Pagliara, Teramo, 1100 – Monte Infornace, Abruzzo, 1116
Santa Colomba Vergine, contessa dell'Università di Pagliara e sorella di San Berardo, vescovo e patrono della diocesi di Teramo, nacque nel 1100. Si ritirò, giovanissima, in eremitaggio presso le pendici del Monte Brancastello ove morì nell'inverno del 1116. Il fratello Berardo eresse una cappella sul luogo dell'eremitaggio, cappella che venne benedetta nel 1216 da Sant'Attanasio, vescovo di Penne.
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Nel campo agiografico, scorrendo l’elenco dei santi medievali, colpisce la particolarità che intere famiglie sono considerate sante nei loro componenti, specie se nobili e regnanti, il fenomeno è più evidente nei Paesi Anglosassoni; ma anche in Italia ci furono vari casi, così come i conti di Pagliara presso Castelli in provincia di Teramo. Il più celebre della famiglia fu s. Berardo vescovo di Teramo e patrono della città, poi vi è la sorella santa Colomba e i fratelli santi Nicola ed Egidio. I Pagliara, avevano il titolo di conte, ereditato forse dagli antichi conti dei Marsi ed erano i signori della Valle Siliciana, che abbracciava un vasto territorio sotto il Gran Sasso d’Italia. Berardo già monaco benedettino e sacerdote a Montecassino, si ritirò poi nel celebre monastero di S. Giovanni in Venere in Abruzzo, da lì fu chiamato alla sede episcopale di Teramo. Dei fratelli Nicola ed Egidio non si hanno notizie, solo che sono menzionati in una breve citazione insieme a santa Colomba, dagli studiosi agiografici detti ‘Bollandisti’, costituiti dal gesuita belga Jean Bolland (1596-1665) per compilare gli ‘Acta Sanctorum’. Nella stessa citazione al 1° settembre è ricordata santa Colomba, giovane contessa di Pagliara che nacque nel 1100; si ritirò giovanissima a fare vita eremitica, sulle pendici del Monte Infornace (Gran Sasso d’Italia). La grotta in cui visse e morì è posta a mezza costa sotto una rupe, sulla quale è scolpito un segno sporgente detto “pettine di s. Colomba”, a ricordo dell’uso fattone dalla giovane per ravvivare la sua lunga capigliatura; poco distante c’è l’impronta di una mano impressa nella roccia, a ricordo dell’appoggio fatto da s. Colomba, salendo lo scosceso monte. I due ‘segni’ si collegano al culto delle pietre, ancora fiorente in Abruzzo, anche per la presenza di una buca miracolosa, esistente sotto l’altare della chiesetta a lei dedicata, fatta erigere dal vescovo Berardo suo fratello dopo la morte di Colomba, avvenuta nell’inverno 1116, quindi ad appena 16 anni; i devoti ritengono che introducendo il capo nella buca, possono essere risanati da alcune malattie. La cappella fu benedetta nel 1216 da s. Attanasio, vescovo di Penne.
Autore: Antonio Borrelli
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