Con la Passione di Cristo davanti agli occhi, una miriade di anime hanno accettato le loro sofferenze, sopportandole spesso con un sorriso sulle labbra, confortando essi stessi gli afflitti parenti ed amici, diventando spesso e per anni, il centro di un vasto movimento spirituale e di meditazione, sollevando con le loro parole d’incoraggiamento, medici e infermieri costretti ad applicare dolorose cure. La sofferenza vissuta da ragazzi e adolescenti è ancora più straziante, perché oltre il dolore è visibile una vitalità, tipica dell’età, compressa e bloccata dal male e dallo stare a letto; inoltre in tanti colpisce la serenità e l’accettazione della volontà di Dio, a volte difficile a trovarsi negli adulti. La Chiesa, le comunità parrocchiali e civili, le Associazioni, gli stessi parenti ed amici, hanno provveduto dopo la loro immatura morte, a trasmettere in vari modi i messaggi emanati con la loro, sia pur breve vicenda terrena, ma soprattutto ad additarne gli esempi al distratto, convulso, frettoloso, mondo dei giovani d’oggi. Alcuni sono Servi di Dio, altri Venerabili o già Beati e Santi, altri ancora vengono definiti ‘Testimoni della fede del nostro tempo’; citiamo alcuni di questi ragazzi, splendore della fede cristiana, angeli di passaggio sulla terra che hanno lasciato una luminosa scia di virtù, purezza, esempio, amore: Silvio Dissegna 12 anni di Moncalieri; Aldo Blundo 15 anni di Napoli; Angela Iacobellis 13 anni di Napoli; Giuseppe Ottone 13 anni di Torre Annunziata; Maggiorino Vigolungo 14 anni di Benevello (Cuneo); Mari Carmen Gonzalez-Valerio 9 anni spagnola; Laura Vicuña 13 anni cilena; s. Domenico Savio 15 anni oratoriano di Torino; Aldo Marcozzi, 14 anni di Milano; Paola Adamo 15 anni di Taranto; Ninni Di Leo 16 anni di Palermo; Pietro Percumas 19 anni lituano; Domenico Zamberletti 13 anni di Varese; ecc.
A questo incompleto elenco si aggiunge la sedicenne Marcela Crux Atempa Morales, che nacque a Puebla in Messico il 16 gennaio 1967; fin da piccola conobbe il sacrificio, infatti ai giochi dovette anteporre l’accudire i fratellini più piccoli, perché il padre era ammalato e la madre doveva necessariamente lavorare. Fortunatamente il padre guarì e le cose in casa poterono ristabilirsi e Marcela poté frequentare con una certa serenità la scuola, ottenendo buoni risultati; in 4ª elementare le venne assegnata una borsa di studio. Come carattere, si rivelava man mano che cresceva, una personcina con attitudine da leader. Le scuole superiori la videro allieva nel Collegio “Progresso” di Puebla, gestito dalla Figlie di Maria Ausiliatrice, le Salesiane di don Bosco e di s. Maria Mazzarello. In quest’ambiente poté conoscere il Dio-Amore, presente in tutte le realtà e in tutti gli uomini; fu affascinata dalla figura della cilena Laura Vicuña sua coetanea (poi beata nel 1988), si procurò una sua immagine e l’appese nella sua casa, pregando i familiari di non toglierla, perché voleva sempre tenerla presente; con la borsa di studio poté, oltre che frequentare le scuole superiori dalle suore, anche di partecipare ad un corso di giornalismo per corrispondenza; fare la giornalista era un suo sogno. Coraggiosa e leale si schierò contro le compagne che accusavano un insegnante presso la direttrice, per questioni disciplinari; intervenne difendendolo davanti a tutte, mettendo in risalto anche le manchevolezze e le indiscipline della classe. Dopo l’attentato subito da papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981 in Piazza S. Pietro, la Scuola Salesiana organizzò una dimostrazione di affetto, tramite l’invio di lettere scritte dalle allieve; fra le migliori ci fu quella di Marcela Crux Atempa Morales, dove fra l’altro si leggeva: “Se il Signore mi chiama a seguirlo sono pronta, come la pecora segue il suo pastore”. Non passò molto tempo e il Signore fece sentire la Sua chiamata; nel 1982 a quindici anni, ebbe la diagnosi di quei dolori lancinanti all’addome e al capo che da tempo la colpivano, si trattava della leucemia mieloblastica acuta; iniziò così la lunga dolorosa spola fra casa e ospedale, con lunghi periodi di ricovero. Per circa un anno, visse offrendo a Dio le sue sofferenze, le suore non gli fecero mancare mai l’Eucaristia che le infondeva tanta forza; era gentile con medici e infermieri e ai pazienti dell’ospedale suonava volentieri il flauto. E l’8 luglio 1983 a 16 anni, dopo aver salutato gli afflitti genitori, parenti, amici e suore che l’assistevano e dopo aver scelto i canti per il suo funerale, da celebrarsi nella chiesa dell’Istituto “Progresso”, rese la sua bella anima a Dio che la chiamava.
Autore: Antonio Borrelli
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