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Youlston, Inghilterra, 1544 - Launceston, Inghilterra, 30 novembre 1577
Martirologio Romano: A Lanceston in Inghilterra, san Cutberto Mayne, sacerdote e martire, che, abbracciata le fede cattolica e ordinato sacerdote, esercitò il suo ministero in Cornovaglia, finché, condannato a morte sotto la regina Elisabetta I per aver reso di pubblico dominio una Lettera Apostolica, fu consegnato al patibolo, primo fra gli studenti del Collegio Inglese di Douai.
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Nasce al tempo della crisi che sotto Enrico VIII Tudor (1509-1547) stacca l’Inghilterra dalla Chiesa di Roma, dando vita a una sorta di “cattolicesimo autonomo”, che ha per capo il re. Chi non gli obbedisce, anche in materia religiosa, diventa un traditore. E infatti con questa accusa vanno al supplizio sacerdoti, frati e laici eminenti come Tommaso Moro, già cancelliere della corona.
Morto Enrico VIII, e dopo un lustro di regno nominale di suo figlio Edoardo VI ancora minorenne, va sul tronol la sua prima figlia Maria, detta “la Cattolica”, che capovolge la politica del padre, ristabilendo la situazione di prima. Ma copia sciaguratamente la brutalità di Enrico: pensa di ravvivare la fede usando i patiboli, e si merita il soprannome di “Sanguinaria”.
Cuthberto Mayne ha uno zio prete che lo ha messo molto presto a scuola, con un disegno preciso: portare anche lui al sacerdozio, e averlo poi come collaboratore e successore. Quando è sui 14 anni, ecco in Inghilterra un’altra svolta: Elisabetta I, succeduta alla sorellastra Maria nel 1558, riprende la politica di Enrico e la porta alle estreme conseguenze: non solo il distacco dalla Sede romana, ma il ripudio del cattolicesimo nella dottrina, nel culto, nell’ordinamento del clero; severa imposizione del giuramento di fedeltà alla Corona. E gran lavoro per il boia, come ai tempi di Enrico VIII e a quelli di Maria. Lo zio prete di Cuthberto non ha avuto fastidi e ha conservato il posto perché si è affrettato a giurare: è diventato “anglicano”, insomma.
E sui suoi passi procede anche il nipote. Verso i vent’anni è ordinato a sua volta ministro del culto, prosegue poi gli studi a Oxford. Ma qui entra in contatto con gente nuova: cattolici clandestini. Ce n’è ancora qualche decina di migliaia nel regno d’Inghilterra. (Ben pochi, ma attivissimi. Preti che improvvisano attività missionaria nel loro carcere; laici che organizzano reti di nascondigli per i ricercati, e tipografie clandestine e contrabbando di messali).
In Francia, a Douai, è nato addirittura un seminario per i giovani inglesi che in questi climi vogliono diventare sacerdoti cattolici. Dalle amicizie personali, poi, gli viene una spinta crescente, un’attenzione nuova per la fede cattolica. In un giorno del 1570, proprio una lettera spedita a lui da Douai lo trasforma da cappellano in ricercato: l’ha intercettata la polizia, c’è pericolo di arresto, e Cuthberto abbandona Oxford entrando in clandestinità. Riesce a lasciare l’Inghilterra, raggiunge Douai, ed eccolo infine accolto nel seminario.
Nel 1575 riceve l’ordinazione sacerdotale; rimane ancora per qualche mese per completare la preparazione, e nel 1576 eccolo in Cornovaglia sotto copertura: ufficialmente dirige una fattoria, e di fatto è il parroco clandestino dei cattolici del luogo. Un ministero molto breve, il suo: a metà del 1577 lo arrestano, ed è già tutto scritto: la sua opera di prete clandestino è alto tradimento e comporta la morte. Lui potrebbe salvarsi se giurasse fedeltà alla Corona, secondo le leggi di Elisabetta I. Ma rifiuta. Morte con squartamento, dunque, previa impiccagione.Ma forse lui non soffre, perché cade e sviene salendo il patibolo a Launceston. E così, privo di sensi, viene appeso alla forca.
Paolo VI lo canonizza nel 1970 come uno dei quaranta martiri d’Inghilterra e Galles (la cui festa è il 25 ottobre).
Autore: Domenico Agasso
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