Nicosia, Enna, IX secolo - Agira, Enna, 890 ca.
Nato a Nicosia nel IX secolo, fu monaco nel monastero di Agira, dove fu eletto abate per umiltà. Riuscì a mantenere la carica nonostante la cecità, dimostrando grande attitudine e prudenza. La sua santità fu rivelata a dei monaci increduli, che gli fecero credere di avere davanti una folla di fedeli. Luca Casali iniziò a predicare, e al termine della predica le pietre risposero con un sonoro “Amen!”. Morì in concetto di santità nel monastero di Agira, e fu sepolto nella chiesa di San Filippo. Il suo corpo fu poi deposto nella stessa urna di San Filippo di Agira, e la sua fama di santo crebbe. Nel 1575, al cessare dell’epidemia di peste, Nicosia lo proclamò patrono della città. Venti anni dopo, durante dei lavori di ristrutturazione, furono ritrovati i suoi resti, insieme a quelli di San Eusebio monaco e San Filippo di Agira. Nicosia ottenne una reliquia del santo abate, che fu accolta con grande solennità. L’anno della sua morte è incerto: alcuni studiosi lo collocano nell’890, altri verso il 1164.
Martirologio Romano: Ad Agíra in Sicilia, San Luca Casale di Nicosía, monaco, pieno di umiltà e virtù.
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La sua ‘Vita’ fu scritta probabilmente da un monaco di nome Bonus che purtroppo è andata perduta; secondo questa ‘Vita’ Luca casali nacque a Nicosia (Enna) in Sicilia nel IX secolo, verso i dodici anni fu condotto da un monaco nel monastero di Santa Maria Latina di Agira (Enna), dove prese l’abito e in seguito venne ordinato sacerdote.
Crebbe e visse dotato di spirituali virtù e la popolazione dei fedeli si recava volentieri al monastero per consultarlo. In età adulta fu eletto abate del monastero di Agira, ma egli rifiutò la carica per umiltà, i monaci non si arresero e fecero intervenire il papa, allora Luca Casali accettò per ubbidienza.
Trascorsero gli anni, in cui esplicò grande attitudine e prudenza nella carica di abate, finché fu colpito dalla cecità; ma questa grave limitazione, specie per quei tempi, non lo bloccò e continuò a svolgere il suo apostolato facendosi accompagnare nei suoi spostamenti dai confratelli.
La sua santità si rivelò agli increduli monaci, quando un giorno ritornando da Nicosia dove aveva fatto visita ai parenti, gli fu fatto credere di avere davanti una gran folla di fedeli e lui prese a predicare in quel luogo che era invece deserto; al termine della predica impartì la benedizione, cui le pietre risposero con un sonoro “Amen!”.
Di fronte a questo prodigio i monaci che l’accompagnavano gli chiesero perdono. Tornato nel monastero di Agira, morì in concetto di santità e fu sepolto nella chiesa di S. Filippo.
La sua fama di santo crebbe tanto che il suo corpo fu deposto nella stessa urna di s. Filippo di Agira, grande sacerdote esorcista, morto ad Agira nel 453 ca.
In seguito si perse il ricordo del suo sepolcro, ma il culto continuò; nel 1575 al cessare dell’epidemia di peste, il popolo e il senato della città di Nicosia per riconoscenza verso s. Luca Casali, decisero di celebrare la sua festa a spese del Comune, chiedendo al papa di riconoscerlo patrono della città.
Venti anni dopo nel 1596, durante alcuni lavori di ristrutturazione, furono ritrovati i resti di s. Luca Casali, di s. Eusebio monaco e di s. Filippo di Agira, evidentemente nascosti al tempo delle invasioni saracene, in tale occasione la sua città natale Nicosia, chiese ed ottenne una reliquia del santo abate, accolta con grande solennità.
Per il resto le fonti storiche che lo riguardano sono discordi; l’anno della sua morte secondo alcuni studiosi è nell’anno 890 ca. altri dicono verso il 1164, ad ogni modo sembra sia vissuto prima delle invasioni arabe in Sicilia che cominciarono nell’827.
Anche l’Ordine religioso cui appartenne è messo in discussione, c’è chi lo considera Benedettino, altri monaco Basiliano. La sua celebrazione è al 2 marzo.
Autore: Antonio Borrelli
Anche da uno scherzo organizzato per burlarsi di un superiore ritenuto un po’ troppo severo, si può imparare una lezione di vita. Questa è la storia di San Luca Casali, nato in Sicilia, a Nicosia (Enna) nel IX secolo. Il piccolo Luca studia con buona volontà, guidato da un maestro suo vicino di casa. Luca, fin da ragazzino, dimostra di volersi dedicare a Dio. Viene, quindi, condotto nel vicino Monastero di Agira (Enna) per diventare monaco e qui cresce buono nell’animo.
Una volta indossato il saio, si fa crescere la barba lunga lunga e la sua fama si estende sempre di più. I fedeli vanno a trovarlo per chiedere un consiglio, una benedizione, una parola di conforto. Egli è molto umile e per questo motivo non vuole accettare la nomina di abate del convento. Acconsente solo dopo aver ricevuto l’ordine dal papa in persona.
Il buon Luca guida il convento con autorevolezza e, nonostante sia diventato anziano e cieco, spesso continua ad intrattenere all’aperto i fedeli con lunghe, efficaci e acclamate prediche. Tuttavia, a volte, le sue regole vengono interpretate dai confratelli come dure imposizioni. Forse per questo motivo essi ordiscono una burla a discapito dell’abate. Un giorno lo conducono in un luogo isolato e gli fanno credere che dovrà tenere una predica. L’abate, essendo cieco, non si accorge che non c’è nessuno ad ascoltarlo se non delle pietre. Così, su una sommità, comincia con fervore a parlare di Gesù e del Vangelo, e si affatica, si sbraccia, mentre i confratelli se la ridono alla grande. Infine, ancora ignaro della burla, tracciando il segno della croce, Luca dà la benedizione ai presenti. Immediatamente, con grande stupore dei monaci, dal nulla una voce solenne risponde: «Amen». Il “miracolo dei sassi” causa nei monaci un sentimento di rimorso per aver ingannato l’abate. Pentiti chiedono perdono a Luca raccontandogli tutto. L’abate, per niente adirato, si dimostra contento perché il sermone è servito a dare una lezione ai confratelli dispettosi che, da quel momento, gli vorranno ancora più bene, lo stimeranno e lo ascolteranno sempre, ubbidienti, fino alla sua morte avvenuta in età avanzata, ad Agira, nell’890 circa.
Autore: Mariella Lentini
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