Teresa Casini nacque a Frascati, cittadina dei Castelli Romani, il 27 ottobre 1864, primogenita dell’ingegner Tommaso Casini e di Melania Rayner, di nazionalità belga. Ricevette il Battesimo nella cattedrale di Frascati due giorni dopo la nascita. Per volontà del padre, ad accompagnarla al fonte battesimale ci fu una schiera di poveri, quegli stessi che più di una volta, in braccio al genitore o a una domestica, vide bussare alla porta di casa.
Quando Teresa aveva circa dieci anni, l’ingegner Tommaso, che fu il suo primo educatore, morì. La bambina dovette quindi trasferirsi con la madre a Grottaferrata presso i nonni materni, i quali si erano stabiliti definitivamente in Italia dopo un periodo trascorso in Russia.
Nel 1875 diventò alunna del Collegio di Santa Rufina a Roma, tenuto dalle Dame del Sacro Cuore, dove avvertì vivamente il desiderio di consacrarsi a Dio. Il 7 maggio 1876, giorno della sua Prima Comunione, promise a Gesù che sarebbe stata tutta sua per sempre.
Una volta rientrata in famiglia per motivi di salute, tuttavia, si trovò a vivere un periodo di grande disagio: per ubbidire alla madre, dovette frequentare la vita di società, ma avvertiva come un vuoto nel cuore. L’unico modo con cui riusciva a colmarlo era mediante la preghiera. Si affidò quindi alla direzione spirituale di padre Arsenio Pellegrini, abate dell’abbazia basiliana di Grottaferrata, che l’aiutò a guardare dentro di sé.
La svolta nel suo percorso, fino ad allora simile a quello di tante ragazze devote della sua epoca, accadde una domenica, dopo la Messa cantata. Mentre era assorta in meditazione, le si presentò un’immagine concreta: il cuore di Gesù, trafitto da una spina. Udì anche una voce che diceva: «Questa spina è conficcata nel mio cuore da quei sacerdoti che, dimentichi del loro carattere, offendono, con le loro infedeltà, il mio Celeste Padre». Da allora iniziò a farsi strada in lei l’idea di un’opera riparatrice nei riguardi dei sacerdoti.
Tuttavia, per ubbidire ai consigli del direttore spirituale, il 1° febbraio 1885 Teresa entrò tra le Clarisse del monastero romano della Santissima Concezione, presso la basilica di San Pietro in Vincoli, tanto severo che le sue abitanti erano definite “le sepolte vive”.
Il 2 febbraio 1886, un anno dopo l’ingresso in monastero, la giovane compì la vestizione e prese il nome di suor Maria Serafina del Cuore di Gesù Trafitto. Purtroppo la sua malferma salute, unita ad alcune prove di carattere soprannaturale, la costrinse ad uscire dal monastero: lo lasciò il 2 dicembre 1886.
Nel giro di due settimane dal ritorno a casa, Teresa si riprese completamente e ricominciò ad andare a pregare fuori di casa. Il suo nuovo luogo prediletto fu la cappella del Sacro Cuore della chiesa parrocchiale di San Rocco a Frascati, che versava in condizioni di abbandono. Mentre si occupava di restaurarla, riaffiorava in lei il desiderio di “portare anime al Signore”, particolarmente quelle dei sacerdoti.
Mentre l’idea si faceva sempre più chiara, padre Pellegrini intervenne di nuovo, suggerendole di entrare in contatto con una certa Maria Rosaria, che aveva fondato una piccola comunità, le “Vere amanti del Cuore di Gesù”. Inizialmente abitava da sola presso la canonica della chiesa di San Lorenzo in Damaso a Roma, ma da quando ebbe le prime compagne si era trasferita in un appartamento vicino alla chiesa di Santa Maria del Pianto, situata nel ghetto. Dopo un primo colloquio, Teresa si trasferì dalla “poveretta del Cuore di Gesù”, come Maria Rosaria voleva farsi chiamare.
La vita comunitaria quasi priva di regole, lo squallore dell’ambiente e le stranezze della “poveretta” misero a dura prova Teresa, anche se il direttore spirituale l’esortava a ubbidirle. Quando la donna si ammalò di tubercolosi fu proprio lei, che aveva preso a osteggiare apertamente, a prendersene cura fino alla morte, nel novembre 1887.
