimitero militare di Senakiewo, in una tomba recante il numero 234. Il ritratto spirituale del giovane Angelino traspare dai suoi scritti, consistenti in 150 lettere scritte durante il servizio militare tra il 1940 ed il 1942, poesie in dialetto sardo suddivise tra un diario del primo anno di servizio militare, alcune composizioni di saluto alla famiglia ed altri versi scritti occasionalmente. Esiste inoltre un diario relativo ad alcuni mesi della campagna in Russia in cui le località dei combattimenti furono però cancellate dalla censura.Importantissime sono anche le testimonianze del parroco che lo seguì spiritualmente dal 1938: fu suo confessore, ricevette molte lettere dal fronte militare e pensò di scriverne una breve ma intensa biografia. La famiglia Cuccuru fu sempre concorde nell’affermare l’eccezionalità del suo comportamento, la preghiera prima del lavoro in campagna e dei pasti, la recita del Rosario in famiglia ogni sera sempre in ginocchio come suo padre Giovanni, la fiducia in Dio, l’assiduità nel duro lavoro di agricoltore, la grande disponibilità verso gli altri, un’allegria sempre composta con coetanei e parenti, uno spiccato interesse verso la Parola di Dio che il padre era solito ripetere o leggere direttamente dalla Bibbia.I suoi coetanei concordano anch’essi nel ricordare la sua non comune serietà di comportamento, ma aggiungono anche che egli soleva ripetere che non bisognava offendere il Signore, commettere peccati, il suo rifuggire costantemente dal potersi trovare in scabrose situazioni, la delicatezza del tratto e del parlare sempre dimostrata nel relazionarsi con le compagne di scuola e le ragazze del paese ed infine, ultima ma non meno importante, una grande disponibilità nell’aiutare il prossimo. Queste sue particolari delicatezza, gentilezza e disponibilità sono ricordate anche dai suoi commilitoni.I compaesani di Angelino si dimostrarono da sempre suoi grandi ammiratori, considerandolo eccezionale per le sue speciali doti morali, un amico di Dio cui rivolgersi per ottenere grazie e guarigioni dal Signore. A Sindia dunque tutti perseverarono nel coltivare il ricordo di questo giovane di un’eccezionale solarità. Anche il parroco era solito parlarne in Chiesa, additandolo come modello di vita cristiana e nutrendo profondamente nel cuore la speranza che un giorno potesse essere avviato nei suoi confronti il lungo cammino per giungere alla sua glorificazione terrena.Dopo alcuni decenni di apparente silenzio, nel 1984 il nome di Angelino Cuccuru tornò prepotentemente alla ribalta: parecchie persone affermarono infatti di averlo visto in immagini esposte in Chiesa in mezzo ai fiori ed alla finestra di quella che fu la sua abitazione. La Chiesa locale non diede alcun rilievo a questi fatti, ma i giornali ne parlarono dedicando a questo giovane molti articoli.L’allora parroco monsignor Giuseppe Masia decise dunque di pubblicare una breve biografia, intitolata “Angelino Cuccuru. Il Caporale santo”, che andò letteralmente a ruba. Il suo successore, notando la popolarità e la fama di santità di cui godeva ancora questo ragazzo in Sindia, pensò di parlarne con il vescovo, monsignor Giovanni Pes, che non esitò dunque il 2 giugno del 1989 a costituire un’apposita commissione storica incaricandola di raccogliere scritti e testimonianze circa “la vita e fama di santità di Angelino Cuccuru”.Nel 1992 fu la volta delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della morte di Angelino e proprio in tale occasione la commissione storica presentò pubblicamente la sua relazione, indicando la possibilità dell’introduzione della causa di beatificazione. Interpellata la Conferenza Episcopale Sarda, il 16 novembre 1992 il vescovo diocesano chiese ufficialmente alla Congregazione dei Santi il previsto Nulla Osta per l’introduzione della causa, da tenersi nella Diocesi di Alghero-Bosa, nonostante il decesso del servo di Dio fosse avvenuto in Ucraina. Il Prefetto della Congregazione dei Santi risponde affermativamente alla duplice richiesta il 5 dicembre successivo. L’8 giugno 1996 la salma di Angelino poté finalmente fare ritorno al suo paese, accolta trionfalmente alla presenza delle più alte autorità militari, civili e religiose della Sardegna.La fase diocesana della causa si protrasse sino al 27 luglio 2001 ed oggi presso la congregazione apposita è in corso la stesura della “positivo”. Con l’eventuale riconoscimento da parte della Chiesa delle virtù eroiche e di miracoli avvenuti per l’intercessione del “caporale santo”, egli potrà allora essere elevato agli onori degli altari, forse quale unico santo militare cattolico del XX secolo.
Autore: Fabio Arduino
|