Ritornata a Grottaferrata, comprese che non valeva la pena di rientrare in famiglia. Si trasferì quindi in casa di Enrichetta Spalletta, sposata ma senza figli, che le diede una stanza in affitto. Quando alcune amiche presero a venirla a trovare sempre più spesso, fu il caso di traslocare di nuovo, prima in casa Consoli, dove fu raggiunta dalla prima compagna: Clorinda Canestri, sorella della sua amica e omonima Teresa. Il 2 ottobre 1889, non molto tempo dopo la morte di Clorinda, Teresa Casini, Teresa Canestri e Angelina Mascherucci si associarono per fare vita comune: la loro nuova sede fu casa Roncaccia.
Per sottrarsi al problema dell’affitto, Teresa si sottopose all’umiliazione della questua per ordine di padre Pellegrini e vendette la propria parte di eredità, per costruire una casa propria. Infine, il 12 ottobre 1892 arrivarono le chiavi della nuova casa; pochi giorni dopo, il 17, la piccola comunità prese possesso della nuova abitazione.
Il 2 febbraio 1894 il gruppo prese il nome di “Vittime del Sacro Cuore”, costituendo così con le prime aderenti un nuovo Istituto di clausura stretta. Il prezzo da pagare fu l’uscita di Angelina, ormai seriamente malata di tubercolosi, o nessun’altra giovane avrebbe potuto entrare. Il 1° aprile 1896 arrivò il decreto di lode dal vescovo di Frascati. A far parte del noviziato c’era anche Teresa Casini, ora suor Maria Teresa del Cuore di Gesù Trafitto, nonché madre fondatrice.
Pur in mezzo a difficoltà materiali e alle imposizioni di padre Pellegrini, madre Teresa rimase fedele al suo ideale, cercando allo stesso tempo delle vie per concretizzarlo, convinta com’era che «Un sacerdote santo è la salvezza di chi lo avvicina». Chiuse quindi i rapporti col suo antico direttore di spirito, diventato distante per i troppi impegni, e, dopo aver lungamente pregato, ne trovò uno nuovo nella persona di padre Joseph Gallois, dei Maristi.
Su esortazione anche del cardinal Francesco Satolli, vescovo di Frascati, le Vittime del Sacro Cuore abolirono la clausura e si aprirono a realizzazioni esterne. Nel 1910 madre Teresa inaugurò il primo laboratorio a Grottaferrata per educare le figlie del popolo: era una forma indiretta per far sorgere, all’interno delle famiglie, giovani da chiamare alla dignità sacerdotale. Per evitare incomprensioni coi padri Basiliani, l’educandato venne poi trasferito a Roma, dove la Fondatrice andò a risiedere stabilmente. Il 1° novembre 1916 l’istituto cambiò nome in “Suore Oblate del Sacro Cuore di Gesù”, ma lo spirito era rimasto immutato.
Alla realtà dei laboratori femminili se ne aggiunse un’altra più mirata. Si trattava dei collegi dei “Piccoli amici di Gesù” (il nome fu suggerito dal terzo direttore di madre Teresa, don Giuseppe Perrone), sorti dal 1925, anche se i primi passi risalgono al 1922. Lo scopo era accogliere ed educare adeguatamente i fanciulli che dimostravano una naturale inclinazione al sacerdozio e quindi avviarli, compiuti i dodici anni, al Seminario. Negli anni del primo conflitto mondiale sorse poi un’altra ispirazione: accogliere in case specifiche sacerdoti anziani, malati e bisognosi.
Un grande aiuto per l’espansione dell’opera fu dato da monsignor Fortunato Maria Farina, vescovo di Foggia e Troia, che già aveva aiutato il napoletano don Giustino Russolillo (Beato dal 2011) nello sviluppo della sua Società delle Divine Vocazioni. Grazie al vescovo, che attualmente è Servo di Dio, i Piccoli Amici ebbero un collegio ad Orsara, il primo fuori dal Lazio.
Nel maggio 1925, tuttavia, la salute di madre Teresa ebbe un improvviso tracollo. Mentre si stava preparando per andare alla posa della prima pietra di una nuova casa, fu colpita da paralisi. Si riprese, ma dovette tornare definitivamente a Grottaferrata nel 1930. Era costretta a letto, ma non stava inerte: al suo capezzale accorrevano continuamente suore, sacerdoti, seminaristi, tutti bisognosi di una parola di consolazione.
Dal 18 marzo 1937 la sua situazione si aggravò: insieme al medico arrivò il confessore, padre Daniele Barbiellini-Amidei, che le amministrò l’Unzione degli Infermi, al cui rito partecipò cosciente, ma con un filo di voce. La crisi, nel giro di una settimana, parve superata, tanto serena appariva l’ammalata. Il 2 aprile il confessore tornò e le chiese come si sentisse: «Sto tanto tranquilla. Sento Dio vicino a me», gli rispose. Passata la mezzanotte del 3 aprile, madre Teresa entrò in agonia: si spense alle 5. Aveva 72 anni.
I suoi solenni funerali furono celebrati presso la parrocchia del Sacro Cuore, preceduti da una Messa nell’abbazia di Grottaferrata. Il corpo, accompagnato da una folla che già la considerava santa, fu tumulata nella cappella delle Zelatrici del Sacro Cuore del locale cimitero. Un anno dopo i Piccoli Amici diedero il primo frutto, l’ordinazione sacerdotale di don Cosimo Petino, che era passato al Pontificio Seminario Romano.
La fama di santità di madre Teresa non venne meno e fu riconfermata quando i suoi resti vennero traslati nella cappella della Casa madre di Grottaferrata. Per questo motivo, nel 1952 fu avviata la fase diocesana del suo processo per l’accertamento dell’eroicità delle sue virtù, conclusa nel 1962. Nel contesto del processo venne predisposta una nuova ricognizione dei resti mortali, traslati il 20 maggio 1965 nella chiesa annessa alla Casa Generalizia delle Oblate a Roma, in via del Casaletto.
La fase romana della causa di beatificazione si è svolta dal 1982 al 1985 ed è stata convalidata l’8 novembre 1985. La “positio super virtutibus” è stata consegnata alla Congregazione vaticana per le Cause dei Santi nel 1991.
A seguito della riunione dei consultori teologi, il 22 ottobre 1996, e dei cardinali e vescovi membri della Congregazione, il 20 maggio 1997, san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto che, il 7 luglio 1997, dichiarava Venerabile madre Teresa Casini.
Come miracolo per ottenere la beatificazione è stato preso in esame il caso di Jacob Ronald Sebest, detto Jack, residente a Campbell, nella diocesi di Youngstown, in Ohio. A cinque anni era caduto in una piscina durante una festa, rimanendo sott’acqua per undici minuti. Trasportato in ospedale, gli venne diagnosticata una sindrome da annegamento con coma post-anossico: se fosse sopravvissuto, avrebbe avuto danni cerebrali permanenti. Il padre del bambino chiamò le Oblate, che risiedevano nella sua diocesi dal 1949 e gestivano l’asilo e la scuola elementare frequentata dai bambini della famiglia Sebest: due suore vegliarono insieme ai genitori, mentre altre due, giunte l’indomani mattina, diedero un santino della loro fondatrice alla madre del piccolo, la quale lo mise sotto il suo cuscino. Poco meno di quarantotto ore dall’accaduto, verso le 19 di venerdì 27 giugno 2003, il bambino diede segni di risveglio dal coma, muovendo braccia e gambe. Era la solennità del Sacro Cuore; inoltre, nel momento della ripresa, nella cappella delle suore si stava celebrando la Messa, L’indomani Jack venne deintubato, due giorni dopo poté mangiare cibi solidi e infine venne dimesso.
Per accertare che il fatto potesse essere dichiarato scientificamente inspiegabile, venne istruito il tribunale diocesano per l’inchiesta sul miracolo, che si svolse dal 13 dicembre 2007 al 19 marzo 2009 ed è stata convalidata il 5 febbraio 2010. La commissione medica della Congregazione per le Cause dei Santi ha dato parere positivo il 22 maggio 2014, confermato dai consultori teologi il 20 novembre dello stesso anno e infine, dai cardinali e vescovi membri, il 20 gennaio 2015. Due giorni dopo, il 22 gennaio 2015, papa Francesco ha ricevuto il cardinal Angelo Amato, prefetto delle Cause dei Santi, e ha autorizzato la promulgazione del decreto sul miracolo.
Madre Teresa Casini è stata beatificata sulla piazza della cattedrale di San Pietro Apostolo a Frascati il 31 ottobre 2015. La data della sua memoria liturgica, per le sue suore e la diocesi di appartenenza, è stata fissata per il 29 ottobre, anniversario del suo Battesimo.
Oggi le Suore Oblate del Sacro Cuore, di diritto pontificio dal 5 dicembre 1947, sono diffuse, oltre che in Italia e negli Stati Uniti d’America (in Ohio, come già detto a proposito del miracolo), in Brasile (nello Stato del Maranhão), in Perù (nella regione di Lima), in India (nello Stato del Kerala) e in Africa (in Guinea Bissau). Dal 1946 assistono i sacerdoti anche nelle parrocchie, nelle case del clero e dovunque la loro presenza sia richiesta.
Autore: Emilia Flocchini
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